Industria, frena la produzione ma migliorano le prospettive

Industria, frena la produzione ma migliorano le prospettive
di Jacopo Orsini
3 Minuti di Lettura
Domenica 3 Ottobre 2021, 15:46 - Ultimo aggiornamento: 15:56

La crescita della produzione industriale si arresta ma le prospettive per l'economia italiana rimangono positive. Sullo sfondo restano tuttavia le preoccupazioni per l'impennata delle quotazioni delle materie prime, che ha già fatto schizzare i prezzi di luce, gas e benzina. E i timori per la crescita del carovita. «Se il recente rialzo dell'inflazione appare essere in gran parte dovuto a fattori temporanei e non vi sono oggi segnali di surriscaldamento negli andamenti dei salari e delle aspettative sulla crescita dei prezzi, il rischio di un'inflazione più elevata e persistente di quanto attualmente previsto va attentamente monitorato», ha sottolineato proprio ieri il governatore della Banca d'Italia, Ignazio Visco.

LE ATTESE
«Sono molto migliorate le attese sull'andamento nei prossimi tre mesi», si legge nell'indagine rapida del Centro studi di Confindustria (Csc) diffuse ieri. «La domanda si è confermata forte», aggiungono gli economisti dell'associazione degli imprenditori, che poi sottolineano: «L'incertezza sulle possibili ricadute economiche di eventuali irrigidimenti delle restrizioni amministrative dovute alla pandemia si è molto attenuata grazie alle percentuali di copertura raggiunte dalle vaccinazioni».

«La produzione industriale italiana - rileva l'indagine - è cresciuta nel terzo trimestre del 2021, secondo quanto rilevato dalle imprese intervistate dal Csc, dello 0,5% trimestrale, ovvero un ritmo fisiologicamente più contenuto di quanto osservato nei primi due trimestri (quando era aumentata rispettivamente di +1,2% e +1,5%)».
L'analisi prosegue rilevando che ad agosto si è registrata una riduzione dell'attività dello 0,2% (dopo l'aumento dello 0,8% riscontrato dall'Istat a luglio), seguito da un ulteriore calo dello 0,3% in settembre.

A spiegare la contrazione, puntualizza ancora il Centro studi di Confindustria, «un maggiore ricorso alle scorte di magazzino», «possibili strozzature dell'offerta lungo la filiera produttiva internazionale dovute alla scarsità di alcune componenti e materie prime» e il «rallentamento produttivo dei principali partner commerciali nel secondo trimestre del 2021». Lo studio segnala poi che «gli indicatori congiunturali relativi al terzo trimestre hanno continuato a segnalare una dinamica espansiva dell'attività nell'industria» anche se «in leggera attenuazione».

I BILANCI
Intanto, Confartigianato lancia l'allarme per i rincari dei prezzi delle materie prime, che ad agosto hanno fatto registrare un aumento, secondo le stime dell'associazione, del 31,9% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. «Si tratta di una pesante ipoteca sulla ripresa - afferma l'organizzazione delle imprese - soprattutto per i piccoli imprenditori ai quali gli aumenti di prezzo delle commodities non energetiche costano, su base annua, 46,2 miliardi». Confartigianato ha valutato l'impatto dei rincari su 848mila micro e piccole aziende, con oltre 3 milioni di addetti, operanti nella manifattura e nelle costruzioni, e che nel 2020 hanno acquistato materie prime per 156 miliardi, con un'incidenza sul fatturato pari al 42%. «Materie prime sempre troppo care e spesso introvabili sono un freno per la ripresa», sostiene il presidente di Confartigianato, Marco Granelli, che chiede al Governo «di vigilare e scongiurare manovre speculative».
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA