IPO più semplici, ma restano tempi lunghi e problemi di mercato

IPO più semplici, ma restano tempi lunghi e problemi di mercato
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Mercoledì 28 Settembre 2022, 12:45
(Teleborsa) - I nuovi sforzi da parte dei regolatori per favorire le quotazioni a Piazza Affari sono accolti favorevolmente dagli operatori, in quanto sono un segno di ascolto nei confronti del mercato e un tentativo di fermare lo svuotamento del listino principale, ma non bastano per portare Borsa Italiana al livello di altre piazze del Vecchio Continente. L'ultima a muoversi in ordine di tempo è stata Borsa Italiana, parte del gruppo Euronext, che ha significativamente semplificato gli obblighi di documentazione per le società quotande, le sue competenze in materia di ammissione e il ruolo e le responsabilità dello Sponsor.

In sintesi: è stato eliminato il requisito di elaborare un Memorandum descrittivo del sistema di controllo di gestione e l'obbligo di depositare in sede di domanda di ammissione diversi documenti, tra i quali il piano industriale; c'è stata una revisione dei criteri esemplificativi delle cause di rigetto della domanda di ammissione; lo Sponsor è stato rinominato "listing agent" ed è stato stabilito che gli venga attribuito almeno una tra la funzione di global coordinator e quella di bookrunner.

"È una riforma che porterà a risultati importanti per la crescita e la competitività dell'intero sistema italiano", ha commentato Fabrizio Testa, amministratore delegato di Borsa Italiana, presentando le misure, aggiungendo che "grazie allo sforzo congiunto con Consob, le associazioni e gli altri soggetti pubblici e privati, possiamo semplificare l'accesso ai mercati per le imprese, facendo in modo che i mercati dei capitali possano fungere da strumento essenziale per finanziare la crescita, l'innovazione e la sostenibilità".

L'efficacia delle modifiche

Le modifiche al Regolamento di Borsa Italiana, che entreranno in vigore il 3 ottobre 2022, sono state giudicate importanti dagli operatori che accompagnano le società alla quotazione, i quali vedono un effettivo risparmio di tempo e risorse per diversi aspetti.

"È molto utile eliminare il Memorandum, che è un documento molto corposo e di diverse centinaia di pagine - spiega Luca Di Liddo, Responsabile Equity Capital Markets di CFO SIM - Ora diventa un'autodichiarazione dell'emittente, e quindi questo è meglio sia per lo Sponsor e che per l'emittente stesso". "Per il piano industriale non c'è più l'obbligo di dichiarazione, ma comunque resta da fare il business plan e la due diligence, quindi comunque si dovrà seguire un iter simile a quello attuale - secondo l'esperto - Quindi si può fare un discorso di sgravio di rischio, ma comunque secondo me quel documento rimane perché è fondamentale per fare due diligence per lo Sponsor e il global coordinator".

Positiva anche la modifica al ruolo dello Sponsor, ovvero il soggetto che collabora nell'assolvimento degli impegni connessi con l'ammissione alla quotazione e che svolge funzioni di garante in merito al profilo qualitativo dell'emittente stesso. "Mi sembra una proposta intelligente perché global coordinator e bookrunner hanno già ora il processo sotto controllo a 360 gradi - aggiunge Di Liddo - E trasformandolo in listing agent lo hanno sgravato di alcuni compiti, cercando di favorire anche nuovi operatori che oggi sono limitati per motivi di compliance. Bisogna però vedere se le compliance delle banche decideranno di deregolamentare internamente le loro procedure".

Gli altri sforzi necessari

In molti pensano che Borsa Italiana abbia ora fatto tutti i passi necessari per favorire le quotazioni, e sforzi maggiori debbano essere richieste all'Authority e ai legislatori. "Il vero tema è che in Italia abbiamo una carenza di quotazioni sul mercato principale non tanto per le regole di Borsa Italiana, ma per tutto quello che riguarda le interazioni con Consob, sia per la documentazione che richiede sia per i tempi necessari per l'approvazione", afferma Vincenzo Polidoro, amministratore delegato di First Capital.

