Doris, Ceo di Banca Mediolanum: «Con l'inflazione che rallenta la Bce dovrà cambiare rotta»

Doris, Ceo di Banca Mediolanum: «Con l'inflazione che rallenta la Bce dovrà cambiare rotta»
di Roberta Amoruso
4 Minuti di Lettura
Martedì 10 Gennaio 2023, 06:29

Massimo Doris, amministratore delegato di Banca Mediolanum, il 2023 si presenta come un anno carico di insidie. La prima è quella di una corsa all'aumento dei tassi che amplifica il rischio di recessione. È davvero solo la stretta al credito la cura ideale contro la corsa dell'inflazione?
«Di sicuro è il tema più delicato del 2023. Si spiega così il dibattito molto vivo tra gli economisti, tra chi teme di finire nella morsa della recessione in caso di rialzi troppo aggressivi e chi teme gli effetti di una inflazione dura a morire. Gli ultimi segnali registrati in Europa fanno però pensare che la Bce possa allentare prima del previsto la stretta».

Sembra di capire che lei pensa possibile una retromarcia ravvicinta dell'inflazione.
«Basta guardare il crollo delle quotazioni di gas e petrolio. I costi energetici sono stati i principali detonatori dell'impennata dei prezzi. E ora che si sono riportati vicini ai livelli pre-crisi, anche l'inflazione rientrerà più velocemente del previsto. E la Bce non potrà che tenerne conto. Non possiamo rischiare uno stop brusco dell'economia che infiammi la disoccupazione».

I prezzi dell'energia restano però appesi alle tensioni tra Europa e Russia legate al conflitto in Ucraina.
«Dobbiamo certamente mettere in conto prezzi un po' più alti dei tempi normali anche per via della transizione energetica. Ma siamo molto lontani dagli eccessi di questa estate. E quello della Bce, in questo momento, è un po' un lavoro da piccolo chimico. Il unto è che certi ingredienti vanno dosati con cura».

La posta in gioco è alta soprattutto per l'Italia, che con un Pnrr depotenziato dalla recessione ha da perdere più di altri.
«Le competizioni dipendono dalla qualità degli avversari. Il 2023 sarà un anno complesso per tutti in rapporto al Pil. Il punto è rallentare meno degli altri. Del resto, il 2022 è andato ben oltre le previsioni per l'Italia, e se teniamo la rotta possiamo recuperare un altro pezzo di competitività».

Secondo lei ci sono le condizioni necessarie?
«Il tessuto imprenditoriale italiano è forte, e dunque, approfittando della stabilità politica, con una certa attenzione alle imprese e un buon uso del Pnrr, l'Italia può fare un gran balzo in avanti. Sono fiducioso su un andamento oltre le stime».

Cosa significa il 2023 invece per il sistema bancario?
«L'aumento dei tassi è un'opportunità per i conti, ma la grana Npl in caso di recessione non si può sottovalutare. Inoltre, dopo anni di faro Bce sul rafforzamento patrimoniale ora si è aggiunto il rischio cambiamenti climatici da ponderare.

Le banche italiane sono ora molto più forti. Certo, è difficile dire quanto una recessione può far alzare il livello di allerta su Npl e mutui - questo dipenderà anche dal livello di aggressività della Bce nei prossimi rialzi dei tassi - ma non vedo un rischio-crisi all'orizzonte per le banche».

Ma era davvero il caso che la Vigilanza Bce avviasse stress test sul climate change in questa fase particolare?
«Per una banca come la nostra è un rischio minimo. Ma il mio timore è che le risorse da mettere in campo su questo fronte pesino più dei rischi. Per esempio credo che per le sgr non abbia senso misurare il rischio-clima: è già insito nella valutazione dell'investimento fatta a priori».

Nel frattempo però il margine d'interesse continuerà a salire nei prossimi mesi.
«Si tratta di un valore anelastico. Le due curve, margine di interesse e ricavi da impieghi, non si muovono esattamente con le stesse tempistiche quando aumentano o calano i tassi».

Tradotto nelle previsione 2023, che cosa si aspetta?
«I margini già cresciuti molto nell'ultimo trimestre 2022 continueranno a farlo per buona parte dell'anno per poi invertire la rotta. Credo che tassi al 2-3% siano sani, dopo una lunga stagione di tassi zero. Non è certamente più sano avere invece tassi al 5%».

Mediolanum ha chiuso il primo anno da banca significant sotto il faro Bce. Cosa è cambiato?
«L'impatto con l'Eurotower è stato molto positivo. Abbiamo avuto molto lavoro in più per assolvere a tutte le richieste del regolatore che non ci conosceva. Ma la mia preoccupazione era che non fosse ben compreso e apprezzato il nostro modello di business, ben diverso dal modello tradizionale o della banca d'affari. Ebbene, i miei timori si sono rivelati infondati».

Esame superato quindi, non solo in ordine ai numeri. Dopo un altro anno da inserire nell'elenco di quelli record, come vede il 2023 per la sua banca?
«Il 2022 è stato il secondo miglior anno di sempre dopo il 2021 per i risultati commerciali. Mentre l'erogazione crediti è la migliore in assoluto con 4 miliardi di erogato contro 3,9 miliardi dell'anno precedente. E abbiamo anche sfondato la soglia dei 6.000 family banker tra Italia e Spagna. Un dicembre eccellente ha chiuso un altro anno di successi che portano a 8,3 miliardi il totale della raccolta 2022»

Un successo replicabile?
«Siamo qui oggi (ieri, ndr) alla Nuvola di Roma con circa la metà delle reti per proiettare un 2023 ancora in crescita. Anche perché il nostro modello di business, non legato alle imprese, ma al risparmio dei privati, ci ha sempre permesso di mantenere la rotta anche in acque agitate».

© RIPRODUZIONE RISERVATA