Fincantieri sale su ipotesi fusione con Leonardo. Il governo smentisce

Fincantieri sale su ipotesi fusione con Leonardo. Il governo smentisce
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Mercoledì 30 Gennaio 2019, 12:15 - Ultimo aggiornamento: 15:34
Fincantieri in rialzo a Piazza Affari sulle voci di una possibile fusione con Leonardo nonostante le smentite del governo. Il gruppo della cantieristica sale del 2,26% a 1,04 euro, mentre Leonardo cede lo 0,77% a 8,27 euro.

«In merito ad alcune indiscrezioni apparse oggi su alcuni quotidiani, si precisa che non c'è alcuna ipotesi di fusione  tra Fincantieri e Leonardo in corso di valutazione presso Palazzo Chigi», precisa il governo in una nota. «A livello di governo non c'è nulla di tutto questo. Non c'è nulla sul tavolo». Così il premier Giuseppe Conte ha risposto ai giornalisti che gli hanno chiesto se abbiano fondamento le indiscrezioni relative a una fusione tra Fincantieri e Leonardo. «Respingo nel modo più assoluto le indiscrezioni - ha concluso - sono società quotate in borsa e il governo non interviene direttamente».

Secondo le indiscrezioni di stampa, il Governo starebbe lavorando alla possibile unione già da tempo. L'operazione potrebbe portare al delisting da Piazza Affari del titolo della ex Finmeccanica, che passerebbe nelle mani di Cdp, attuale controllante di Fincantieri con il 71,6% del capitale. Dal matrimonio dei due colossi nascerebbe un maxi polo della difesa e della cantieristica navale, in grado di competere a livello mondiale. Alla guida del nuovo conglomerato potrebbe esserci Giuseppe Bono, attuale amministratore delegato di Fincantieri.

Scettici sull'operazione anche gli analisti delle case di investimento: «Per quanto ci si siano sinergie nel settore della difesa, riteniamo che la crescita di Fincantieri sia fondamentalmente guidata dal settore delle costruzioni navali e delle navi da crociera, mentre Leonardo è maggiormente esposta sugli elicotteri - spiega Mediobanca Securities -. Inoltre non ci è chiaro se ci sia una volontà politica sufficiente a portare avanti una transazione così complessa».

«Riteniamo che il razionale industriale dell'operazione sia debole per le limitate sinergie dal punto di vista industriale e commerciale - scrive un'altra primaria sim - Fincantieri, in quanto costruttore navale, avrebbe meno flessibilità nel collaborare con altri fornitori di sistemi di armamento. Ma le motivazioni della politica potrebbero contare di più». Il miglior coordinamento degli asset della difesa e la prospettiva di una riduzione del debito pubblico (con il conferimento di Finmeccanica a Fintecna che è fuori dal perimetro statale) sono i due argomenti che, secondo lo stesso broker, potrebbero far pendere l'ago della bilancia nella direzione di una aggregazione.

«Riteniamo che la creazione di un unico polo nazionale della difesa (con ramificazioni nel civile) con dimensioni tali da colmare in parte il gap rispetto ai principali concorrenti possa considerarsi un progetto razionale - è invece la visione di Equita Sim - Resterebbero però da chiarire le modalità e i tempi di applicazione, senza dimenticare il supporto politico. Varie fonti parlano di passaggio della quota di controllo di Leonardo dal ministero del Tesoro a Fintecna, implicando l'Opa obbligatoria, uno scenario che riteniamo evitabile. Con una semplice fusione ai prezzi attuali la quota di controllo dello Stato andrebbe al 41%».

 
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