Infrastrutture e comparto edilizio in Italia, criticità e opportunità: l'indagine Eurispes

Infrastrutture e comparto edilizio in Italia, criticità e opportunità: l'indagine Eurispes
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Martedì 17 Maggio 2022, 20:45
(Teleborsa) - "Uno degli ostacoli maggiori alla partecipazione delle PMI al mercato degli appalti pubblici in Italia è rappresentato, come noto, dall'inefficienza della PA, e in particolare da un sistema iper-regolamentato e spesso farraginoso che impedisce l'attuazione degli investimenti pubblici in tempi accettabili e che finisce per rappresentare un vero e proprio ostacolo alla crescita economica. Infatti, (come rilevato da una recente indagine di Unindustria Roma e Lazio sul sistema degli appalti per le MPMI), il tempo che passa tra la decisione di avviare un progetto di intervento (che coincide con la richiesta del CUP) e l'avvio della progettazione richiede in Italia, in media, 254 giorni. Ciò significa che, una volta che si è deciso di attivare un nuovo progetto e se ne è individuata la copertura finanziaria (elemento necessario per il rilascio del codice CUP), il progetto resta in stand-by per 8-9 mesi".



E' quanto rileva l'indagine Eurispes sulle infrastrutture ed il comparto edilizio in Italia con l'obiettivo di esplorare lo stato di salute del settore e l'adeguatezza del sistema infrastrutturale nel nostro Paese. Il volume approfondisce diversi aspetti e affronta temi di attualità come le ricadute del Recovery Plan sul comparto, la sicurezza delle infrastrutture, i problemi legati al "nanismo" delle imprese e quelli derivanti da un eccesso di burocrazia e di disposizioni legislative, le ZES, il Piano per le Città, le nuove tecnologie BIM, ma anche la necessità di vigilare sul settore in termini di mantenimento della legalità.


Cosa succederà ora con l'avvio del programma definito dal PNRR? - "Se si prende come riferimento una soglia di lavori compresa tra i 2 e i 20 milioni di euro, scopriamo che il numero di imprese potenzialmente in grado di partecipare a tali gare si attesta su un valore pari a circa 9.000 unità; oltre i 20 milioni di euro le imprese non superano le 530 unità. D'altra parte - rileva l'indagine - non si può sottovalutare il costante, forte ridimensionamento del tessuto produttivo; la scomparsa dal mercato di decine di migliaia di imprese di costruzioni (tra il 2008 e il 2016 oltre 120mila) soprattutto nelle aziende più strutturate, con conseguente perdita di competenze tecniche ed esperienze; la perdita di imprese di dimensioni medie o grandi (la media di addetti per impresa è scesa a 2,6, era 3 nel 2008), e di imprese che si occupano di costruzioni di edifici (la quota di mercato è scesa al 23%).

Paghiamo, oggi più che mai - si legge ancora - "la mancanza di progetto e non siamo ancora riusciti a far fronte alle emergenze che si sono materializzate in questi dodici anni. Abbiamo assistito alla fuga di almeno 600.000 addetti. Mancanza di manodopera, aumento dei costi delle materie prime, rischiano di frenare la crescita. Scarseggiano operai e artigiani, e negli ultimi mesi il personale è di difficile reperimento. Scarseggia il personale specializzato, soprattutto nel mantenimento di strutture edili. Siamo passati dalla mancanza di lavoro alla mancanza di manodopera"

Le piccole e medie imprese sono state duramente colpite dalla crisi economica dell'ultimo decennio: operano in un contesto di domanda debole e di forte incertezza, in un momento in cui le banche, che costituiscono la loro principale fonte di finanziamento esterno, sono sottoposte a regole più stringenti che limitano la capacità di prestito e di assunzione del rischio. Di fatto, l'accesso ai finanziamenti ? e il relativo costo ? generalmente rappresentano motivo di grave preoccupazione per le Pmi, più che per le grandi imprese e non solo per la crisi attuale, ma anche in ragione di carenze generali del mercato".

Imperativo, dunque, rafforzare la capacità di partecipare agli appalti pubblici delle imprese più piccole così come non lasciare indietro il Sud.

"Da molti anni . sottolinea l'indagine - l'Eurispes segnala "tra i temi che presentano ormai carattere di emergenza e che saranno decisivi per la ripresa e il rilancio dell'economia, quello della giustizia. La lunghezza abnorme dei processi ha portato all'Italia numerose condanne da parte della Corte europea dei diritti dell'uomo e rappresenta un ostacolo per la competitività del Paese, ma anche per il suo livello di civiltà complessiva".



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