Latte fresco, addio nel 2023? Si punta tutto su quello a lunga conservazione (anche per la siccità): gli scenari

Il capofila di questa rivoluzione è Granarolo, azienda leader nel settore. La tendenza è stata irreversibilmente invertita e potrebbe portare alla scomparsa definitiva del prodotto

Latte fresco, addio nel 2023? Si punta tutto sul pastorizzato (anche per la siccità): ecco cosa può succedere
4 Minuti di Lettura
Lunedì 20 Marzo 2023, 10:03 - Ultimo aggiornamento: 12:14

Latte fresco, addio nel 2023? Presto le aziende italiane potrebbero puntare tutto sul prodotto pastorizzato, con scadenza a dicei giorni, per allineare l'offerta ai mutamenti radicali della spesa delle famiglie italiane avvenuti negli ultimi anni. Sprechi nei supermercati e nella distribuzione, aumenti dei prezzi a seguito della crisi economica e del conflitto in Ucraina, boom dei costi dei materiali, l'allarme siccità e l'esigenza di filiere ecosostenibili modificheranno in modo sostanziale la linea di produzione del latte, una tendenza che ha cominciato a prendere forma già nel 2020 dopo i primi mesi di pandemia.

Taglio dell'Iva, il piano del governo: zero tasse su pasta, pane e latte, dimezzate per carne e pesce

La svolta

Il capofila di questa rivoluzione è Granarolo, azienda leader nel settore fondata nel 1957 a Bologna. Gianpiero Calzolari, il presidente della cooperativa composta da circa 600 allevatori di 12 regioni italiane con un fatturato complessivo da oltre 1,2 miliardi, ha spiegato i motivi di questa decisione drastica.

La scadenza a 10 giorni del prodotto produrrà un prolungamento di oltre il 60% della shelf-life. Secondo diverse stime, una parte rilevante del latte fresco scade nei banchi frigo e in quelli delle nostre case prima ancora di essere venduta o consumata.

Col Covid, la gente ha cominciato ad andare con meno frequenza al supermercato e preferiva acquistare latte a lunga conservazione con una scadenza a circa 90 giorni. La tendenza è stata irreversibilmente invertita. «Il mercato ha scelto», ha detto Calzolari sottolineando che oramai è il consumatore a dettare il passo per le aziende. Le catene di supermercati hanno l’abitudine di ritirare dai banchi frigo le confezioni di latte prima della scadenza riportata sull’etichetta. Una consuetudine che incide sul prezzo di vendita, visto che l’onere dei resi e del successivo smaltimento. Un vero e proprio «crimine», dice ancora Calzolari, che le aziende hanno l'obbligo di contrastare. 

È così che Granarolo ha testato il nuovo latte pastorizzato che sembra essere identico a quello fresco. Gli assaggiatori non hanno trovato differenze tra le due bevande in termini di gusto e i valori nutrizionali sono mantenuti. Finiti i test, ora i dati di vendita in negozio confermano la preferenza verso il latte che dura di più. La svolta riguarderà anche il marchio della Centrale del latte di Milano e della Centrale del latte di Calabria. «La nuova confezione ha un migliore impatto ambientale, il tappo riduce la plastica del 35% e non si stacca dalla bottiglia come prevede l’Unione europea», sottoline Granarolo.

L'impatto della siccità sul latte

Questa siccità è stata definita "la più grave degli ultimi 70 anni" dagli esperti dell'Esagono. Le conseguenze: l'erba è diminuita del 21% rispetto al normale, proprio in un periodo in cui le vacche da latte si nutrono in gran parte di pascolo, come nota Agreste, il servizio statistico del Ministero dell'Agricoltura francese. Di fronte a questa scarsità gli agricoltori si sono trovati di fronte tre possibilità: attingere alle scorte di foraggio invernale, acquistare mangimi o vendere parte della mandria per ridurre i costi. Tenuto conto che i mangimi per le vacche da latte erano già saliti del 25,9% a maggio rispetto all'anno scorso, molti allevatori hanno preferito vendere parte della mandria. A questo punto il rischio è quello di una vera e propria "carenza di latte", ha dichiarato a France 24 Benoît Rouyer, direttore economico del Centro Nazionale Interprofessionnale dell'Economia Lattiera (Cniel).

«A livello globale, la mancanza di latte porterà a una riduzione delle possibilità di produrre burro, panna, cartoni di latte e formaggi. E quando c'è una mancanza di prodotto, indipendentemente dal settore, c'è un impatto sul prezzo», spiega l'economista citato da Agrifoodtoday. «Quando l’acqua c’è, poi, non riusciamo nemmeno a trattenerla, è una vera assurdità. Per questo è necessario avere più bacini. Dopo la crisi dell’anno scorso abbiamo sentito tante chiacchiere, ma non c’è stata una vera iniziativa. Ci vuole una maggiore tempestività, la siccità è un’emergenza e va trattata come tale», ha detto Calzolari. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA