Inapp, in campo dal governo 44 miliardi per aiutare 8 milioni di persone

Il ministero dell'economia
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Giovedì 14 Maggio 2020, 11:16
l costo degli interventi per l'emergenza Coronavirus del decreto Cura Italia, «ipotizzando anche un'estensione massima dei sostegni fino a dodici mesi», considerando «l'impegno finanziario relativo ad indennità  e
fondo per il 'Reddito di ultima istanzà, ammonterebbe intorno ai 39 miliardi di euro, che raggiungerebbe i 44 miliardi
sommando il costo del Reddito di cittadinanza, per una copertura di una platea complessiva di circa 8 milioni di individui». A stimarlo l' Inapp, l'Istituto nazionale per l'analisi delle politiche pubbliche. A ciò, si sottolinea, «vanno aggiunti i sostegni al reddito previsti nella bozza del decreto attualmente in discussione (per lavoratori domestici non coperti da Cigo/Cigs, e per altre categorie ancora non sostenute), che introduce anche una nuova forma di sostegno, denominata Reddito di emergenza (Rem)».

Nel quadro dei provvedimenti avviati dal governo per contrastare gli effetti socio-economici del Covid-19, i ricercatori dell' Inapp individuano un insieme di «azioni innovative», così definito perché «perché finalizzato a
tutelare una platea di soggetti colpiti dall'emergenza reddituale, non assicurati da nessun dispositivo». E ad esservi
inclusi sono i soggetti non abbisognano di «percorsi di attivazione per il reinserimento lavorativo, perchè già occupati (autonomi), o potenzialmente ri-occupati alla fine della fase emergenziale, come nel caso dei lavoratori discontinui, stagionali, dello spettacolo e collaboratori sportivi».

In questo caso, si legge nel dossier, la platea dei lavoratori è di 5.441.000 persone per una spesa stimata per ogni mese di 3,2 miliardi di euro. Globalmente, afferma il presidente dell'Istituto Sebastiano Fadda, si tratta di «un poderoso sistema di misure di compensazione della caduta dei redditi dovuta alla pandemia, ma per rafforzarne la funzione di supporto alla crescita della produzione e dell'occupazione occorrerebbe inserirle organicamente in una triplice prospettiva di azione, che ci viene offerta dalla stessa crisi. La prima è quella della ristrutturazione dei processi produttivi connessa all'adozione dello 'smart working', che non è il semplice telelavoro.

La seconda è quella della creazione di nuove attività imprenditoriali, verso le quali potrebbero riconvertirsi attività specie di piccola scala con difficoltà di riapertura dopo la pandemia, o comunque sollecitate da nuovi bisogni legati
all'economia circolare e alla 'green economy' in genere», e infine «l'adombrata riduzione delle ore individuali di lavoro accompagnata da corrispondenti ore dedicate alla formazione con finanziamento del Fondo Sociale Europeo potrebbe svolgere la triplice funzione di accrescere le competenze e il capitale cognitivo dei lavoratori, di favorire la crescita della domanda di lavoro e di ridurre il mismatch delle competenze», si chiude la nota.
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