Gas, le bollette quando inizieranno a calare? Prezzi ai minimi da luglio (ma bisognerà attendere novembre)

Gas, le bollette quando inizieranno a calare? Prezzi ai minimi da luglio (ma bisognerà attendere novembre)
di Roberta Amoruso
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Sabato 8 Ottobre 2022, 17:04 - Ultimo aggiornamento: 9 Ottobre, 15:06

Il nuovo scivolone dei prezzi del gas fa ben sperare per le bollette di conguaglio e di nuovo acconto che arriveranno a novembre dopo il conto choc atteso per molte fatture ad ottobre. I future Ttf, benchmark del prezzo del metano in Europa, si sono fermati a quota 156,21 euro al megawattora, il livello più basso dall’inizio dello scorso luglio, proprio mentre le scorte nella Ue hanno superavano il 90% e i Paesi dell’Eurozona stanno faticosamente cercando di trovare un compromesso sul price cap, con la Commissione Ue che sta cercando di mettere a punto una proposta per il summit dei leader della Ue del 20-21 ottobre. Ma è il prezzo registrato sul mercato all’ingrosso italiano, il Psv virtuale, ad aprire uno spiraglio sui prossimi conti del gas di famiglie e imprese. Sul mercato virtuale italiano degli scambi è stato registrato un prezzo minimo di addirittura 75 euro per megawattora per poi chiudere a 114 euro. Un bel risparmio rispetto al prezzo di 183 euro definito provvisoriamente dall’Arera che l’acconto che sarà contabilizzato nelle fatture che arriveranno a novembre.

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Questo non vuol dire che possiamo aspettarci uno sconto di questa portata. Per capire come andrà a finire dovremo aspettare fine mese, ma dall’inizio di ottobre i prezzi sono progressivamente scesi rispetto alla media dei valori di settembre alla base del calcolo dell’acconto in bolletta deciso dall’Arera, che fissa le tariffe del mercato tutelato. E se il trend rimarrà questo sarà praticamente certo lo sconto in bolletta. L'Arera deciderà il prezzo definitivo del gas i primi giorni di novembre, e farà scattare eventualementre il conguaglio negativo. Inoltre, in caso di prezzi in calo, ne beneficeranno anche le tariffe provvisorie di novembre.

Prezzi del gas, i motivi del calo

A spiegare cosa c’è dietro il calo dei prezzi è stato ieri l’amministratore delegato dell’Eni, Claudio Descalzi. «Il sistema (energetico, ndr) si sta adattando» tra aumento degli stoccaggi, riduzione dei consumi e più efficienze, ha precisato il numero uno dell’Eni intervistato durante l’evento di “Cultura Italiae, Semi 2022, storie di eccellenza, merito e innovazione. E ancora”, il gas russo rappresentava la grande maggioranza dell’approvvigionamento, «ora è al 9%, il sistema lo ha sostituito prendendolo altrove, attraverso i rigassificatori: l’Algeria ha aumentato di 3 volte la fornitura, la Norvegia e gli Usa hanno aumentato anche loro, non c’è mai stato un momento in cui la domanda fosse maggiore dell’offerta. In Italia la domanda è di 150 milioni di metri cubi al giorni e l’offerta di 200 milioni ma anche in Europa, se la domanda è di 650 milioni di metricubi l’offerta è di 1 miliardo», ha ricordato Descalzi. I prezzi salivano quindi «per la speculazione, perché tutto ciò non si sapeva». Non solo. Sulla diminuzione dei prezzi pesa anche la diminuzione dei consumi che, ha aggiunto Descalzi, «è stagionale: da settembre fino a inizio novembre si spengono i climatizzatori e non c’è ancora il riscaldamento». Non ultimo sta cambiando anche il mix energetico, «si è ricominciato a usare prodotti petroliferi, il carbone».

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Inverno 2023-2024 il più difficile

C’è però un monito che arriva forte e chiaro dal numero uno dell’Eni, l’emergenza durerà fino al 2024, e dunque i prezzi del gas rimarranno alti e in fibrillazione fino ad allora, come del resto sottolineato nei giorni scorsi anche dal presidente dell’Arera, Stefano Besseghini. Tutti guardano all’inverno che sta arrivando ma «l’inverno più duro sarà quello del 2023/24» se l’Italia non potenzierà le sue infrastrutture. «Serve più capacità di stoccaggio, servono più rigassificatori», ha detto infatti Descalzi. «Non abbiamo una produzione nazionale, abbiamo 1/3 dei rigassificatori che ci servono e dobbiamo aumentare la capacità di stoccaggio», spiega Descalzi ricordando che Eni da sola non può fare tutto da sola.

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Crisi energetica, la soluzione

La soluzione? L’energia «deve essere sovrabbondante», è questa la sfida secondo l’ad di Eni a cui bisogna prepararsi. «In questi anni abbiamo dato per scontato di avere energia ma il nostro sistema non è sovrabbondante sia sulle materie prime che per le infrastrutture». Il discorso sull’energia «non può essere solo la risorsa, il gas; la sicurezza del sistema energetico è basata sul gas, i rigassificatori e lo stoccaggio - ha ribadito Descalzi all’evento Semi2022. - Sul gas ci abbiamo lavorato e lo abbiamo portato da fuori; dobbiamo avere il rigassificatore al massimo per fine maggio per poter riempire gli stoccaggi, 5 milioni non sono sufficienti ma è almeno qualcosa, dobbiamo anche aumentare gli stoccaggi e in Italia abbiamo la possibilità di farlo». Sull’aumento stoccaggi «ci sono già progetti (il riferimento è a quelli dell’Adriatico e non solo, ndr), si possono prendere campi esauriti o che hanno ancora gas (che diventa cushion gas quello che spinge) e si può fare anche velocemente ma è competenza di Snam, io dico solo quello che mi servirebbe avere più stoccaggi». «Se invece di averne 16miliardi ne avessimo 24 o 25 miliardi durante l’inverno potremmo trovare anche punte di 200 milioni di metri cubi al giorno». «Non avendo una produzione nostra devi riuscire alimentare paese con una ricetta adeguata: trovare il gas fuori lo abbiamo fatto, servono i rigassificatori e più capacità di stoccaggio - ha ribadito -, quando abbiamo queste tre cose possiamo continuare la nostra trasformazione (green, ndr) verso una nuova forma di energia riuscendo però a vivere anche il presente».

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