Ex Ilva, il veto di Di Maio: a rischio l’acciaio italiano
Ex Ilva, 1.400 lavoratori in cassa integrazione: «In crisi il mercato dell'acciaio»
Ma è chiaro che non sarà facile. Una volta approvato definitivamente il decreto Crescita (dopo l’ok della Camera adesso è in Senato dove verrà posta la fiducia per il via libera entro la scadenza del 29 giugno), l’unica possibilità è appesa all’ordine del giorno presentato dalla Lega, in cui si impegna il governo a «verificare la coerenza» della nuova norma con gli accordi firmati con la nuova proprietà. Che la Lega su questa vicenda faccia da sponda alla multinazionale lo conferma il vicepremier Matteo Salvini: «Non ci possiamo permettere la chiusura dell’Ilva, sono 11 mila posti di lavoro diretti e altrettanti indiretti. Gli imprenditori arrivati adesso hanno ereditato una situazione disastrosa e in nove mesi non possono sistemarla». E poi: «C’è una sentenza pendente della Corte, io avrei lasciato la garanzia legale. Di Maio mi assicura che non rischia, io mi fido. Con 15 mila posti di lavoro non si scherza. Non si può cambiare un contratto in corso d’opera».
Di certo le parole del vicepremier Di Maio in missione a Taranto lunedì scorso insieme con una folta squadra di “suoi” ministri, non aiutano: «L’immunità penale è un caso risolto. Non ci sarà più da settembre. Questo era il nostro obiettivo e lo abbiamo realizzato. L’esimente penale non era nel contratto che abbiamo firmato e non era legata neanche all’addendum».
Quella di Di Maio è un’interpretazione che i franco-indiani contestano: il richiamo alla norma sulle tutele legali fino al 2023, data di attuazione del piano ambientale, è contenuto nella premessa del contratto e quindi ne fa parte a tutti gli effetti.
L’OPPOSIZIONE
L’annuncio della probabile chiusura del Siderurgico di Taranto il sei settembre ha scatenato una montagna di critiche contro il governo. Il gruppo del Pd alla Camera ha chiesto a Di Maio di riferire immediatamente in Aula. Fratelli d’Italia invece pretende che sia direttamente il premier Conte a fornire spiegazioni. Renzi ha annunciato che oggi in Senato prenderà la parola, e nel frattempo ha anticipato un piccolo assaggio del suo intervento: «L’Ilva è la più importante fabbrica del Sud. Questi che ci governano non sono cialtroni: sono semplicemente pazzi. Licenziano 15 mila persone. E ora? Reddito di cittadinanza per tutti?». Nicola Zingaretti ha twittato: «Gestione caso Ilva. Altro crimine di questo Governo contro l’Italia». Osvaldo Napoli (Forza Italia) ha definito il governo «irresponsabile». «Spero che il governo agisca in fretta» commenta Rinaldo Melucci, sindaco di Taranto.
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