Si apre la strada dei rimborsi Imu per le seconde case che la sentenza della Corte costituzionale ha equiparato alle prime. I giudici hanno stabilito che quando due componenti di un nucleo familiare (tipicamente marito e moglie) risiedono in abitazioni diverse di cui sono rispettivamente proprietari, si potrà godere per entrambe dell’esenzione riservata all’abitazione principale. E questa possibilità vale anche all’interno dello stesso Comune, sempre naturalmente che il criterio della residenza e della dimora abituale degli interessati sia verificato e non fittizio. Il pronunciamento della Consulta è di carattere piuttosto generale: sono abrogate le norme che fino ad oggi hanno limitato la fruizione dell’agevolazione ad un solo immobile.
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Né è prevista - come avvenuto in altri casi - una salvaguardia delle precedenti situazioni.
IL RIFERIMENTO
La vicenda è infatti particolarmente complessa e intricata sul piano storico, come ricordato nella stessa sentenza di cui è stato relatore il giudice Luca Antonini. Tutto nasce dal riferimento al “nucleo familiare” contenuto nella legge istitutiva dell’Imu, che la Corte ha giudicato incostituzionale. In una prima fase, anche grazie ad un’interpretazione ministeriale, la possibilità di fruire di una doppia agevolazione per l’abitazione principale era stata riconosciuta solo per immobili situati in Comuni diversi, nell’ipotesi che la diversa residenza fosse giustificata ad esempio da motivi di lavoro. Successivamente, a seguito di un intervento della Corte di cassazione e di un ulteriore aggiustamento legislativo, era stata esclusa anche in quel caso. La Consulta ha valutato che questa impostazione fosse penalizzante per le famiglie rispetto ai singoli all’interno di relazioni di fatto; i quali in situazioni del tutto simili, per il solo fatto di non essere vincolati da matrimonio o da unione civile, potevano invece sfruttare il vantaggio fiscale.