Il rublo sembra essersi quindi messo alle spalle la debolezza di inizio conflitto, quando era arrivato a toccare quota 140 a causa delle sanzioni occidentali (in particolare l'esclusione dal circuito Swift di alcune istituzioni finanziarie e il congelamento di circa 600 miliardi di euro di riserve russe all'estero).
Sul rally del rublo pesano alcuni fattori, come i controlli sui capitali da parte della banca centrale di Mosca, il crollo delle importazioni a causa delle sanzioni e l'aumento dei prezzi dell'energia. Inoltre, il valore del rublo è sostenuto dalla conversione obbligatoria imposta sugli introiti derivati dalle esportazioni, per cui tutte le aziende russe che commerciano con l'estero sono costrette a convertire i pagamenti ricevuti in valuta estera in rubli.
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