Fmi, Georgieva: «Economia mondiale in frenata con i dazi, crescita ai minimi da 10 anni»

Fmi, Georgieva: «Economia mondiale in frenata con i dazi, crescita ai minimi da 10 anni»
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Martedì 8 Ottobre 2019, 17:30 - Ultimo aggiornamento: 20:54
L'economia mondiale è alle prese con un «rallentamento sincronizzato» che spingerà la crescita del 2019 ai minimi dell'ultimo decennio. Complici della frenata sono le tensioni commerciali che costeranno nel 2020 circa 700 miliardi di dollari, lo 0,8% del pil mondiale o l'equivalente dell'economia della Svizzera.

Al suo esordio da direttore generale del Fmi Kristalina Georgieva è sicura e decisa, ma il quadro che dipinge include
«seri rischi». Fra questi il cambiamento climatico sul quale «tutti hanno la responsabilità» di agire«. La 'carbon tax' -
dice - è una delle strade da seguire: funziona ed è efficiente ma deve essere accompagnata da riforme che prevedano l'uso delle ulteriori entrate per tagliare le tasse altrove e aiutare le famiglie.

I rischi illustrati da Georgieva si rifletteranno nelle nuove previsioni di crescita del Fmi per il 2019 e il 2020
contenute nel World Economic Outlook che sarà presentato la prossima settimana: le stime - per la quarta volta dall'ottobre 2018 - saranno riviste al ribasso rispetto a quelle del luglio, quando l'istituto aveva previsto un pil in crescita quest'anno del 3,2% e il prossimo del 3,5%. »Stiamo decelerando, non ci stiamo fermando. Ma se non agiamo ora il rischio è quello di un rallentamento economico più forte« spiega Georgieva puntando il dito sulle tensioni commerciali, divenute una zavorra per l'economia. »L'incertezza, legata al commercio ma anche alla Brexit e alle tensioni geopolitiche, sta frenando il potenziale economico. Questo potrebbe portare a cambiamenti in grado di durare una generazione« avverte Georgieva citando fra questi un »Muro di Berlino digitale« per obbligare a scegliere fra sistemi tecnologici concorrenti.

«Tutti perdono in una guerra commerciale», prosegue Georgieva. Alle riunioni annuali che si terranno la settimana prossima a Washington il Fondo però intende cambiare i toni del dibattito, non parlando di guerra commerciale ma di pace commerciale. Sulla carta sembra un'operazione facile ma la vera difficoltà del Fondo non sta nel convincere che una pace commerciale è la soluzione migliore per tutti. Il nodo è quello di far adottare l'approccio proposto. «Possiamo convincere un cavallo ad andare a bere, ma non possiamo costringerlo a bere», dice Georgieva
citando un detto bulgaro, suo paese di origine.

L'economista alla guida del Fmi mette in guardia anche sui possibili effetti 'indesideratì dei tassi di interesse bassi. Secondo il Fondo rischiano di creare o alimentare debolezze finanziarie: in caso di un forte rallentamento il debito delle aziende a rischio default salirebbe infatti a 19.000 miliardi di dollari, sopra i livelli della crisi finanziaria. «Le politiche monetarie e finanziarie non possono fare tutto. La politica di bilancio deve avere un ruolo centrarle», spiega Georgieva. Da qui l'invito ai paesi a portare avanti le necessarie riforme strutturali e tenersi pronti a una richiesta di una risposta coordinata in caso i un rallentamento maggiore delle attese.

 
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