Lavoro, il segretario della Cisl Luigi Sbarra: «Più investimenti pubblici, ora Draghi imiti Ciampi»

Lavoro, il segretario della Cisl Luigi Sbarra: «Più investimenti pubblici, ora Draghi imiti Ciampi»
di Umberto Mancini
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Martedì 9 Marzo 2021, 08:08 - Ultimo aggiornamento: 18 Febbraio, 07:32

Segretario della Cisl Luigi Sbarra, il presidente di Confindustria Carlo Bonomi in una intervista al Messaggero chiede un incontro urgente a Draghi e al ministro Orlando per affrontare l'emergenza lavoro. Cosa ne pensa?


«Siamo d'accordo. Mi pare che il presidente di Confindustria abbia detto quello che la Cisl sostiene da settimane: il premier Draghi deve aprire prestissimo un confronto a Palazzo Chigi con le parti sociali sulle tre emergenze del Paese: sanitaria, occupazionale e sociale. Occorre il massimo di condivisione e di coesione sulle scelte che il governo intende intraprendere. Da soli non si va da nessuna parte. Draghi deve adottare il metodo concertativo di Ciampi. E' a quello spirito che dobbiamo tornare. A quella consapevolezza, a quel responsabile sforzo di unità nazionale».
Il vertice che dovrebbe tenersi prima del varo del decreto Sostegni dovrebbe discutere anche del blocco dei licenziamenti. Bonomi è contrario alla proroga e chiede di affrontare il problema non per licenziare ma per trovare strade per assumere.
«Il blocco dei licenziamenti va prorogato fino alla fine dell'emergenza sanitaria. Ma bisogna far partire subito gli investimenti pubblici, sbloccare i cantieri e favorire le nuove assunzioni nella sanità, nella scuola, in tutta la pubblica amministrazione, stabilizzando i tanti precari che ci sono».
Come dovrebbe essere articolata la riforma del lavoro da inserire nel Recovery Plan? Quali sono le vostre idee in merito?
«Il Recovery è una occasione che non possiamo sprecare per modernizzare l'Italia e dare una prospettiva di lavoro in particolare alle donne ed ai giovani, i più penalizzati dalla pandemia. Bisogna unire il paese, con forti investimenti su nuove infrastrutture, innovazione, formazione. E poi serve un forte rilancio degli interventi al Sud. Colmare il divario tra aree forti e aree deboli non è interesse solo del Mezzogiorno. È interesse di tutti».
Insieme a Confindustria farete pressing sul governo su questo fronte, quello dell'occupazione, decisivo per il rilancio del Paese?
«Questo è il momento di marciare uniti: lavoro, crescita, innovazione, riforma fiscale sono le grandi priorità. Ma è il momento giusto anche per la democrazia economica e la partecipazione dei lavoratori sia nel privato sia nel pubblico».
Risponde al vero che domani firmerete un patto con Draghi e Brunetta sulla riforma della Pubblica amministrazione?
«Sì, spero che si possa trovare una intesa importante che delinei una svolta in tutta la Pubblica amministrazione. Valorizzare il lavoro pubblico, puntare sull'innovazione, la formazione, la digitalizzazione, rinnovare i contratti pubblici, regolare lo smart working con la contrattazione ed assumere giovani preparati. Questi sono i nostri obiettivi prioritari».
Avete in mente delle misure da proporre e far varare subito per evitare una nuova emorragia di posti di lavoro?
«Abbiamo un bisogno immediato di ammortizzatori sociali universali, semplificati, mutualistici, assicurativi. E bisogna costruire una rete che sostenga la persona in ogni transizione lavorativa, garantendo il diritto-dovere alla formazione e un sostegno al reddito legato a percorsi di riqualificazione. Significa cambiare tutto il nostro modello formativo, dalla scuola, all'università, fino appunto all'aggiornamento professionale. E poi serve una nuova politica industriale, gestire e risolvere tutte le crisi aziendali aperte al Mise, chiudere le tante vertenze aperte a cominciare da Ilva e soprattutto Alitalia».
A pagare il prezzo più alto della crisi sono stati fino ad oggi giovani e donne. Come muoversi per colmare il gap salariale e favorire l'ingresso delle donne nel mondo del lavoro?
«L'Italia sarà tanto migliore quanto più a costruirla saranno le donne. Va colmato il divario occupazionale e salariale, così come va favorito e incoraggiato il welfare contrattuale volto alla conciliazione tra vita e lavoro. Se chi diventa mamma è costretta ad abbandonare il lavoro dopo la gravidanza, è perché mancano i servizi sociali, gli asili nido. È un fatto che l'organizzazione del lavoro tende ad essere modellata sugli uomini».

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