Irpef, meno tasse a chi ha figli. E poi flat tax a 100mila euro e tregua fiscale. Il piano-economia di Meloni

Cancellazione delle mini-cartelle e una nuova rottamazione dei ruoli

Irpef, meno tasse a chi ha figli. Flat tax a 100mila euro e tregua fiscale. Il piano-economia di Meloni
di Andrea Bassi
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Mercoledì 26 Ottobre 2022, 00:35 - Ultimo aggiornamento: 14:28

Più la famiglia è numerosa, meno tasse si pagheranno. La presidente del Consiglio Giorgia Meloni lancia anche per l’Italia il «quoziente familiare». Una riforma del fisco che in un Paese come la Francia ha permesso di invertire il calo demografico. Funziona così: si prende il reddito complessivo della famiglia e lo si rapporta al numero dei componenti che la compongono. Più si è dunque, e meno si paga di tasse. La difficoltà di questo tipo di riforma è che è molto costosa. Il costo del quoziente familiare studiato dai tecnici di Fratelli d’Italia, sarebbe di 6 miliardi di euro. Non a caso Meloni durante il suo discorso alle Camere, ha parlato di una «introduzione graduale». I soldi per finanziare la misura potrebbero arrivare dalla revisione e dalla cancellazione di una serie di bonus. La stessa Presidente del consiglio lo ha lasciato intendere, quando ha parlato della necessità di «archiviare finalmente la logica dei bonus, per alcuni, utili spesso soprattutto alle campagne elettorali, in favore di investimenti di medio termine destinati al benessere dell’intera comunità nazionale».

IL CAPITOLO
Il capitolo Fisco è stato particolarmente denso. La riforma dell’Irpef non si esaurirà con l’introduzione del quoziente familiare. La flat tax, la tassa piatta, uno dei cavalli di battaglia della campagna elettorale, è sul tavolo.

O quantomeno è previsto un percorso di graduale avvicinamento all’aliquota unica all’interno di quel «patto fiscale» illustrato ieri da Meloni. Il primo passaggio, probabilmente già nella prossima legge di Bilancio, sarà l’allargamento del prelievo fisso del 15 per cento alle Partite Iva e ai professionisti che dichiarano fino a 100 mila euro. Oggi la flat tax delle Partite Iva ha una soglia di 65 mila euro. Il costo dell’allargamento a 100 mila euro dovrebbe oscillare attorno al miliardo e mezzo di euro. 

Non saranno però, almeno secondo quanto spiegato durante l’intervento alle Camere, soltanto gli autonomi a sperimentare la tassa piatta. Un primo principio di flat tax dovrebbe vedere la luce anche per i lavoratori dipendenti, che vedrebbero applicarsi un’aliquota Irpef fissa, probabilmente del 15 per cento come quella degli autonomi, sui «redditi incrementali». Cosa si intende? Ogni euro dichiarato in più rispetto alla media del triennio precedente, avrà una tassazione agevolata. Anche questa misura potrebbe essere proposta, in via sperimentale, all’interno della prossima manovra di bilancio. Secondo Meloni questa misura avrebbe un «limitato impatto per le casse dello Stato» e sarebbe «un forte incentivo alla crescita». 

LA LOTTA ALL’EVASIONE
Il terzo punto de “patto” fiscale del governo con i cittadini è una «tregua» con il Fisco. Servirebbe, ha spiegato la Presidente del Consiglio, «per consentire a cittadini e imprese (in particolare alle Pmi) in difficoltà di regolarizzare la propria posizione con il fisco». In questo senso i dossier sul tavolo sono diversi. Innanzitutto dovrebbe arrivare un nuovo “stralcio” delle mini cartelle. Già il primo governo Conte e il governo Draghi hanno battuto questa strada. Ad essere cancellate sono state prima le cartelle fino a 1.000 euro notificate tra il 2000 e il 2010. Poi quelle fino a 5 mila euro risalenti allo stesso periodo, ma limitatamente a chi dichiarava redditi fino a 30 mila euro. Il nuovo stralcio potrebbe riguardare le cartelle fino al 2015, con un valore tra i 1.500 e i 2.000 euro.

IL MECCANISMO
Per i debiti fiscali superiori, dovrebbe invece arrivare una nuova rottamazione che potrebbe riguardare gli atti ricevuti fino a giugno di quest’anno. I debiti con il Fisco potrebbero essere saldati pagando l’intero importo contestato, più un forfait di sanzioni e interessi del 5 per cento. Il pagamento inoltre, verrebbe rateizzato in cinque anni. Giorgia Meloni ha anche parlato dei rapporti tra il Fisco e i contribuenti. Ha sottolineato la volontà di condurre una «serrata lotta all’evasione fiscale (a partire da evasori totali, grandi imprese e grandi frodi sull’Iva) accompagnata», ha detto, «da una modifica dei criteri di valutazione dei risultati dell’Agenzia delle Entrate, che vogliamo ancorare agli importi effettivamente incassati e non alle semplici contestazioni». Una modifica questa, in realtà, che è già entrata a far parte delle convenzioni firmate dal Tesoro con l’Agenzia delle Entrate, ma che non ha del tutto risolto le distorsioni dei sistemi di incentivazione dei funzionari del Fisco. Un problema che, come ha sottolineato la Meloni, andrà comunque affrontato. 
 

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