"Se anche ora un'azienda ci mettesse 5-6 mesi a quotarsi, invece dei 6-8 mesi precedenti, comunque siamo lontani dai mercati nei quali bastano 2-3 mesi, che esistono. Ci vorrebbero quindi semplificazioni nel mondo Consob, che però non sono all'orizzonte", aggiunge il numero uno della holding specializzata in investimenti di Private Investments in Public Equity e di Private Equity.

In realtà lo scorso agosto qualcosa la Consob ha fatto per venire incontro alle esigenze del mercato e allineare i procedimenti alle regole comunitarie; in particolare, sono state semplificate le procedure per l'approvazione dei prospetti informativi ed è stata introdotta la possibilità di redigere il prospetto in inglese (prevedendo la traduzione in italiano della sola nota di sintesi).

Per una quotazione su Euronext Milan il confronto con l'Authority resta però molto lungo e in tempi di forte volatilità per i mercati può significare terminare il procedimento con condizioni completamente diverse da quelle di partenza. Inoltre, gli operatori vorrebbero una rivisitazione del Testo Unico della Finanza (TUF), ad esempio sul tema del voto maggiorato che sta spingendo diverse aziende a spostarsi in Olanda.

Il ruolo di delisting e translisting

Migliorare le condizioni per quotarsi, o passare, al mercato principale è però essenziale per il futuro di Piazza Affari, che negli ultimi anni ha visto un boom di quotazioni di PMI all'Euronext Growth Milan (ex AIM Italia) e di delisting da Euronext Milan (ex MTA). Con le quotazioni sull'ex AIM Italia di inizio agosto, hanno raggiunto quota sedici le ammissioni da inizio anno sul mercato di Borsa Italiana dedicato alle piccole e medie imprese, che portano a 182 il numero delle società attualmente quotate su Euronext Growth Milan. Con il translisting di Net Insurance e LU-VE, sono tre le ammissioni da inizio anno su Euronext STAR Milan (l'altra è Generalfinance), che portano a 75 il numero di società attualmente quotate sul segmento. Sul listino principale sono arrivate De Nora, Civitanavi e Iveco, per un totale di 229 aziende quotate su Euronext Milan.

Oltre alle poche quotazioni di medie-grandi imprese, a spaventare gli esperti sono i tanti delisting. Da inizio 2022 hanno lasciato Piazza Affari, tra le altre, Cerved, Falck Renewables, La Doria, Fedon, Piteco, A.S. Roma, Banca Carige, Cattolica ed Exor. In uscita anche Be Shaping the Future, Tod's, Banca Finnat e Atlantia.

"Il mercato che si è più sviluppato negli ultimi anni, e che continuerà con questo trend anche in futuro, è l'Euronext Growth Milan - dice Polidoro - Il vero punto ostico è il passaggio al listino principale, che richiede tantissimi costi e una complicazione che non si dovrebbe avere".

Il manager, che investe in PMI italiane per essere un co-investitore in sede di quotazione, spiega: "Il tema non è tanto il costo legato all'essere sul listino principale, ma quello della semplificazione. Per quotarsi sull'ex AIM si spende circa 1 milione di euro. Immaginiamo che la società faccia il suo percorso di quotazione, cresca ambisca a un mercato come lo STAR, che ha una visibilità più ampia dal punto di vista degli investitori internazionali. Per fare questo passaggio, la società deve sopportare 6-9 mesi di lavoro ulteriori e confronti con Consob, e costi per un altro milione di euro, e quindi è come quotarsi nuovamente".

L'assenza di certi investitori

Un altro punto critico è la poca presenza sul mercato italiano di grandi investitori, come fondi pensione, assicurazioni e investitori istituzionali più in generale, oltre che di operatori in grado di valorizzare maggiormente le prospettive di crescita futura. Ciò si riflette anche sulla bassa liquidità e i pochi scambi che si vedono sui book.

"Queste proposte sono un buon compromesso: non siamo ora distanti dall'EGM Paris e forse siamo anche più snelli dell'AIM UK - afferma Di Liddo guardando al listino delle PMI - Vedo però un problema di integrazione a livello di mercato e non a livello di regole. Loro hanno molto investitori, soprattutto lato tech, che hanno delle metriche più basate sui dati prospettici che non su quelli storici, e quindi premianti. La difficoltà in Italia è coinvolgere questi investitori e convincerli a investire in Italia, più che deregolamentare ulteriormente il mercato".

(Foto: © Simona Flamigni | 123RF)
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