Gas, l’Italia chiede il prezzo fisso dopo l’ok Ue a Spagna e Portogallo

Per Madrid e Lisbona ora è previsto un blocco del prezzo a 50 euro al mw/h

Gas, l’Italia chiede il “tetto” dopo l’ok Ue alla Spagna
di Roberta Amoruso e Gabriele Rosana
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Mercoledì 27 Aprile 2022, 00:09 - Ultimo aggiornamento: 00:17

Spagna e Portogallo avranno il loro “tetto” sul gas: Bruxelles ha detto sì a un prezzo che è meno della metà dei valori di mercato. Così, ora che i due Paesi hanno aperto il varco, una riflessione sul tema è d’obbligo anche per l’Italia. Al punto che già ieri sono scattati contatti serrati tra i ministri Roberto Cingolani, Daniele Franco e Giancarlo Giorgetti in costante contatto con il premier Draghi da città della Pieve. La riflessione sarà messa a fuoco oggi nel nuovo round di riunioni preparatorie al doppio decreto, tra pacchetto energia e aiuti a famiglie e imprese, di cui potrebbe arrivare una prima tranche domani in Consiglio dei ministri. E non è escluso che lo studio di un blocco al prezzo del metano diventi parte del nuovo provvedimento per calmierare le bollette mentre avanza la strategia di autonomia progressiva dal gas russo. L’idea è di bussare subito a Bruxelles con una proposta nazionale simile a quelle spagnola e portoghese. 

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TUTTE LE CRITICITÀ

Dunque, vanno esaminati costi e benefici, tra compatibilità con il nostro mix energetico e benefici per il nostro assetto industriale.

Spagna e Portogallo contano molto sulle rinnovabili e sul Gnl, forti dei loro sette rigassificatori, mentre hanno scarse interconnessioni con il resto della rete europea e non dipendono dall’import via gasdotto. Le differenze non sono poche con l’Italia. Dunque rimangono da vagliare tutte le criticità e i timori di una mossa che può dirottare il gas russo altrove. Comunque vada a finire, il dossier Spagna-Portogallo darà nuovo slancio al pressing per il tetto europeo.

 

I due Paesi avevano spuntato una deroga a fine marzo in un Consiglio europeo che arrivò a un nulla di fatto su un accordo dei 27 sul tetto tanto caldeggiato da Draghi. Una delusione, certo. Ma era apparso comunque un risultato per il premier aver ottenuto dal primo ministro olandese, Mark Rutte, una lieve apertura: «Non sono riuscito a convincerlo», aveva detto Draghi, dopo il colloquio a Palazzo Chigi, «ma Rutte ha fatto un passo fondamentale: mi ha detto che non c’è alcuna prevenzione di principio ed è pronto a esaminare tutte le questioni a favore per discussione aperta». Da mesi il dossier è aperto a Palazzo Chigi. Lo stesso premier Draghi ha portato per primo il disegno del “tetto europeo” insieme al ministro Cingolani in Consiglio Ue senza raccogliere il consenso necessario. Troppe le resistenze di Paesi come la Germania, la Norvegia e l’Austria, insieme all’Olanda, Paese che controlla il mercato del Tff di Amsterdam, che segna il prezzo internazionale del gas. L’Italia tornerà all’attacco a fine maggio in occasione del confronto tra i leader degli Stati membri. Lo ha detto chiaramente ieri il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio.

LA PROPPOSTA TRICOLORE

L’accordo Ue con Spagna e Portogallo prevede un prezzo massimo di 40 euro al megawattora (10 euro in più di quanto chiedevano in origine Madrid e Lisbona), con una media di 50 euro nel periodo di applicazione del provvedimento, in vigore per un anno, mentre il gas ieri è arrivato a quota 103 euro per megawattora in rialzo del 10%. Così, per i cugini iberici si prospetta uno sconto in bolletta di circa il 40%. La proposta italiana portata a Bruxelles ipotizzava, invece, un prezzo di almeno a 80 euro per megawattora. Ma il valore degli ultimi 10 anni è intorno a 60 euro. E non è escluso che sia questo l’obiettivo del governo Draghi. 

Intanto, il prossimo decreto energia del governo potrà contare su altri 6 miliardi. Non di più, a quanto pare. E oltre alle semplificazioni sulle rinnovabili, con un’Autorizzazione Unica, tra Valutazione di impatto ambientale e ok regionale, ci sarà anche la liberalizzazione delle sovrintendenze per i pannelli solari su tetti ed edifici. Al centro della riunione di eri tra i ministri Franco e Giovannini con il sottosegretario Roberto Garofoli anche il nodo del caro materiali che incide sulle gare d’appalto (comprese quelle del Pnrr) e della revisione dei prezzi. 

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