Imprese, una su tre è a rischio usura: a Roma la maglia nera degli insolventi

Si tratta prevalentemente di piccole ditte e di artigiani

Imprese, una su tre è a rischio usura: a Roma la maglia nera degli insolventi
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Sabato 16 Luglio 2022, 08:51 - Ultimo aggiornamento: 17 Luglio, 12:18

Roma guida questa brutta classifica: la Capitale ospita 12.118 imprese strozzate dall'usura, vuol dire l'8,3% sul totale delle imprese. Ma in generale in Italia la situazione è preoccupante: una impresa su 3 è a rischio default a causa dell'usura. In tutto si parla di circa 146 mila aziende in bilico: a Roma, Milano, Napoli e Torino le situazioni più critiche. 

Lo certifica uno studio della Cgia di Mestre che indica come si tratti di aziende che attualmente danno lavoro a circa 500 mila addetti, prevalentemente imprese artigiane, esercenti/attività commerciali o piccoli imprenditori «scivolati» nell'area dell'insolvenza e, conseguentemente, segnalati alla Centrale dei Rischi di Bankitalia.

Una «schedatura» che preclude a queste attività di accedere a un nuovo prestito. 

A livello provinciale il numero più elevato di imprese segnalate come insolventi si concentra nelle grandi aree metropolitane. Al 31 marzo scorso, questa è la classifica:

  • Roma al primo posto con 12.118 aziende
  • Milano con 8.179
  • Napoli con 7.199
  • Torino con 5.320
  • Firenze con 3.252
  • Salerno con 2.987

Le province meno interessate da questo fenomeno, invece, sono quelle che, in linea di massima, sono le meno popolate: come Belluno (con 253 aziende segnalate alla Centrale Rischi), Sondrio (246) e Aosta (197) . Se analizziamo i dati per ripartizione territoriale ci accorgiamo che l'area più a «rischio» è il Sud: qui Cgia conta 50.751 aziende in sofferenza (pari al 34,8 per cento del totale), seguono il Centro con 36.026 imprese (24,7 per cento del totale), il Nordovest con 35.457 (24,3 per cento del totale) e infine il Nordest con 23.798 (16,3 per cento del totale).

Nonostante nell'ultimo anno il numero complessivo delle attività segnalate alla Centrale dei Rischi sia sceso di oltre 30 mila unità, grazie all'attività di «prevenzione» innescata dalle interventi di garanzia e dalla moratoria dei debiti per le Pmi introdotte dal 2020 per contrastare la crisi pandemica, infatti, per i segnalati resta difficile beneficiare di alcun aiuto economico da parte del sistema bancario, rischiando, molto più degli altri, di chiudere o, peggio ancora, di scivolare tra le braccia degli usurai. Per questo gli artigiani di Mestre sollecitano il potenziamento del «Fondo di prevenzione dell'usura», che è stato negli anni in grado di costituire l'unico valido aiuto per imprese in situazione di vulnerabilità non sempre dovuta a una cattiva gestione finanziaria. Nella maggioranza dei casi, infatti, questa situazione si verifica a seguito dell’impossibilità da parte di molti piccoli imprenditori di riscuotere i pagamenti dei committenti o per essere “caduti” in un fallimento che ha coinvolto proprio questi ultimi.

È comunque doveroso segnalare che nell’ultimo anno il numero complessivo delle attività segnalate alla Centrale dei Rischi è sceso di oltre 30 mila unità. Questo lo si deve, in particolar modo, all’attività di “prevenzione” innescata dalle significative misure pubbliche di garanzia e dalla moratoria dei debiti per le Pmi introdotte in Italia dal 2020 per contrastare la crisi pandemica che ha aumentato notevolmente lo stock complessivo dei prestiti erogati alle attività produttive. Queste iniziative sono state più volte prorogate. Da ultimo, fino al prossimo 31 dicembre, data oltre la quale, il differimento potrebbe terminare definitivamente. 

Loro la chiamano "morte civile", ecco perché

Quando vieni "schedato", qiando scivoli nell'area dell’insolvenza e quindi vieni segnalato dagli intermediari finanziari alla Centrale dei Rischi della Banca d’Italia si apre un calvario, si legge nel rapporto della Cgia. Per i destinatari di questa misura è come se fossero stati condannati alla “morte civile”; un istituto giuridico diffuso in Europa fino al XIX secolo che al condannato comportava la perdita di tutti i diritti civili e il conseguente allontanamento dalla società. Chi è schedato presso la Centrale dei Rischi difficilmente può beneficiare di alcun aiuto economico dal sistema bancario, rischiando, molto più degli altri, di chiudere o, peggio ancora, di scivolare tra le braccia degli usurai. Per evitare che questa criticità si diffonda, la CGIA continua a chiedere con forza il potenziamento delle risorse a disposizione del “Fondo di prevenzione dell’usura”. 

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