Gas russo, l'Italia può far fronte all'eventuale stop? Dal carbone ai rigassificatori, ecco il piano

Gas russo, l'Italia può far fronte all'eventuale stop? Dal carbone ai rigassificatori, ecco il piano
di Jacopo Orsini
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Martedì 8 Marzo 2022, 12:03 - Ultimo aggiornamento: 14:47

L'Italia è in grado di fronteggiare uno stop dell'arrivo del gas dalla Russia. Lo ha assicurato il ministo della Transizione ecologica, Roberto Cingolani.

L'EMERGENZA

«Il governo ha detto che qualora ci fosse un'emergenza energetica, e quindi con tutti i se connessi all'interruzione del gas russo, si potrebbero mandare a pieno regime le due centrali principali ancora in funzione che sono Brindisi e Civitavecchia», sono state le parole di Cingolani. «Potrebbero dunque per un periodo limitato produrre energia in caso di mancanza. Non riapriamo nulla. Quelle che sono chiuse non si riaprono e quindi si tratta solo di una possibilità in caso di emergenza molto più forte di quella attuale, limitata nel tempo», ha aggiunto il minstro. «Questi sono i fatti. Le preoccupazioni le capisco ma io sono preoccupato per quello che succede nel mondo e quindi onestamente persino nelle preoccupazioni ci deve essere una sana gerarchia».

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Il piano di Cingolani per non essere più dipendenti dal gas russo, che al momento garantisce oltre il 40% del gas che arriva in Europa e il 43% di quello consumato in Italia, prevede poi una accelerazione sulle rinnovabili e il potenziamento della capacità di rigassificare. Questo, ha sottolineato ancora Cingolani, ridurrà nel breve periodo la dipendenza della Penisola dal gas russo. Secondo Cingolani, ospite di Agorà Extra su Rai 3, al momento «tutta l'Europa importa circa il 46% del suo gas dalla Russia e dipendere energeticamente da un solo paese è un errore».

LE IMPORTAZIONI DALLA RUSSIA

«Noi importiamo dalla Russia ogni anno circa 29 miliardi di metri cubi di gas, poco più del 40%. Questi vanno sostituiti. Abbiamo fatto un'operazione estremamente anticipata e rapida ed entro la primavera inoltrata circa 15-16 miliardi di metri cubi saranno rimpiazzati da altri fornitori», ha detto ancora il titolare della Transizione ecologica. «Stiamo lavorando con impianti nuovi, rigassificazione e contratti a lungo termine, rinforzo delle nostre infrastrutture e ragionevolmente in 24-30 mesi dovrebbero consentirci di essere completamente indipendente», ha garantito il ministro. 

I RIGASSIFICATORI

«Noi al momento - ha proseguito - abbiamo 3 rigassificatori che vanno più o meno al 60% della loro capacità di servizio per via del bilancio energetico globale e questi possono a breve essere portati ad un'efficienza superiore e quindi produrre più gas. A metà di quest'anno inoltre installeremo un primo rigassificatore galleggiante e costruiremo altre infrastrutture nei prossimi 12-24 mesi».

«Se, per qualche motivo, dovesse cessare completamente la fornitura dalla Russia con le nostre
riserve attuali e il piano di emergenza ci darebbero un tempo sufficientemente lungo da arrivare alla stagione buona», ha poi spiegato il ministro. «Dovremmo fare dei sacrifici - ha proseguito - ma non fermeremmo le macchine».

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«Mi spiace parlare di vile denaro in un momento di tragedia come questo - ha quindi sottolineato Cingolani -. Detto questo però faccio presente che il gas che noi acquistiamo in Europa frutta ai russi quasi un miliardo di euro al giorno. Quindi non sono sicuro che loro vogliano chiudere. Personalmente ritengo che quello che sta succedendo sia storicamente, socialmente, eticamente inaccettabile ma c'è anche questa componente finanziaria che non va sottovalutata».

Dal punto di vista ambientale, ha poi sottolineato Cingolani, «non bisogna confondere: la quantità di gas che stiamo discutendo è esattamente la stessa che bruciamo oggi. Se la situazione permarrà com'è adesso, noi consumeremo lo stesso gas di oggi, accelereremo sulle rinnovabili in tutte le forme e quindi penso di poter dire con un ampio margine di sicurezza che noi garantiremo comunque il percorso di decarbonizzazione al 55%».

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