Ita, c’è il via libera: la compagnia adesso può partire

Ita, c è il via libera: la compagnia adesso può partire
di Umberto Mancini
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Giovedì 9 Settembre 2021, 00:20 - Ultimo aggiornamento: 07:55

Il via libera europeo al decollo di Ita è arrivato, come ampiamente annunciato, nello stesso giorno in cui sempre Bruxelles ha duramente sanzionato Alitalia per 900 milioni. Due lettere distinte, insomma bastone e carota. La prima con la sanzione. La seconda con il disco verde alla newco che - è scritto nero su bianco - non è «il successore di Alitalia» e che può quindi legittimamente utilizzare i 3,5 miliardi dello Stato italiano per partire il 15 novembre. L’operazione è «market comform», in linea con i principi del mercato. Come del resto già fatto intendere a luglio quando da Bruxelles arrivò un altra missiva per incoraggiare il governo e la nuova compagnia aerea, nonostante qualche incaglio e i dubbi dei commissari straordinari, ad andare avanti. 

Ieri nelle due pagine inviate dalla Commissione Ue la conferma che lo sforzo dell’esecutivo, dal presidente del Consiglio Mario Draghi a quello dei ministri Giancarlo Giorgetti, Daniele Franco ed Enrico Giovannini, non è stato vano. Anzi. La direzione indicata da Palazzo Chigi ha avuto il disco verde finale, dando al piano industriale di Ita il sigillo della discontinuità rispetto alla “vecchia Az”. Perché Bruxelles riconosce, questa volta scendendo nei minimi dettagli, le differenze.

I punti chiave

Sette, in sostanza, i punti chiave richiamati. La nuova compagnia guidata da Alfredo Altavilla e Fabio Lazzerini ha infatti ridotto in maniera significativa il perimetro aziendale. Con i dipendenti del ramo aviation, il cuore della compagnia, che saranno 2.800 contro i 10.500 di Alitalia. Più che dimezzata, come chiesto dalla Ue, anche la flotta che, come noto, passa da 110 a 52 aerei. 

Decisivo, secondo i tecnici della Commissione, anche il nuovo focus su rotte “profittevoli”, il taglio dei costi e la cessione di un certo numero di slot. La discontinuità appare ancora più evidente con la separazione dei servizi di terra e della manutenzione che avranno, come scritto nel piano industriale della newco, un assetto autonomo, slegato dalla vecchia configurazione. Con Ita che potrà avere solo quote di minoranza nelle due nuove società che saranno aperte e contendibili. Previsti infatti due bandi ad hoc per cederle, aprendo il capitale ad altri soci.

Non solo. Anche il brand, lo storico marchio tricolore di Alitalia che campeggia da 70 anni sulla livrea dei velivoli, verrà messo all’asta, e se Ita vorrà partecipare alla competizione lo dovrà fare in maniera trasparente. Nessuna scorciatoia quindi o la possibilità, come paventato da più parti, di affittare il marchio. 

Bruxelles, pressata tra l’altro dagli altri vettori e dal fuoco di sbarramento delle low cost, ha poi ottenuto un altro doloroso sacrificio dall’azienda italiana: la rinuncia al progranma Millemiglia, con il divieto assoluto di usufruire dai vantaggi del piano fedeltà che riguarda, sono gli ultimi dati disponibili, oltre 6 milioni di passeggeri e che faceva molto gola alla newco. Così come è di fatto impossibile per Ita subentrare nelle prenotazioni dei voli di Az. La frattura deve essere totale. E così è stato. 

I commissari europei non hanno però calcato la mano fino in fondo (bontà loro!), consentendo - ed è scritto anche questo nella lettera - la possibilità di un rimborso per i viaggiatori che hanno già il biglietto in tasca. Rimborso che arriverà da un apposito fondo statale da 100 milioni creato dal Mise e caldeggiato espressamente da Giorgetti.

Ovviamente gli impegni presi, dalla riduzione dei dipendenti e dei costi del lavoro con la definizione di nuovi contratti basati sulle “condizioni di mercato”, fanno ritenere alla Commissione che Ita sia una «compagnia differente da Alitalia». E che quindi non dovrà ripagare gli aiuti, i prestiti ponte per circa 1,3 miliardi, ricevuti da Alitalia. Che ricadranno quindi solo sul vecchio vettore. Senza la discontinuità - riconosciuta una volta per tutte - il fardello dei debiti avrebbe di fatto bloccato a terra la newco. 

Considerati legali, come accennato, anche l’iniezione di liquidità necessaria a far partire la nuova compagnia, circa 700 milioni quest’anno. Come asseverato da un periti esterni e indipendenti. Nessun riferimento al negoziato o al prezzo per rilevare l’area aviation, aerei e personale, che sta alle due parti trattare autonomamente.

L’aspetto sgradevole è che il verdetto di Bruxelles coincide con la fase più delicata del negoziato tra Ita e i sindacati. L’azienda ha già annunciato che andrà avanti senza accordo, potendo contare su molte candidature (circa 30 mila) rispetto agli appena 2.800 posti disponibili. 
 

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