Ilva, Banzato (Federacciai): «Stato traghettatore, nel caso di fallimento della trattativa con ArceloMittal»

Ilva, Banzato (Federacciai): «Stato traghettatore, nel caso di fallimento della trattativa con ArceloMittal»
di Giusy Franzese
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Mercoledì 14 Ottobre 2020, 18:38 - Ultimo aggiornamento: 20:50

L'Ilva non può chiudere: «La manifattura italiana ha bisogno della produzione dello stabilimento di Taranto. Se la trattativa con ArcelorMittal non dovesse avere esiti positivi vedo solo la possibilità di uno “stato traghettatore”, un passaggio in mano pubblica sarebbe ineluttabile». Qualche soluzione deve essere trovata, anche rimanendo nel percorso della tutela ambientale. Il messaggio al governo è del presidente di Federacciai, Alessandro Banzato, che lo ha riferito ai giornalisti poco prima dell'avvio dellìassemblea annuale assemblea annuale della federazione. Banzato tiene a specificare che non elementi di novità sulla trattativa in corso tra governo e ArcelorMittal. Il suo è solo un ragionamento sugli scenari che si potrebbero aprire nel caso il negoziato dovesse fallire. Una cosa è certa e Banzato la rimarca: Taranto «è un asset necessario e strategico per tutta la filiera. Taranto è importantissima per una manifattura come quella italiana, la seconda in Europa dopo la Germania».

 In questo periodo in cui la produzione del siderurgico tarantino è scesa ai livelli minimi, il sistema solo in parte è riuscito a risolvere con un aumento della produzione di una altro grande player nazionale. Per il resto ha dovuto aumentare le importazioni, con tutto ciò che questo comporta. Comunque secondo Banzato, «la presenza dello Stato deve servire per proteggere il turnaround ma poi deve essere valorizzata prevedendone una uscita. Siamo quindi dell'idea che lo Stato possa fare il traghettatore ma non l'imprenditore». Il presidente di Federacciai ha poi rivelato che prima dell'esplosione del Covid la federazione ha avutouna riunione con i commissari straordinari Ilva per esplorare «come alimentare un eventuale forno elettrico a Taranto senza creare grandi squilibri per gli altri player nazionali».

C’è infatti il problema della scarsità della materia prima, il rottame, di cui l’Italia è già forte importatore. «Si è parlato anche di soluzioni consortili, ma era una riflessione solo agli inizi, interrotta poi dal Covid» ha detto.

Sicuramente i fondi europei potranno accelerare la svolta green dell'acciaio. A Taranto, ma non solo. Secondo Banzato infatti una parte di questi fondi deve andare anche al resto della filiera. Il presidente di Federacciai ha poi rinnovato la richiesta di un tavolo con il governo, alla presenza anche dei sindacati, per parlare di tutti questi problemi. «Del piano  della siderurgia italiano ne ho sentito parlare tante volte, ma non ne ho visto nemmeno una riga. Non siamo stati mai convocati. Il tavolo  è fondamentale, perchè i temi sono molto complessi» ha spiegato.

Per quanto riguarda l'andamento del settore Banzato ha parlato di «fortissima discesa nella prima parte dell'anno» nell'ordine di un meno 40% della produzione nei soli mesi di marzo-aprile. Ma anche di «un recupero nella seconda parte», tant'è che le stime parlano di una chiusura del 2020 a -17%. «Siamo ottimistio, speriamo di non dover rivedere questi numeri con la nuova situazione che si sta creando» ha concluso. 

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