Gas, cosa succedo ora in Italia? Dall'inverno freddo nel 2023 ai razionamenti alle fabbriche

Eni conferma: Gazprom ha comunicato una limitata riduzione delle forniture di gas per la giornata di oggi, pari a circa il 15%

Gas, taglio forniture dalla Russia. Cosa rischia adesso l'Italia? Dall'inverno freddo nel 2023 ai razionamenti alle fabbriche
di Giusy Franzese
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Mercoledì 15 Giugno 2022, 14:12 - Ultimo aggiornamento: 16:00

Dopo la Germania tocca all’Italia. Il colosso energetico russo Gazprom ha ridotto del 15% le forniture di gas al nostro Paese. E se ieri per il taglio del 40% ai tedeschi si è parlato di un problema tecnico, fino a questo momento per l’Italia non ci sono spiegazioni per il giro di vite sui rubinetti delle forniture. E così si fa sempre più strada l’ipotesi che l’ordine sia arrivato direttamente dal Cremlino come ritorsione per l’impegno del premier Draghi verso la pace. Forse non è nemmeno un caso che il taglio delle forniture sia arrivato a ridosso dell’annuncio di una visita di Draghi a Kiev.

Gas, cosa rischia adesso l'Italia?

Eni conferma: Gazprom ha comunicato una limitata riduzione delle forniture di gas per la giornata di oggi, pari a circa il 15%. La società - alla quale ancora non sono state notificate le ragioni della diminuzione - fa sapere che sta costantemente monitorando la situazione. A questo punto c’è da capire se il taglio si limiterà alla giornata di oggi oppure andrà avanti nei prossimi giorni. Nel primo caso ovviamente i danni sarebbero limitati, anche se le quotazioni del gas sui mercati stanno già nuovamente schizzando. Nel secondo caso ci potrebbero essere problemi seri per gli stoccaggi in vista dell’inverno. Il ministro Cingolani comunque rassicura: «L'andamento dei flussi di gas è coistantamente monitorato in collaborazione  con gli operatori e al momento non si riscontrano criticità». 

Gli stoccaggi

La settimana scorsa l’ad di Eni, Claudio Descalzi, si era detto «ottimista» per quanto riguarda gli stoccaggi, pur evidenziando che il rialzo dei prezzi stava rallentando un po’ il trend. «Gli stoccaggi stanno procedendo; i prezzi li stanno rallentando un pò.

Non so se riusciremo a raggiungere il 90% ma sono ottimista che con gli sforzi che sta mettendo in piedi il governo e l’Area riusciremo nei prossimi 3-4 mesi a colmare il gap» aveva detto. Aggiungendo: «Noi stiamo facendo il nostro, siamo quelli che hanno messo più gas. Siamo un pochino più avanti della media europea, forse un pochino più indietro di quello che eravamo abituati a fare. Io sono ottimista».Ovviamente se il taglio delle forniture dovesse protrarsi, lo scenario potrebbe diventare decisamente più problematico. A livello europeo si cerca di tranquillizzare.

 

«Non c‘è alcuna indicazione al momento di rischi sulle forniture energetiche» ha detto Tim McPhie, portavoce della Commissione Ue. Rispetto agli stoccaggi di gas «sono oltre il 50%, oggi a circa il 52-53%, che è anche sopra al punto al quale eravamo l‘anno scorso in questo momento», ha aggiunto. Quindi per l‘inverno «i preparativi sono in corso, questo monitoraggio molto attento è in corso e c‘è uno sforzo molto più ampio su cui stiamo lavorando per diversificare e cambiare la nostre forniture e fonti di energia».

La dipendenza

Noi importiamo dalla Russia il 40% del nostro fabbisogno di gas, pari a 29 miliardi di gas. La Germania sta messa ancora peggio: dipende dal gas russo per il 51% del suo fabbisogno, con un import di 43 miliardi di metri cubi di gas.

