Ancora qualche giorno e le sanzioni al petrolio russo saranno realtà. Mentre gli Stati tornano a dividersi sul pagamento in rubli e in Europa gli occhi sono tutti puntati sulla riunione straordinaria dei ministri dell’Energia di domani, dalla quale si attendono indicazioni più chiare e direttive più stringenti sul saldo del gas attraverso il sistema del doppio conto presso Gazprombank, si prepara intanto l’affondo sul greggio come parte del sesto pacchetto di sanzioni. Di fatto, lo stop non arriverà però prima della fine dell’anno, secondo fonti Ue citate da Bloomberg: sarà cioè graduale, ripetendo lo schema già adottato un mese fa per il carbone, per il quale l’embargo sarà effettivo solo a partire da agosto.
In entrambi i casi, la linea della cautela ha prevalso su pressione della Germania, la più esposta fra i Ventisette alle forniture russe.
Se sul nuovo pacchetto di sanzioni si viaggia (un po’ più) spediti, è sul pagamento del gas attraverso il sistema del conto K che l’Ue continua a dividersi, dopo lo stop ai flussi per Polonia e Bulgaria questa settimana. Ieri il ministro degli Esteri ungherese Péter Szijjártó, in visita a Belgrado, è tornato a ribadire che Budapest si uniformerà al diktat del Cremlino per garantire la sicurezza energetica del Paese, visto che anche altre compagnie Ue hanno accettato lo schema: «Non è esatto dire che gli altri si rifiutano, sono solo meno sinceri. Ma non possiamo riscaldare le case con dichiarazioni politiche», ha detto, citato dai media serbi. Di diverso avviso, invece, il titolare delle Finanze tedesco Christian Lindner: «Putin non ci può ricattare. Non pagheremo il gas in rubli e stiamo facendo tutto il possibile per diventare rapidamente indipendenti dalla Russia».
Il confronto
I ministri dell’Energia domani si confronteranno sia sulle misure di solidarietà da adottare su base regionale in caso di nuovi stop di Gazprom sia sulla risposta univoca da dare alle società chiamate a saldare, da contratto, le forniture a metà mese. La linea di Bruxelles è stata finora ambivalente: consentita l’apertura del primo conto, quello in euro, ma non del secondo, denominato in rubli, perché l’accettazione del sistema voluto da Mosca e l’attesa della conversione in rubli come momento in cui considerare compiuta la transazione configurerebbero un prestito di fatto alla Banca centrale russa e, quindi, un aggiramento delle sanzioni. Che potrebbe anche dare il via, è il monito espresso dalla Commissione, a una procedura d’infrazione contro gli Stati membri.