BRUXELLES - Meno 15% di gas nei prossimi otto mesi, fino alla primavera, per farsi trovare preparati di fronte a possibili nuove (e anche totali) interruzioni delle forniture russe, che rischiano di far perdere all’Europa l’1,5% del Pil. Oltre alla riapertura a tempo delle centrali a carbone e diesel, lì dove utili a fare meno dei flussi di Mosca.
LA STRATEGIA
Ieri la Commissione europea ha svelato la sua strategia per ridurre la domanda di metano e coordinare i piani di contingentamento dei Paesi membri, lasciando alle capitali ampi margini di manovra sulle misure concrete da mettere in campo a settembre per attenuare i consumi, come anche sulla scelta dei settori interessati dai razionamenti (anche se in questo caso le raccomandazioni non mancano). «Ci servono davvero vetrine illuminate 24 ore al giorno? O il condizionatore a 20 gradi?», ha esemplificato il numero due della Commissione e capo del Green Deal Frans Timmermans.
L’imperativo per Ursula von der Leyen è «solidarietà», la stessa vista «quando abbiamo affrontato la pandemia, approvato il Recovery Plan, avviato la campagna vaccinale, e poi messo a punto le sanzioni contro la Russia. Possiamo reagire anche a questa crisi solo se staremo uniti». Nel regolamento non si prevedono condivisioni obbligatorie degli stock, ma si incentivano i governi a concludere accordi bilaterali per condividere le forniture in caso di crisi. Da studiare ancora il price cap sul gas, anche se la von der Leyen da detto che si sta lavorando.
Insomma, con 12 Stati già colpiti dalla chiusura dei rubinetti decisa da Gazprom, l’Europa non si vuole fidare delle garanzie né vuole cedere ai ricatti di Mosca, «che usa il gas come un’arma», ha ricordato von der Leyen. Oggi è prevista da programma la riattivazione del gasdotto Nord Stream 1, chiuso dall’11 luglio per manutenzione; e proprio ieri Putin, dopo aver accusato il Canada di aver volutamente ritardato la riconsegna della turbina della stazione di compressione del gas di Portovaya, sul Baltico, ha avvertito che se non avrà rassicurazioni sul ripristino dell’apparecchiatura potrà tornare a ridurre i volumi diretti nel continente del 20%. Lo zar ha sottolineato che la Russia manterrà i suoi impegni.
LE LINEE
Il testo Ue seguirà una procedura legislativa semplificata, che bypassa il Parlamento europeo, e potrebbe ricevere luce verde già martedì prossimo, quando si incontreranno i ministri dell’Energia, appuntamento preceduto da tre riunioni in rapida sequenza a livello di ambasciatori proprio per facilitare la fumata bianca in tempi stretti. Fra i governi, però, si prepara già la levata di scudi: ancora poche ore prima della presentazione del provvedimento, era palpabile l’irritazione di molte capitali per l’assenza di flessibilità e per la previsione di una percentuale uguale per tutti, che non tiene conto da una parte del lavoro già fatto da molti Paesi, tra cui l’Italia, che hanno rinunciato a importanti volumi di gas nel proprio mix energetico in nome della transizione ecologica, e dall’altra del livello basso o nullo di dipendenza dal metano russo di altri Stati.
E pure Business Europe, la Confindustria Ue, si è dimostrata cauta: «Limitazioni forzate alla produzione avrebbero effetti economici disastrosi e un impatto irreversibile sulle imprese».