Ilva, ritorna l’acciaio di Stato: pronto l’accordo con Arcelor

Ilva, ritorna l’acciaio di Stato: pronto l’accordo con Arcelor
di Rosario Dimito
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Mercoledì 9 Dicembre 2020, 22:46 - Ultimo aggiornamento: 22:47

ROMA Stasera arriva la firma per il ritorno dell’acciaio di Stato sotto le insegne di Invitalia: da gennaio 2021 con il primo aumento da 400 milioni, l’agenzia statale avrà il 50%, mentre da maggio 2022 (con il secondo aumento fino a 800 milioni) salirà al 60%. E’ in corso una maratona finale tra i legali per la firma del contratto definitivo di coinvestimento che, facendo seguito al Memorandum of understanding (Mou) siglato il 30 novembre, definisce la partnership pubbico-privata fra ArcelorMittal e Invitalia in ArcellorMittal Investco. L’auspicio è di fare in modo che l’atto conclusivo possa tenersi entro un orario utile per la stampa (circa le 20 la deadline concordata). Da sottolineare che la sottoscrizione odierna annulla l’exit a favore di Mittal prorogata fino al 31 dicembre.

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La sottoscrizione degli accordi avverrà rigorosamente da remoto: sarebbero stati superati gli ultimi dubbi fra le parti come gli investimenti fino al 2025, compresi quelli sul forno elettrico.

L’unica incertezza che domina il negoziato - curioso a dirsi - sarebbe la traduzione in italiano degli accordi in inglese. Sembra strano ma da ieri sera alle 17 la full immersion proseguita fino a notte fonda per riprendere stamane all’alba riguarda proprio l’esatta declinazione dei termini dall’inglese alla lingua italiana che è quella richiesta dal contratto. E si sa che in caso di eventuali future controversie, una discordanza linguistica può essere dirimente. Al tavolo, in collegamento via zoom, i team guidati da Valerio Pescatore dello studio Irti per Invitalia e Giuseppe Scassellati Sforzolini di Cleary Gottlieb per Mittal. Nel suo complesso il contratto, compresi gli allegati, supera le 200 pagine. Il closing è fissato prima di Natale.


NO ALLO STALLO
Dopo le tre pagine dell’Mou di dieci giorni fa in cui il gruppo con base in Lussemburgo si è impegnato a non esercitare l’opzione di recesso entro la fine di novembre a fronte di una penale di 500 milioni - scadenza rinviata a San Silvestro se entro oggi non ci fosse la fumata bianca - il contratto di coinvestimento, partendo da qui, delinea la futura partnership paritetica con una gestione che dovrà essere all’insegna dell’unanimità. Un cda di sei membri - tre a testa - con reciproca condivisione su presidente (scelto dal partner industriale) e ad (Invitalia), nei patti non sono previste maggioranze qualificate su nessuna materia. Questo affinché ci sia una vera e propria consonanza: pertanto se dovessero sorgere nel board dissensi su alcune delibere, si deve fare in modo di ripianarli cercando soluzioni di comune soddisfacimento. E questo metodo non può permettersi eccezioni, tanto meno di incorrere in fasi di stallo. E’ espressamente previsto, infatti, che non si determinino intoppi gestionali.
Il secondo step è fissato per maggio 2022, quando verosimilmente dovrebbe avvenire il dissequestro degli impianti con la chiusura del contratto di affitto, e quindi procedere all’acquisto dei rami d’azienda sul presupposto dell’assenza di misure restrittive nell’ambito dei procedimenti penali in cui Ilva è imputata nei confronti di AM InvestCo. Il secondo passaggio prevede la realizzazione del secondo aumento fino a un massimo di 800 milioni che farà passare Invitalia in maggioranza azionaria oltre che nel cda: su sei membri, quattro spetteranno all’agenzia statale sul presupposto di una gestione condivisa.

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