Gli altri fornitori

Sono mesi ormai - praticamente da quando è iniziata l’invasione della Russia in Ucraina - che l’Italia, al pari degli altri paesi europei fortemente dipendenti dal gas russo - è alla spasmodica ricerca di fornitori alternativi. Qualche risultato lo stiamo ottenendo ma il problema sono i tempi: il gas russo non potrà essere sostituito nell’immediato e questo comporta rischi per il prossimo inverno. Anche la missione in Israele del premier Draghi ha tra gli obiettivi la questione energia con la ricerca di nuove rotte che passano per il Medio Oriente: in ballo ci sono diverse ipotesi di gasdotti che portano al vecchio continente (attraverso la Grecia e Cipro, la Turchia e l’Egitto), ma ognuno di essi presenta delle incognite. Il Leviathan, il giacimento di gas naturale israeliano è il più grande nel Mediterraneo, confinante con quello egiziano di Zohr scoperto dall’Eni. Le riserve stimate sono di circa 600 miliardi di metri cubi e parte dell’estrazione è destinata all’export, ora principalmente verso la Giordania, ma la prospettiva di maggior valore sarebbe creare un collegamento con l’Europa.

L’accordo

Proprio oggi 15 giugno è stato firmato un Memorandum d’intesa Israele-Egitto per fornire gas all’Unione Europea. «Oggi facciamo la storia. Oggi Egitto e Israele prendono l‘impegno di condividere il loro gas naturale con l‘Europa ed di portare aiuto nella crisi energetica» ha detto la ministra dell‘Energia israeliana, Karine Elharrar. «Il gasdotto da Israele all‘Egitto ovviamente trasporta gas ma deve essere già pronto per l‘idrogeno, perché sappiamo che l‘idrogeno sarà la risorsa energetica del futuro» ha dichiarato a sua volta la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen.

I sacrifici

Se non dovessimo riuscire gli obiettivi di stoccaggio, l’inverno 2023 potrebbe essere complicato. Per le famiglie e per le imprese. Il governo ha già messo a punto un piano di razionamenti in caso di emergenza per carenza di gas. Con meno gas sul mercato, i prezzi lieviteranno ancora e così le bollette. Uno studio del Centro studi di Confidustria evidenzia come l’Italia sia il paese dove il caro-energia rischia di produrre i maggiori danni. A politiche invariate, l‘incidenza dei costi energetici sul totale dei costi di produzione per l‘economia italiana si stima - secondo il CSC - che possa raggiungere l‘8,8% nel 2022, più del doppio del corrispondente dato francese (3,9%) e quasi un terzo in più di quello tedesco (6,8%). Al 2022 si stima che l‘incidenza dei costi energetici potrebbe raggiungere l‘8,0% dei costi di produzione per l‘industria italiana (dal 4,0% nel periodo pre-crisi), a fronte del 7,2% per l‘industria tedesca (dal 4,0%) e del 4,8% di quella francese (dal 3,9%). L‘impatto per l‘Italia si traduce - continua il centro studi - in una crescita della bolletta energetica stimata tra i 5,7 e i 6,8 miliardi su base mensile; per il solo settore manifatturiero, l‘aumento è stimato in circa 2,3 - 2,6 miliardi al mese. Tutto ciò porterebbe il sistema economico italiano a perdere competitività con riflessi probabili anche sull’occupazione.

Il tetto 

L’Italia è tra i paesi Ue che più si sta impegnando per far passare il principio del tetto al prezzo del gas. Cosa che limiterebbe i danni nelle tasche di cittadini e imprese. Con le tensioni geopolitiche stiamo assistendo infatti a movimenti speculativi e distorsioni sui prezzi. «Il prezzo del gas, come tutti sanno, è il prezzo marginale che determina il prezzo dell’elettricità, quindi, siccome i prezzi sono quattro, cinque, sei volte superiori a prima, e i produttori - in questo caso russi e norvegesi - hanno dei ricavi importantissimi, il cap permetterebbe di avere energia elettrica meno cara, di calmierare immediatamente il prezzo del gas riuscendo a riempire gli stoccaggi per essere in sicurezza questo inverno» ha spiegato l’ad Eni Descalzi.

Il prezzo

Oggi il prezzo del gas guadagna terreno per la terza seduta consecutiva. Il contratto, scambiato ad Amsterdam, riferimento per il metano europeo, guadagna il 2,6% a 99,65 euro al megawattora.

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