Ilva, scudo penale per evitare i sequestri e nuovo accordo tra soci. Via libera al prestito da 680 milioni

Il governo ha varato il decreto che prevede la massima tutela dei siti strategici nazionali

Ilva, uno scudo penale per evitare i sequestri e nuovo accordo tra soci. Via libera al prestito da 680 milioni
di Rosario Dimito
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Giovedì 29 Dicembre 2022, 00:03 - Ultimo aggiornamento: 08:18

Svolta alla ex Ilva. Il nuovo decreto approvato ieri dal consiglio dei ministri contiene non solo il percorso per rilanciare l’acciaieria, ma norme processuali penali per assicurare la continuità produttiva delle imprese di interesse strategico nazionale. In pratica viene posto un freno alla possibilità di sequestro da parte della magistratura. Ci sarà anche una limitazione della responsabilità penale. Il nuovo accordo fra ArcelorMittal e Invitalia è stato illustrato ieri sera in Cdm da Adolfo Urso. In sintesi si sostanzia in un finanziamento soci di 680 milioni convertibile in capitale con la copertura dello scudo penale, come anticipato ieri dal Messaggero. Il testo del provvedimento sarebbe stato rivisto durante la discussione di governo che ha coinvolto Palazzo Chigi, Mimit e Tesoro, trovando alla fine una sintesi che in tarda serata avrebbe portato alla riscrittura definitiva dei dettagli dei 10 articoli del decreto legge recante “Misure urgenti per impianti di interesse strategico nazionale”.

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IL NUOVO CONTESTO

Il nuovo accordo si propone di cambiare lo scenario della siderurgia italiana con l’impegno al rilancio del sito produttivo e conseguenti garanzie occupazionali, fissando dei target di produzione superiori a quelli conseguiti dalla ex Ilva nell’ultimo biennio; una riconversione industriale per impianto green e risanamento ambientale con il completamento dell’Autorizzazione Integrata Ambientale nei tempi previsti; investimenti legati allo sviluppo industriale e al Polo di Taranto, come l’attivazione dei campi eolici “floating”, iniziative di economia circolare tramite il recupero dei sottoprodotti (cementificio), attivazione di impianti di desalinizzazione tramite il recupero delle acque dolci dei fiumi Tara e Sinni, lo sviluppo del porto tramite impianto di degassificazione FSRU galleggiante.

Per realizzare questi obiettivi le parti hanno convenuto di modificare i patti parasociali incidendo su aspetti cruciali come la partecipazione azionaria (60% Invitalia e 40% Arcelor) e la futura governance e determinando gli impegni finanziari dei soci, con rispettivi impegni proporzionali alla quota azionaria.
Urso ha inoltre annunciato che il Mimit ha convocato il tavolo ex Ilva per il 19 gennaio con la partecipazione delle forze sociali, sindacati e associazione produttive, rappresentanti degli Enti locali, azionisti pubblici e privati.

In questa riunione del tavolo l’azienda illustrerà i piani di sviluppo e gli impegni industriali e occupazionali.

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Il dl prevede che i 680 milioni, già stanziati, possano essere utilizzati fin d’ora quale finanziamento soci convertibile in futuro aumento di capitale. Ad essi si sommano il miliardo stanziato dal dl Aiuti bis e le risorse previste per il DRI e il Just transition fund. Il decreto allarga il suo raggio di azione al diritto societario e fallimentare e al diritto penale delle imprese in quanto prevede inoltre modifiche alla normativa per la attivazione delle procedure per l’amministrazione straordinaria in caso di insolvenza della società: si tratta di accelerare le procedure di amministrazione straordinaria e di liquidazione, scoraggiando comportamenti dilatori e legando i compensi ai risultati e alla durata della procedura. Ad una prima valutazione, la ex Ilva potrebbe davvero voltare pagina anche se, dopo mesi di conflitti, l’armistizio va messo a terra. Il decreto oggi verrà recepito dal cda Invitalia rimasto aperto e dall’assemblea di Acciaierie che torna a riunirsi per l’ottava volta.

 

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