Manovra, stop all'Iva e tagli limitati al cuneo

Manovra, stop all'Iva e tagli limitati al cuneo
di Andrea Bassi
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Martedì 10 Settembre 2019, 07:42 - Ultimo aggiornamento: 14:53

In vista della prossima manovra di bilancio, il governo avrebbe fatto la sua prima scelta. Nel suo discorso sulla fiducia, il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha indicato la rotta al neo ministro dell'Economia Roberto Gualtieri. «La sfida più rilevante, per quest'anno», ha detto Conte, «sarà evitare l'aumento automatico dell' Iva e avviare un alleggerimento del cuneo fiscale».

Manovra da 35 miliardi, stretta sugli incentivi: il deficit ancora in calo

Tutti i soldi a disposizione saranno utilizzati per evitare gli aumenti automatici dal prossimo primo gennaio dal 22% al 25,2% e dal 10% al 13% delle aliquote Iva. Un'operazione dai costi elevatissimi per le casse pubbliche: 23 miliardi di euro il prossimo anno, 29 miliardi nel 2021. Di tutti i piani di riduzione fiscale resta in piedi soltanto «l'avvio» della riduzione del cuneo fiscale, le tasse che gravano sulle buste paga dei lavoratori dipendenti. Il Partito Democratico ha un progetto pronto su questo. Prevede l'introduzione di una detrazione sul lavoro dipendente di 1.500 euro l'anno che si tradurrebbe in 125 euro netti di aumento mensili per i redditi da 8 mila a 35 mila euro. Per chi guadagna meno di 8 mila euro, i cosiddetti incapienti, ci sarebbe una sorta di bonus, un assegno versato dallo Stato calcolato in percentuale in base al reddito. Per chi è sopra i 35 mila euro ci sarebbe una detrazione inferiore ai 1.500 euro decrescente fino a 55 mila euro. Dopo i 55 mila euro non si avrebbe diritto a nulla. Questo progetto costa 25 miliardi di euro, che scendono a 15 miliardi assorbendo i 10 miliardi del bonus Renzi da 80 euro che verrebbero inglobati dall'aumento di 125 euro mensili.
 



I soldi per finanziarlo con la prossima manovra non ci sono. O quantomeno non ci sono tutti. Il governo vorrebbe riuscire a stanziare per il cuneo almeno 5 miliardi di euro. Cosa si riuscirebbe a fare con queste risorse? Le ipotesi sono diverse. La prima prevede di avviare il taglio del cuneo dagli incapienti, da chi cioè si colloca nella fascia più bassa dei redditi. Seconda ipotesi: allargare la platea del bonus 80 euro fino a 28 mila o più su, fino a 35 mila euro e aumentarne leggermente l'importo. Nulla però, è stato ancora deciso, come confermano al Messaggero fonti impegnate sul dossier.

Prima di decidere bisogna capire esattamente quante risorse ci sono a disposizione. Molto dipende dalla flessibilità che l'Europa concederà. Il governo punta ad ottenere almeno 12 miliardi, portando il deficit al 2,3%. Magari con una sorta di moratoria triennale sul fiscal compact in modo da liberare risorse per i prossimi due anni dando una prospettiva chiara al governo per programmare riforme più coraggiose.

IL FINANZIAMENTO
Flessibilità a parte, da dove arriveranno le altre risorse? Conte ha esplicitamente citato il calo dello spread. Il prossimo anno, se il differenziale si stabilizzasse a 150 punti potrebbero esserci 6,8 miliardi di risparmi di interessi sul debito. Soldi che verrebbero destinati al finanziamento del programma del governo. Probabile invece, che le misure bandiera del vecchio governo, ossia Quota 100 e Reddito di Cittadinanza, non verranno toccati. Anzi. Conte ha precisato che quest'ultimo verrà «implementato». Anche la riforma delle pensioni non dovrebbe essere toccata per evitare tensioni. Comunque le domande sono inferiori al previsto e ci saranno risparmi stimati per 4 miliardi. Conte ha citato poi i tagli di spesa e la revisione delle agevolazioni. Quest'ultima però, rispettando la sua funzione «sociale e redistributiva». L'ex ministro Giovanni Tria ha lasciato in eredità un taglio consistente, 6 miliardi di euro, delle agevolazioni. Più probabile che Gualtieri proceda in maniera selettiva, partendo probabilmente dai cosiddetti incentivi ambientalmente dannosi. Ce ne sono per 19 miliardi, ne verrebbero tagliati un paio.
 

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