Iva azzerata su pane e pasta, piano del Mef da 4 miliardi. Per carne e pesce sarebbe dimezzata l’aliquota

Costa 150 milioni eliminare l’imposta sul latte, per l’olio di oliva ne servono 141

Iva azzerata su pane e pasta, piano del Mef da 4 miliardi. Per carne e pesce sarebbe dimezzata l’aliquota
di Luca Cifoni
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Lunedì 25 Luglio 2022, 01:16 - Ultimo aggiornamento: 12:08

A zero l’Iva sui prodotti alimentari che oggi sono al 4 per cento (come pane e pasta) mentre quelli che attualmente hanno un’aliquota del 10 (ad esempio carne e pesce) scenderebbero al 5 per cento. Il piano è concreto, tanto che al ministero dell’Economia sono già state fatte le simulazioni per calcolare il costo delle singoli voci da agevolare e quello complessivo, con l’obiettivo di alleggerire l’effetto dell’inflazione sui consumatori. L’intervento sulla componente fiscale dei prezzi fa parte del menu che sarà sottoposto alle parti sociali in vista del decreto da approvare ai primi di agosto. 

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Se dovesse andare in porto, non sarebbe però - con tutta probabilità - un intervento generalizzato.

Non solo per motivi di compatibilità finanziaria (la dotazione complessiva del provvedimento è di 8-10 miliardi che devono bastare anche per altre esigenze) ma anche perché non tutte le voci hanno la stessa rilevanza nella spesa effettiva degli italiani: tanto per fare qualche esempio, l’intervento agevolativo sulle patate fritte richiederebbe 22 milioni l’anno, mentre quello sui crostacei avrebbe un costo di 27. E ci sono tanti altri prodotti che non rientrano tra quelli propriamente essenziali. L’idea è allora concentrarsi su un “carrello della spesa” che includa beni effettivamente di prima necessità, alimentari ed eventualmente qualche prodotto per la casa. Il costo per il bilancio dello Stato, che si aggira complessivamente sui 6,5 miliardi l’anno per tutte le voci prese in considerazione, potrebbe così scendere a 4-4,5.

 

LO SCONTO

Ovviamente se poi si deciderà di applicare lo “sconto” per un periodo più ridotto, ad esempio sei mesi, allora l’impatto sulle finanze pubbliche sarà in proporzione minore. Nella lista entrerebbero gli alimentari più importanti, che sono anche quelli che producono un gettito relativamente più consistente. Ad esempio azzerare per un anno l’Iva sul pane fresco (oggi al 4%) costerebbe 253 milioni, quella sul latte 150, mentre per la pasta e l’olio di oliva servono rispettivamente 76 e 141 milioni. Per quanto riguarda invece l’aliquota del 10 per cento, dimezzarla ha un costo di 319 milioni per la carne bovina, di 180 per quella di vitello, di 318 per quella di pollo, di 250 per il pesce fresco, di 90 per le uova.


Come è noto l’Iva è un’imposta disciplinata a livello europeo. In tempi normali gli spostamenti rispetto all’aliquota ordinaria richiedono un passaggio a Bruxelles (ad esempio l’Italia a suo tempo era stata autorizzata ad applicare sui prodotti essenziali un’aliquota del 4, inferiore a quella minima Ue posta al 5). Ma in questa fase non ci sarebbero particolari problemi e dunque si fa affidamento su un rapido via libera. Nel secondo semestre del 2020 la Germania aveva temporaneamente ridotto le proprie aliquote Iva (dal 19 al 16 e dal 7 al 5) ma a valere su tutti i beni e i servizi: una mossa pensata per stimolare i consumi all’uscita del lockdown.

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IL DOSSIER

Al ministero dell’Economia sta seguendo questo dossier il sottosegretario Federico Freni. «In questi mesi abbiamo lavorato per un piano di emergenza a sostegno dei redditi più bassi - spiega Freni - l’inflazione consuma il potere di acquisto delle famiglie, soprattutto di quelle con redditi più bassi». In questa logica secondo il sottosegretario «un intervento mirato per azzerare l’Iva di pane, pasta, latte, frutta e verdura consentirebbe di sostenere in modo concreto il carrello della spesa degli italiani, con un’attenzione particolare alle famiglie in difficoltà».
Ora la palla passa al confronto con le parti sociali, quindi il governo prenderà una decisione. «La lotta alle disuguaglianze ed il supporto agli ultimi si affrontano con concretezza e velocità nelle risposte che siamo chiamati a dare affinché nessuno venga lasciato indietro» conclude Freni. Nei giorni scorsi anche il ministro Brunetta si era detto a favore di un intervento di riduzione dell’imposta sul valore aggiunto.

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