Le imprese del Centro guidano il made in Italy

Le imprese del Centro guidano il made in Italy
di Francesco Bisozzi
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Venerdì 11 Giugno 2021, 00:05 - Ultimo aggiornamento: 09:13

Boom dell’export nel primo trimestre. E a fare da traino sono le regioni del Centro e in particolare il Lazio, che sfrutta la locomotiva della farmaceutica e non solo. È quanto emerge dagli ultimi dati Istat sulle esportazioni. Più nel dettaglio, nel primo trimestre del 2021 l’istituto di statistica ha stimato una crescita congiunturale delle esportazioni del 4,8% per quanto riguarda il Centro Italia. Seguono il Sud e le isole (+3,8%). Più debole la ripresa dell’export nel Nord-ovest, dove l’asticella si ferma al 2,5%. Male le regioni del Nord-est, con una flessione delle esportazioni dello 0,5%. Nei primi tre mesi del 2021, specifica sempre l’Istat, la crescita dell’export è stata più forte in Abruzzo (+12,5%), Lazio (+12,4%), Molise (+11,9%) e Toscana (+11,3%). 

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I dati

Così il presidente di Unindustria Angelo Camilli al Messaggero: «I dati di oggi dell’Istat sull’export del primo trimestre 2021 segnano un risultato importante, in particolare per l’industria del Lazio.

Protagonisti di questo risultato sono alcuni dei settori di punta del territorio: la metallurgia, la farmaceutica, l’aeronautica e l’aerospazio. Bene anche l’alimentare e il settore della moda, uno dei più colpiti dalla pandemia, che adesso risolleva il capo». La ripresa delle esportazioni verso gli Usa può rivelarsi determinante. «Il sistema industriale del Lazio è solido e all’avanguardia ed è pronto a cogliere le opportunità che discendono dall’accelerazione in corso del commercio internazionale, a partire da quello verso gli Stati Uniti, uno dei nostri principali mercati di sbocco», prosegue il presidente di Unindustria. 


Tradizionalmente sono i mezzi di trasporto, i metalli, la farmaceutica, la chimica, l’abbigliamento e i beni di lusso a far correre l’export tricolore. Spiega l’Istat: «Nel primo trimestre 2021 l’aumento delle vendite di metalli di base e prodotti in metallo da Lombardia, Lazio e Veneto e di macchinari e apparecchi da Lombardia, Emilia-Romagna e Toscana ha contribuito per 2 punti percentuali alla crescita dell’export nazionale». All’inverso, la contrazione dell’export di mezzi di trasporto (autoveicoli esclusi) da Liguria e Friuli-Venezia Giulia e di articoli farmaceutici, chimico-medicinali e botanici dalla Lombardia, fornisce un contributo negativo di 1,6 punti alla variazione delle esportazioni. 


L’analisi provinciale dell’export mostra poi performance positive per oltre due terzi delle province italiane: i maggiori contributi positivi si rilevano per Firenze, Roma, Torino, Brescia, Verona, Bologna e Bergamo. Negative le performance di Genova, Milano, Trieste e Siracusa. Su base annua, continua l’Istat, «l’export mostra una crescita molto sostenuta per il Centro (+9,9%), superiore alla media nazionale per il Sud (+5,1%), e più contenuta per il Nord-est (+4,5%) e il Nord-ovest (+2,2%)». Male le isole dove la contrazione delle vendite nel periodo preso in esame sfiora i 7 punti percentuali. 


Sempre su base annua i contributi più marcati alla crescita dell’export nazionale derivano dall’aumento delle vendite del Lazio verso i Paesi Bassi (+158,5%), della Lombardia verso Germania (+9,2%) e Cina (+36,4%) e della Toscana verso Cina (+145,2%) e Usa (+28,6%). Pesano, al contrario, le minori vendite verso gli Stati Uniti di Lombardia (-30,1%), Liguria (-72,7%) e Friuli-Venezia Giulia (-62,9%). Non è dunque una ripartenza semplice e la strada da recuperare è ancora molta. Nel 2020 l’export ha subito una flessione di quasi il 10 per cento rispetto al 2019. Contrazione che si è rivelata essere la più severa dal 2009 e che ha interessato in misura più marcata regioni come Lombardia, Piemonte e Veneto, per fare giusto qualche esempio.
 

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