Istat, cresce il valore imprese al Nord: cala industria al Sud

Istat, cresce il valore imprese al Nord: cala industria al Sud
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Mercoledì 3 Giugno 2020, 13:30
(Teleborsa) - Cresce il valore aggiunto delle imprese al Nord con una produzione del 37,7% al Nord-ovest e 25,4% nel Nord-est; cala invece quello al Sud, soprattutto nel comparto dell'industria, che perde tre punti percentuali in favore del Nord-ovest.

Sono i dati che emergono dal rapporto Istat sui risultati economici delle imprese e delle multinazionali relative al 2017: in dettaglio, sul totale, il valore aggiunto è prodotto per il 37,7% al Nord-ovest e il 25,4% nel Nord-est a cui seguono il Centro con il 20,5% e il Mezzogiorno con il 16,4%.

Rispetto al 2016, rileva l'Istat, la crescita del valore aggiunto al Nord ha determinato anche un aumento del peso percentuale: +0,2 punti per il Nord-ovest controbilanciato dal calo di 0,2 punti percentuali del Centro dove si segnala la minor crescita percentuale del valore aggiunto del Lazio.

Nel Mezzogiorno pesa soprattutto il calo dell'industria (-0,3 punti percentuali), in favore del Nord-ovest (+0,3 punti); cresce il comparto dei servizi nel Nord-est e nel Nord-ovest (entrambi +0,2 punto) mentre si riduce al Centro (-0,3). Rispetto al 2016 il valore aggiunto nazionale delle imprese industriali e dei servizi è cresciuto del 3,9%, un punto percentuale in meno rispetto all'anno precedente.

A livello territoriale, sono i comuni più grandi a fare la parte del leone: i comuni sopra i 24.000 abitanti, che costituiscono il 5% del totale dei comuni, racchiudono il 49,2% della popolazione residente, il 55,1% degli addetti, generano infatti il 57,8% del valore aggiunto nazionale.

In particolare, il Nord-ovest conta il 5% dei comuni più grandi che generano oltre la metà del valore aggiunto (54,3%) soprattutto in Liguria e Lombardia che coprono rispettivamente il 69,9% e 53,8% del valore aggiunto. Nel Nord-est, spicca l'Emilia Romagna (57%) soprattutto grazie ai sistemi urbani ad alta specializzazione.

Sono inoltre il 64,3% i comuni con attività manifatturiere a medio-alto contenuto tecnologico (un comune su quattro), mentre in 9 comuni su 10 sono presenti la manifattura a basso e medio basso contenuto tecnologico.

Nel 2017 la produttività apparente del lavoro, è stata pari a circa 47mila euro su base nazionale: secondo i dati Istat, il 42,2% dei comuni registra alta produttività, con particolare concentrazione al Nord-est dove si trova il 72,8% dei comuni ad alta produttività.

In generale, la produttività è cresciuta dell'1,2%, un punto percentuale in meno rispetto all'anno precedente. Il 48,2% dei comuni registra una crescita della produttività pari o superiore alla media nazionale, in particolare il 52,9% dei comuni nel Nord-est, il 51,2% nel Nord-ovest, il 49,5% nel Centro e il 41,6% nel Mezzogiorno.

Anche per il 2017 nelle prime 20 posizioni in termini di valore aggiunto si trovano solo comuni capoluogo, ad eccezione di San Donato Milanese, in 17esima posizione a +2 posizioni rispetto all'anno precedente.

Milano e Roma si collocano largamente in testa alla classifica, prevalendo l'uno nei servizi e l'altro nell'industria: da sole, le due città coprono il 15% del valore aggiunto nazionale. Seguono Torino e Genova con un valore aggiunto aggregato rispettivamente pari a 17,8 e 11,5 miliardi di euro e una crescita, rispettivamente, dell'11,2% e del 5,3%

In termini di produttività apparente del lavoro, invece, Milano e Bolzano si confermano al vertice, con un incremento rispetto all'anno precedente rispettivamente dello 0,6% e del 3,3%. Nelle prime 20 posizioni per produttività del 2017 si registra poi l'ingresso di Alessandria, Padova e Trieste (che entrano per la prima volta) e l'uscita di Lodi, Ravenna e Brescia.

In Lombardia inoltre si trova la quota maggiore di valore aggiunto prodotto da multinazionali. In generale, i Gruppi esteri, che sono meno dell'1% del totale generano il 15,3% del valore aggiunto nazionale. Oltre la metà sono concentrate in Lombardia e nel Lazio e assorbono oltre un quinto del valore aggiunto delle rispettive economie regionali.

Le aziende locali di multinazionali italiane, invece, pari all'1,1% del totale nazionale, forniscono un contributo di quasi il 21% al valore aggiunto dell'intera economia: in testa la a Lombardia con il 25,2%, seguita da Emilia-Romagna con il 13% e il Lazio con il 10,7%

Il costo del lavoro delle multinazionali estere e italiane è superiore a quello delle imprese domestiche in ogni regione. In dettaglio, è di 60.975 euro pro-capite in Lombardia per le multinazionali estere
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