Gas, la Ue si divide sul conto K ma decide lo stop al petrolio russo

Berlino: non paghiamo il gas in rubli e sul greggio il blocco sarà graduale. Il ministro ugherese Szijjarto: in Europa molte compagnie operano in valuta russa

Gas, la Ue si divide sul conto K ma decide lo stop al petrolio
di Gabriele Rosana
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Sabato 30 Aprile 2022, 22:01 - Ultimo aggiornamento: 2 Maggio, 13:50

Ancora qualche giorno e le sanzioni al petrolio russo saranno realtà. Mentre gli Stati tornano a dividersi sul pagamento in rubli e in Europa gli occhi sono tutti puntati sulla riunione straordinaria dei ministri dell’Energia di domani, dalla quale si attendono indicazioni più chiare e direttive più stringenti sul saldo del gas attraverso il sistema del doppio conto presso Gazprombank, si prepara intanto l’affondo sul greggio come parte del sesto pacchetto di sanzioni. Di fatto, lo stop non arriverà però prima della fine dell’anno, secondo fonti Ue citate da Bloomberg: sarà cioè graduale, ripetendo lo schema già adottato un mese fa per il carbone, per il quale l’embargo sarà effettivo solo a partire da agosto. 

In entrambi i casi, la linea della cautela ha prevalso su pressione della Germania, la più esposta fra i Ventisette alle forniture russe.

Nel nuovo lotto di restrizioni contro la Russia e l’alleata Bielorussia rientrerebbero pure nuovi oligarchi e lo scollegamento dal sistema di messaggistica per i pagamenti internazionali Swift di nuove banche, tra cui Sberbank, il principale istituto di credito russo, come fatto già da Usa e Regno Unito. La Commissione ha avviato ieri le consultazioni con i rappresentanti dei Ventisette Stati membri, un lavoro diplomatico che continuerà anche nei prossimi giorni, con l’obiettivo di ufficializzare il nuovo pacchetto di sanzioni magari già mercoledì e di approvarlo (all’unanimità) entro la settimana. L’export di greggio rappresenta per Mosca la principale fonte di introiti: dal 24 febbraio, giorno dell’inizio dell’aggressione militare, la Russia ha incassato 44 miliardi di euro in totale come corrispettivo delle sue forniture energetiche ai Paesi europei, secondo i dati messi a sistema dal Centre for Research on Energy and Clean Air. Oltre all’embargo graduale, tra le opzioni sul tavolo alla vigilia della serie di incontri c’era anche la possibilità di fissare un tetto al prezzo del greggio, in particolare su pressing degli Stati Uniti, preoccupati dall’effetto domino sul mercato globale di uno stop alle forniture Ue che spingerebbe in alto i prezzi e rischierebbe di beneficiare, anziché di danneggiare, l’economia russa.


Se sul nuovo pacchetto di sanzioni si viaggia (un po’ più) spediti, è sul pagamento del gas attraverso il sistema del conto K che l’Ue continua a dividersi, dopo lo stop ai flussi per Polonia e Bulgaria questa settimana. Ieri il ministro degli Esteri ungherese Péter Szijjártó, in visita a Belgrado, è tornato a ribadire che Budapest si uniformerà al diktat del Cremlino per garantire la sicurezza energetica del Paese, visto che anche altre compagnie Ue hanno accettato lo schema: «Non è esatto dire che gli altri si rifiutano, sono solo meno sinceri. Ma non possiamo riscaldare le case con dichiarazioni politiche», ha detto, citato dai media serbi. Di diverso avviso, invece, il titolare delle Finanze tedesco Christian Lindner: «Putin non ci può ricattare. Non pagheremo il gas in rubli e stiamo facendo tutto il possibile per diventare rapidamente indipendenti dalla Russia».

Il confronto

I ministri dell’Energia domani si confronteranno sia sulle misure di solidarietà da adottare su base regionale in caso di nuovi stop di Gazprom sia sulla risposta univoca da dare alle società chiamate a saldare, da contratto, le forniture a metà mese. La linea di Bruxelles è stata finora ambivalente: consentita l’apertura del primo conto, quello in euro, ma non del secondo, denominato in rubli, perché l’accettazione del sistema voluto da Mosca e l’attesa della conversione in rubli come momento in cui considerare compiuta la transazione configurerebbero un prestito di fatto alla Banca centrale russa e, quindi, un aggiramento delle sanzioni. Che potrebbe anche dare il via, è il monito espresso dalla Commissione, a una procedura d’infrazione contro gli Stati membri.

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