Gas, prezzo sfonda quota 300. Dalla Germania alla Francia prime contromisure nell'Ue

La Germania punta a un risparmio del metano del 2,5%. Stretta sugli uffici. Macron: finita l’epoca dell’abbondanza

Gas, prezzo sfonda quota 300. Dalla Germania alla Francia prime contromisure nell'Ue
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Mercoledì 24 Agosto 2022, 23:05

Il gas in Europa ieri ha sfondato la soglia record dei 300 euro al megawattora nel finale di seduta sulla piazza di riferimento Ttf di Amsterdam, salvo poi scendere a 290 euro in chiusura. Ora a Bruxelles si ragiona su come correre (e in fretta) ai ripari. 

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L’ESCALATION
I ripetuti rincari seguono l’annuncio di una nuova chiusura programmata per tre giorni, a partire da mercoledì prossimo, del gasdotto Nord Stream (infrastruttura che ha già ridotto i flussi al 20% della sua capacità) e hanno portato il metano sui valori registrati all’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina. Il tetto al prezzo del gas all’ingrosso e la riforma del mercato dell’elettricità per disaccoppiare la definizione del prezzo dell’energia elettrica da quello del metano, battaglie rievocate ieri dal premier Mario Draghi al meeting di Rimini di Cl, tornerebbero così sul tavolo di una riunione straordinaria dei ministri dell’Energia che la Repubblica Ceca, al timone della presidenza di turno del Consiglio dell’Ue nel secondo semestre dell’anno, potrebbe convocare d’urgenza subito al rientro dalla pausa estiva. «Se il problema riguarda tutta l’Europa, allora l’approccio più semplice passa da una soluzione a livello europeo», ha detto ieri il ministro ceco dell’Industria Jozef Sikela, citato dall’agenzia di stampa Ctk. La Commissione non ha ancora presentato le sue conclusioni sulla fattibilità di un “price cap”, un cartello dei compratori che andrebbe comunque definito - questo è l’orientamento di cautela emerso durante gli ultimi summit a Bruxelles - insieme ai partner del G7, mentre non manca nelle capitali lo scetticismo sulla misura, in particolare tra i falchi del Nord Europa. 


LE PREOCCUPAZIONI
I governi Ue, che hanno finora speso circa 280 miliardi di euro per mettere famiglie e imprese al riparo dai rincari energetici - secondo i dati raccolti dall’istituto di ricerca Bruegel di Bruxelles -, stanno nel frattempo mettendo a punto le strategie nazionali di austerità per ridurre la domanda di gas, in linea con il target volontario del 15% pattuito a livello Ue un mese fa. Ieri è stata la volta della Germania, il Paese più esposto al rischio recessione in caso di chiusura totale dei rubinetti da parte di Mosca: dopo i razionamenti messi in pratica dalle amministrazioni locali, il governo federale ha dato il via libera a un primo lotto di misure per il comparto pubblico attraverso le quali Berlino punta a un risparmio quantificato di gas tra il 2% e il 2,5%. Dal 1° settembre strutture e uffici pubblici dovranno tenere i riscaldamenti accesi fino a un massimo di 19 gradi (sono fatti salvi gli ospedali), mentre i termosifoni potranno essere del tutto spenti nelle aree di passaggio come hall d’ingresso e corridoi. Staccata l’illuminazione anche per monumenti e siti di rilievo storico e artistico, con lo stesso obbligo che potrà esser previsto pure per le vetrine dei negozi e per il riscaldamento delle piscine private. E l’ipotesi di limitare l’acqua calda ad alcune ore del giorno rimane in discussione. Nelle prossime settimane pure la Francia - dove ieri il presidente Emmanuel Macron ha avvertito che «è finita l’era dell’abbondanza» - presenterà le regole per la “sobrietà energetica”: si va dallo stop ai cartelli illuminati di notte all’obbligo di tenere le porte di negozi e centri commerciali chiuse se i climatizzatori sono accesi. A rompere il fronte comune Ue, però, potrebbe essere la Bulgaria, il cui governo ad interim sarebbe intenzionato a riprendere gli acquisti di gas da Gazprom.

 

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