Fisco, tagli Irpef al ceto medio e via l’Irap: arriva la riforma del governo

Oggi la cabina di regia e subito dopo il Cdm per approvare la delega. C’è anche il Catasto

Fisco, tagli Irpef al ceto medio e via l Irap: arriva la riforma del governo
di Andrea Bassi e Rosario Dimito
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Lunedì 4 Ottobre 2021, 23:57 - Ultimo aggiornamento: 6 Ottobre, 10:47

 La riforma del Fisco arriva in Consiglio dei ministri. Nemmeno il tempo di chiudere le urne delle elezioni amministrative, che da Palazzo Chigi è arrivata una doppia convocazione: prima la cabina di regia e, subito a seguire, il Consiglio dei ministri. Tutto in una giornata, quella di oggi. La moratoria che Mario Draghi aveva concesso ai partiti in vista delle elezioni è finita, il percorso delle riforme legate al Pnrr, il Piano nazionale di ripresa e resilienza, riprende.

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Fisco, arriva la riforma del governo

La delega sul Fisco, oggi sarà volutamente generica.

Indicherà gli obiettivi, ma poi lascerà la scrittura della riforma ai decreti attuativi. E si tratterà di una riforma «condivisa». Per i decreti attuativi saranno costituiti dei tavoli di esperti del settore e saranno coinvolte le parti sociali, sindacati e imprese. Questo permetterà di arrivare oggi all’approvazione di un testo che possa andare bene a tutte le parti politiche. Anche sulle questioni più spinose, come quella del catasto. Pure in questo caso verrà delineata la riforma che porterà al superamento dei vani e all’introduzione del criterio dei metri quadri. Gli immobili in futuro saranno distinti in due sole categorie, ordinari e speciali. Ma la revisione delle rendite sarà rimandata nel tempo. Per il resto la riforma sarà di sistema, dunque omnicompresiva. Si andrà dall’Irpef all’Iva, dall’Ires alle detrazioni fiscali. L’imposta sul valore aggiunto è la novità dell’ultima ora. Sul tavolo ritornano le rimodulazioni di aliquota, ossia i passaggi di alcune categoria da uno scaglione all’altro per rendere il sistema più omogeneo.

IL SISTEMA DUALE

 

Per quanto riguarda la principale tassa sul reddito, l’Irpef appunto, dovrebbe essere introdotto il cosiddetto “sistema duale” proposto nella relazione finale delle Commissioni parlamentari. Da un lato ci saranno le imposte sul reddito da lavoro delle persone, dove l’indicazione del governo sarà quella di una riduzione del prelievo sui redditi intermedi, quelli che vanno da 28 mila a 55 mila euro. Il primo pezzetto di questo capitolo dovrebbe arrivare già con la manovra, attraverso una riduzione dell’aliquota al 38 per cento. Taglio che avverrebbe utilizzando 9 dei 22 miliardi di spazio che si sono aperti grazie al miglior andamento dei conti pubblici. La delega dovrebbe indicare anche un trattamento di favore per il secondo percettore di reddito (donne), in modo da incentivarne il lavoro. Tutti i regimi forfettari, come la cedolare secca sugli immobili o i redditi da risparmio, dovrebbero avere una aliquota proporzionale coincidente con il primo scaglione Irpef. Ci sarà anche un intervento sulle spese fiscali. Verrà prevista la loro «razionalizzazione». Attualmente le voci che erodono la base imponibile sono 602 e valgono 68 miliardi. Sul fronte delle imprese dovrebbe arrivare la cancellazione dell’Irap residua. Anche per il mondo produttivo una riduzione del cuneo fiscale potrebbe essere anticipata nella manovra di bilancio che sarà approvata a fine mese. Sul tavolo c’è il taglio del contributo unico sugli assegni familiari, Cuaf. Sempre nel decreto fiscale che dovrebbe accompagnare la legge di bilancio, e nel quale saranno anticipate alcune delle misure previste dalla delega, potrebbe arrivare l’allungamento della moratoria per le cartelle nate durante la pandemia, e il “ripescaggio” dei contribuenti decaduti dalla rottamazione per aver saltato alcune rate.

LE BANCHE DATI

 

Nella delega, comunque, sarà rivisto l’intero sistema della riscossione e sarà potenziata la lotta all’evasione fiscale. Alcune indicazioni sulla traiettoria che verrà seguita sono già arrivate nella relazione presentata dal ministro Daniele Franco in Parlamento. La vera novità sono i poteri più incisivi di riscossione per gli evasori più incalliti, poi è previsto un giudice speciale per la giustizia tributaria a tempo pieno (oggi solo onorario), infine estensione di 18 mesi per il pagamento delle rate scadute (oggi all’1 settembre). Questa è la bozza della Risoluzione della Commissione finanze che impegna il governo a varare la riforma delle riscossione. Come si legge nel testo del provvedimento, il Parlamento affida all’esecutivo di dare armi più affilate all’agente della riscossione per bloccare e recuperare l’evasione perpetrata da quei contribuenti che lo fanno in modo sistematico. Non è un caso che il testo parli di “recidiva”, ovvero si riferisce a coloro che nel tempo sfuggono alle maglie del fisco. Altra novità anche sul fronte del giudice tributario che oggi è un estraneo all’amministrazione e retribuito sulla base delle sentenze emesse talvolta senza avere le necessarie competenze per trattare contenziosi di importi rilevante. Nella riforma, invece, si prevedono concorsi ad hoc e l’istituzione di un vero e proprio ruolo dei giudici che verranno assunti a tempo pieno. 

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