Nessun passo indietro. Roma non molla e continua a spingere sul tetto al prezzo del gas. Che si applicherebbe anche alle nuove forniture via tubo sottoscritte dall’Italia, a partire dai nove miliardi in più di metri cubi di metano che arriveranno dall’Algeria attraverso il gasdotto Transmed. Il ministro degli esteri Luigi Di Maio lo aveva già spiegato due giorni fa, parlando dei nuovi contratti sottoscritti dall’Eni a «Verso Sud», la convention per il Mezzogiorno voluta da Mara Carfagna. Lo scopo degli accordi, aveva detto, è «diversificare le forniture» e non sostituire la dipendenza da un Paese con un altro. Le intese firmate, ha aggiunto inoltre Di Maio, sono «sulle quantità di gas non sul prezzo. «Il prezzo», ha detto il ministro, «viene definito sul Ttf». Dunque, come per i contratti russi, anche quelli algerini avranno un prezzo legato alla Borsa di Amsterdam, quella stessa Borsa sulla quale il valore del gas dopo lo scoppio della guerra in Ucraina è impazzito. Stesso concetto ribadito ieri dal ministro durante la trasmissione Mezz’ora in più condotta da Lucia Annunziata. «Per questo», ha spiegato Di Maio, «l’Italia sostiene la proposta del tetto al prezzo del gas». Tetto che, quindi, si applicherebbe anche ai nuovi contratti. L’attesa è per un regolamento europeo che potrebbe in qualche modo essere legato al pacchetto RepowerEu che sarà presentato dalla Commissione europea, e che possa introdurre un prezzo “amministrato” al metano.
Il meccanismo
L’intenzione sembrerebbe quella di farlo scattare soltanto nel caso in cui ci fosse una situazione di emergenza con il blocco da parte di un fornitore o nel caso in cui l’Europa dovesse decidere l’embargo nei confronti di Mosca.
Il rischio
In quel caso il rischio concreto che si correrebbe è un cambio di rotta delle gasiere che potrebbero facilmente dirigersi verso mercati disposti a pagare meglio le forniture. Il tetto resta comunque per l’Italia un obiettivo prioritario. Anche perché l’impatto sulle bollette continua a farsi sentire. «Fino ad oggi», ha ricordato il ministro dell’Economia Daniele Franco, «il governo è ripetutamente intervenuto per mitigare le ripercussioni dello shock sull’economia: nel prima parte del 2022 con quattro decreti sono state attuate misure per oltre 30 miliardi. Di questi», ha sottolineato ancora Franco, «quasi la metà sono destinati ad interventi di contenimento dell’aumento del costo dell’energia per famiglie e imprese. L’obiettivo è quello di evitare che il paese torni in recessione». Franco ha ricordato anche un altro concetto che forse sfugge nel dibattito sul gas: «L’aumento dei prezzi dell’energia», ha spiegato, «trasferisce potere di acquisto ad altre economie». Detto in altri termini, finanzia la guerra di Putin all’Ucraina. Il meccanismo, insomma, prima o poi dovrà essere interrotto. E per l’Italia, prima avverrà meglio sarà.
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