La decisione di Putin di chiedere i pagamenti per il gas in rubli è stata vista dai più come un atto dimostrativo. Un modo per sottolineare all’Ue la sua dipendenza da Mosca. Una via, in definitiva, per creare un casus belli per fare in modo che gli europei, rifiutando di pagare il gas in rubli, decidano loro di interrompere le forniture di gas dalla Russia. Questo al prezzo di rinunciare a pagamenti in moneta forte. L’altro risvolto positivo per Putin è il tentativo di aggirare le sanzioni e sostenere il valore rublo fortemente svalutato nelle prime settimane di apertura del conflitto. Finora però, l’Europa ha bocciato la svolta di mosca con una infrazione del contratto.
LA SVOLTA
Ho preso la decisione», ha detto Putin durante una riunione con il governo russo, «di passare ai pagamenti in rubli per le nostre forniture di gas naturale ai cosiddetti Paesi ostili, smettendo di usare le valute compromesse in queste transazioni».
I PREZZI
Dopo l’annuncio sui pagamenti in rubli, i prezzi gas sono cresciuti fino al 21 per cento all’ICE Endex di Amsterdam: è qui che viene gestito lo scambio dei contratti di gas all’interno del Title Transfer Facility (TTF). Ma è anche aumentato il valore del rublo rispetto all’euro è aumentato. Il Cremlino puntava proprio infliggere un danno economico ai paesi che hanno reagito all’invasione russa dell’Ucraina con sanzioni finanziarie contro Mosca e sia per ridurre la spesa per le importazioni della Russia.
GLI OBIETTIVO ECONOMICI
L’altra motivazione di Putin è che senza la fissazione di un tetto europeo, i prezzi del gas sono destinati a salire ancora. Un introito garantito per il governo di Putin che deve finanziare un confronto bellico che si preannuncia lungo.