Gas, perché Putin chiede i pagamenti in rubli? Gli scenari di una possibile guerra economica

Finora però, l’Europa ha bocciato la svolta di mosca con una infrazione del contratto

L'Europa è ancora dipendente dal gas russo
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Sabato 26 Marzo 2022, 17:26 - Ultimo aggiornamento: 21:12

La decisione di Putin di chiedere i pagamenti per il gas in rubli è stata vista dai più come un atto dimostrativo. Un modo per sottolineare all’Ue la sua dipendenza da Mosca. Una via, in definitiva, per creare un casus belli per fare in modo che gli europei, rifiutando di pagare il gas in rubli, decidano loro di interrompere le forniture di gas dalla Russia. Questo al prezzo di rinunciare a pagamenti in moneta forte. L’altro risvolto positivo per Putin è il tentativo di aggirare le sanzioni e sostenere il valore rublo fortemente svalutato nelle prime settimane di apertura del conflitto. Finora però, l’Europa ha bocciato la svolta di mosca con una infrazione del contratto.

LA SVOLTA

Ho preso la decisione», ha detto Putin durante una riunione con il governo russo, «di passare ai pagamenti in rubli per le nostre forniture di gas naturale ai cosiddetti Paesi ostili, smettendo di usare le valute compromesse in queste transazioni».

Putin ha poi aggiunto che non ha senso, per la Russia, esportare merci negli Stati Uniti o nell’Unione europea utilizzando dollari o euro. Una dichiarazione che lascia immaginare una possibile estensione del meccanismo in rubli all’interezza dei prodotti venduti da Mosca, e non solo al gas. I PAESI OSTILI Già dopo le prime sanzioni da Europa, Stati Uniti e Gran Bretagna, Mosca ha predisposto una lista di paesi e territori “ostili”: sono definiti così dal Cremlino per aver adottato “azioni ostili”, appunto, nei confronti della Russia e delle sue aziende. Ci sono tutti i paesi membri dell’Unione europea (anche l’Italia, di conseguenza), e poi Albania, Andorra, Australia, Regno Unito, Anguilla, Isole Vergini britanniche, Gibilterra, Islanda, Canada, Liechtenstein, Micronesia, Monaco, Nuova Zelanda, Norvegia, Corea del sud, San Marino, Macedonia del nord, Singapore, Stati Uniti, Taiwan, Ucraina, Montenegro, Svizzera e Giappone. La lista era stata redatta anche con l’intenzione di stabilire che il governo e le aziende russe potessero ripagare in rubli i debiti in valuta estera contratti con i creditori residenti in questi paesi. A fine febbraio l’Unione europea, gli Stati Uniti, il Regno Unito e il Canada avevano annunciato il congelamento delle riserve in valuta estera della Banca centrale russa, limitando le capacità della Russia di ripagare il proprio debito.

I PREZZI

Dopo l’annuncio sui pagamenti in rubli, i prezzi gas sono cresciuti fino al 21 per cento all’ICE Endex di Amsterdam: è qui che viene gestito lo scambio dei contratti di gas all’interno del Title Transfer Facility (TTF). Ma è anche aumentato il valore del rublo rispetto all’euro è aumentato. Il Cremlino puntava proprio infliggere un danno economico ai paesi che hanno reagito all’invasione russa dell’Ucraina con sanzioni finanziarie contro Mosca e sia per ridurre la spesa per le importazioni della Russia.

GLI OBIETTIVO ECONOMICI

L’altra motivazione di Putin è che senza la fissazione di un tetto europeo, i prezzi del gas sono destinati a salire ancora. Un introito garantito per il governo di Putin che deve finanziare un confronto bellico che si preannuncia lungo.

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