«Sull’energia le cose si stanno muovendo». Quando il premier Mario Draghi al termine del vertice Ue informale di Praga si presenta davanti ai giornalisti appare molto ottimista. «La Commissione - spiega con un volto tirato che tradisce però un minimo di tensione - presenterà al Consiglio europeo del 19 ottobre una proposta in cui i tre elementi, far diminuire i prezzi, avere un elemento di solidarietà nel meccanismo e un inizio di riforma del mercato dell’elettricità, ci saranno». Il tempo però stringe. Mancano infatti meno di due settimane a quello che sarà con ogni probabilità l’ultimo viaggio a Bruxelles da premier per Draghi. Ed è per questo che l’ex numero uno della Bce ha ritenuto di dover pressare la Commissione europea. In altri termini il presidente del consiglio ha provato a imporre un ritmo diverso rispetto a quello tenuto fino a questo momento, ottenendo peraltro l’impegno della presidenza ceca. «Ha dichiarato che convocherà tanti consigli dell’energia quanti saranno necessari per arrivare alla necessaria proposta concreta» aggiunge nel sontuoso cortile del castello della città ceca.
Non solo.
LE CONCLUSIONI
Tornando all’energia, il vertice ceco appena terminato restituisce un quadro ancora composito, con tutte le opzioni sul tavolo. Non a caso al termine sono state volutamente evitate le conclusioni scritte, il consueto documento di sintesi negoziato parola per parola dalle delegazioni nazionali: meglio evitare una resa dei conti a Praga, visto che i tempi sono ancora prematuri per trovare la quadra.
Ma - è la sensazione di varie fonti Ue - ci si sta muovendo lentamente in quella direzione. Intervenendo in conferenza stampa, la presidente della Commissione Ursula von der Leyen ha riproposto i punti chiave affidati già alla lettera mandata alle capitali alla vigilia dell’incontro, a cominciare dagli acquisti congiunti di metano così da dare all’Ue un maggiore peso di mercato rispetto ai fornitori, fino a nuovi finanziamenti europei per investire in infrastrutture energetica e interventi di efficientamento.
Ma è sul freno ai costi che la presidente dell’esecutivo continua a mostrare prudenza, senza mai citare il tetto o un intervento sui quantitativi all’ingrosso: «I prezzi del gas si possono abbassare in molti modi. Possiamo negoziare un “corridoio del prezzo”, e abbiamo cominciato a farlo con la Norvegia, oppure limitare il modo in cui avviene la formazione del prezzo, cioè smussando i picchi e la speculazione che vediamo nell’indice Ttf e, infine, possiamo già parzialmente slegare l’influenza della quotazione del metano sulla determinazione del costo dell’elettricità. In quest’ultimo caso, si tratta del primo passo di una riforma di più ampio respiro che potremo avviare solo il prossimo anno».
Sono tutte proposte che l’esecutivo Ue non potrà più tenere a livello interlocutorio di documenti non ufficiali a lungo, ma dovrà mettere nero su bianco nei prossimi dieci giorni, con l’obiettivo di presentare una proposta circostanziata alla vigilia del prossimo summit, il 19 ottobre. Nel mezzo, la riunione informale dei ministri dell’Energia a Praga contribuirà a indirizzare il confronto fra le capitali.
L’INTESA
Per il momento, infatti, i governi sembrano parlare linguaggi diversi. Il cancelliere tedesco Olaf Scholz - che a Praga ha difeso il maxi-piano tedesco contro il caro-bollette da 200 miliardi (spiegando che è simile a quello di Italia, Francia Olanda e Spagna) - ha ribadito che «il “price cap” solleva dubbi sulla sicurezza delle forniture. Siamo però tutti d’accordo nel dire che i prezzi sono troppo alti e dobbiamo discutere con Norvegia, Usa, Corea del Sud e Giappone sul modo in cui possono essere ridotti», proponendo di fatto una sorta di intesa allargata al G7 e ai grandi Paesi asiatici per negoziare collettivamente prezzi più vantaggiosi.