Dall'avviso a pagamento pubblicato sui quotidiani, emerge che il Patto di consultazione si concretizza "nell'impregno delle parti di consultarsi in merito alle materie poste all'ordine del giorno dell'assemblea", in particolare alla nomina del CdA, "al fine di meglio ponderare i rispettivi autonomi interessi rispetto a una più profittevole ed efficace gestione" del gruppo assicurativo "improntata alla modernizzazione tecnologica dell'attività caratteristica, al posizionamento strategico dell'impresa, nonché alla sua crescita in una logica di mercato aperta, trasparente e contendibile".
Il nocciolo della questione ruota attorno alle nomine ed in particolare alla figura del Ceo Philippe Donnet, che da tempo viene indicato in uscita dal Gruppo assicurativo. E c'è già chi ipotizza i papabili alla successione, ad esempio un ritorno dell'ex Ad Sergio Balbinot o l'arrivo dell'ex Ad di MPS Marco Morelli.
La vera storia è che si profila un braccio di ferro a colpi di candidature in vista della prossima assemblea, da un lato il Board sostenuto da Mediobanca, titolare del 12,93% del capitale, che chiederà di rinnovare l'incarico di Donnet, facendo leva sul raggiungimenti di tutti i target del Piano e sulla consolidata esperienza del manager francese; dall'altro la coppia di imprenditori, che presenterà una propria lista di candidati, chiedendo al nuovo CdA un "salto di qualità", qualcosa di più dei risultati già brillanti portati dall'attuale Ceo. Alla fine l'ago della bilancia sarà il mercato, in particolare gli investitori istituzionali, che all'ultima assemblea hanno pesato per il 24% del capitale.
Frattanto, IVASS e Consob stanno seguendo con grande attenzione l'evolversi della vicenda, soprattutto l'authority di regolamentazione del mercato, che guarda con una certa apprensione alla doppia partecipazione di Del Vecchio e Caltagirone in Generali e nella controllante Mediobanca, con il patron di Luxottica che detiene la quota massima a ridosso del 20% in Piazzetta Cuccia ed il costruttore romano che è già arrivato ad una quota del 3% con facoltà di salire fino al 5% del capitale.
© RIPRODUZIONE RISERVATA