La città toscana guida la classifica con un indicatore di efficienza pari a 139,50 punti; seguono Parma, con 85,31 punti, e Padova a quota 71,92. Nella zona alta troviamo poi Piacenza (71,31 punti), Cesena (61,38), Reggio Emilia (61,26).
Milano e Roma viaggiano a metà classifica: il capoluogo lombardo è 29°, con un indicatore di efficienza solo lievemente negativo a -2,81), mentre la Capitale è al 31° con un punteggio di -3,32.
Tra le grandi città bene Bologna (+56,71), Venezia (+22,25) e Firenze (+22,05), male Genova (-15,98) e Torino (-21,75). A chiudere la classifica troviamo tre città del Sud: Napoli, con un indicatore negativo di -57,93 punti, Brindisi (-68,27) e Foggia (-69,14).
"Siamo in un momento molto importante per i bilanci comunali, che ai sensi di una serie di riforme della finanza locale devono rivalutare le rispettive esigenze e soprattutto introdurre i 'fabbisogni standard' al posto di quelli 'storici' per calcolare trasferimenti statali e capacità fiscale, il tutto nel quadro della generale revisione delle autonomie locali che è in corso", ha spiegato Cottarelli.
"Nel definire i trasferimenti si cerca di superare il concetto di spesa storica che cristallizza le inefficienze di gestione. Con quest'analisi riteniamo di aver dato un contributo al processo di chiarezza e trasparenza, finalizzato a evitare sprechi e diseconomie", ha concluso.
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