Irpef, caccia alle coperture con rimodulazioni dell’Iva e riduzione delle spese fiscali

Irpef, caccia alle coperture con rimodulazioni dell Iva e riduzione delle spese fiscali
di Andrea Bassi
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Sabato 18 Gennaio 2020, 01:05

La domanda i tecnici hanno iniziato a porsela. La decisione del governo di destinare subito al taglio del cuneo fiscale i 3 miliardi stanziati per quest’anno e i cinque messi a bilancio per il prossimo per ridurre le tasse, facilita o complica questo compito? In realtà appare più una zeppa. «Ogni miliardo destinato a finanziare interventi settoriali sull’Irpef, come la riduzione del cuneo, è un miliardo in più di difficoltà a ridisegnare il sistema», spiega Enrico Zanetti, già vice ministro dell’Economia nel governo Renzi. E nel caso del taglio del cuneo fiscale i miliardi impegnati sono ben cinque a regime.

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Una dote di partenza che, sommata ai 3 miliardi di euro stanziati per il 2021 per il cosiddetto «cashback», ossia una nuova detrazione sulle spese pagate con mezzi tracciabili come le carte di credito, che dovrebbe partire anch’essa da luglio per valere sulle dichiarazioni dei redditi del 2021, avrebbe permesso alla riforma Irpef di partire con uno stanziamento di 8 miliardi. Una riscrittura complessiva dell’Irpef, come quella promessa dal governo, non può prescindere da un ridisegno anche delle detrazioni fiscali. Ma nonostante le promesse di sfoltimento, queste ultime continuano ad accumularsi.

IL RESTYLING
Se il restyling della tassazione sui redditi dovesse essere davvero profondo, i 100 euro del Bonus Renzi potenziato, e gli 80 euro della nuova detrazione sul lavoro fino a 40 mila euro, dovrebbero finire nel calderone della riforma. Altrimenti il piano del governo Conte due rischia non solo di divenire parziale, ma anche di partire senza risorse. In verità il governo sta cercando di proporre un patto alle parti sociali. Una sorta di scambio tra una rimodulazione dell’Iva e un taglio delle spese fiscali selettivo, destinando ogni singolo euro guadagnato o risparmiato in questo modo, alla riduzione della pressione fiscale sui redditi.

Ma si tratta di un progetto di non facile realizzazione. La rimodulazione dell’Iva, in questa impostazione, non potrebbe essere per esempio a saldo zero. Ci sarebbero sicuramente passaggi dalle aliquote ridotte a quelle più alte e viceversa. Ma alla fine nelle casse dello Stato arriverebbero alcuni miliardi di euro in più. Questo passaggio era già stato tentato a novembre dello scorso anno in fase di scrittura della manovra di bilancio, quando il Tesoro aveva presentato alcune simulazioni di rimodulazione che comportavano aumenti di gettito tra 3 e 5 miliardi di euro. La sollevazione che ne era seguita aveva indotto il governo ad una rapidissima marcia indietro. Lo stesso vale per le cosiddette «tax expenditures», le detrazioni e deduzioni fiscali, un elenco molto lungo di sconti di imposta che vanno dai bonus sulle ristrutturazioni a quelli sugli asili nido. Altro tema dibattuto da anni. Nella manovra era stata persino inserita una norma per legare al reddito le detrazioni sulle spese mediche, riducendole a partire da 120 mila euro per azzerarle a 240 mila euro di guadagni. Anche in questo caso il governo aveva dovuto ritirare la norma per le proteste.

IL COMPROMESSO
Basterà proporre uno scambio minori aliquote Irpef in cambio di più Iva e meno detrazioni? Si vedrà, ma un certo scetticismo già comincia ad aleggiare. L’esperienza passata non depone bene. Probabilmente anche per questa ragione il governo ha preferito l’uovo oggi del taglio del cuneo fiscale immediato (addirittura con un decreto di urgenza da approvare entro la fine del mese), piuttosto che scommettere sulla gallina domani della riforma dell’Irpef.

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