ROMA Stasera arriva la firma per il ritorno dell’acciaio di Stato sotto le insegne di Invitalia: da gennaio 2021 con il primo aumento da 400 milioni, l’agenzia statale avrà il 50%, mentre da maggio 2022 (con il secondo aumento fino a 800 milioni) salirà al 60%. E’ in corso una maratona finale tra i legali per la firma del contratto definitivo di coinvestimento che, facendo seguito al Memorandum of understanding (Mou) siglato il 30 novembre, definisce la partnership pubbico-privata fra ArcelorMittal e Invitalia in ArcellorMittal Investco. L’auspicio è di fare in modo che l’atto conclusivo possa tenersi entro un orario utile per la stampa (circa le 20 la deadline concordata). Da sottolineare che la sottoscrizione odierna annulla l’exit a favore di Mittal prorogata fino al 31 dicembre.
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La sottoscrizione degli accordi avverrà rigorosamente da remoto: sarebbero stati superati gli ultimi dubbi fra le parti come gli investimenti fino al 2025, compresi quelli sul forno elettrico.
NO ALLO STALLO
Dopo le tre pagine dell’Mou di dieci giorni fa in cui il gruppo con base in Lussemburgo si è impegnato a non esercitare l’opzione di recesso entro la fine di novembre a fronte di una penale di 500 milioni - scadenza rinviata a San Silvestro se entro oggi non ci fosse la fumata bianca - il contratto di coinvestimento, partendo da qui, delinea la futura partnership paritetica con una gestione che dovrà essere all’insegna dell’unanimità. Un cda di sei membri - tre a testa - con reciproca condivisione su presidente (scelto dal partner industriale) e ad (Invitalia), nei patti non sono previste maggioranze qualificate su nessuna materia. Questo affinché ci sia una vera e propria consonanza: pertanto se dovessero sorgere nel board dissensi su alcune delibere, si deve fare in modo di ripianarli cercando soluzioni di comune soddisfacimento. E questo metodo non può permettersi eccezioni, tanto meno di incorrere in fasi di stallo. E’ espressamente previsto, infatti, che non si determinino intoppi gestionali.
Il secondo step è fissato per maggio 2022, quando verosimilmente dovrebbe avvenire il dissequestro degli impianti con la chiusura del contratto di affitto, e quindi procedere all’acquisto dei rami d’azienda sul presupposto dell’assenza di misure restrittive nell’ambito dei procedimenti penali in cui Ilva è imputata nei confronti di AM InvestCo. Il secondo passaggio prevede la realizzazione del secondo aumento fino a un massimo di 800 milioni che farà passare Invitalia in maggioranza azionaria oltre che nel cda: su sei membri, quattro spetteranno all’agenzia statale sul presupposto di una gestione condivisa.
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