Gli aeroporti di Roissy-Charles-de-Gaulle e Orly rendono molto e rivestono un'importanza primaria nello scacchiere europeo del trasporto aereo. La loro cessione a privati renderebbe 7 miliardi di euro, cifra considerata inferiore al valore effettivo delle due infrastrutture. L'intento di Macron è di utilizzare il ricavato per contribuire a risanare il debito pubblico, che corrisponde al 98% del Pil, ma anche destinarne una quota sostegno dei programmi di innovazione tecnologiche e per stimolare la nascita di start-up.
Il parlamento francese aveva approvato il piano di privatizzazione lo scorso 11 aprile con 147 voti a favore, 50 contrari e 8 astenuti. Ma i promotori del referendum nazionale sulla privatizzazione degli aeroporti di Parigi si sono messi in moto e puntano a raccogliere 4,7 milioni di firme, un decimo dell'elettorato, entro il 12 marzo 2020.
Poco meno di nove mesi per rimettere in discussione il piano di Macron, che pure si era opposto alla vendita dei cantieri di Saint-Nazaire a Financantieri per difenderne il valore nazionale. Una sfida politico e popolare che fungerà anche da banco di prova per il premier francese.
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