Federcuochi: riapertura primo giugno è "morte ristorazione"

Federcuochi: riapertura primo giugno è "morte ristorazione"
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Lunedì 27 Aprile 2020, 16:45
(Teleborsa) - "Rinviare la riapertura al primo giugno significa morte della ristorazione". Questo il commento di Federcuochi suile nuove date stabilite dal Governo per la Fase 2 dell'emergenza coronavirus. "Rimandare ancora la ripartenza del settore, già agonizzante dopo mesi di mancati incassi, vuol dire dare il colpo di grazia ad un comparto enorme, fatto di migliaia di piccole e grandi imprese che danno lavoro a centinaia di migliaia di addetti e che producono un indotto miliardario per tutto il Paese. Deve essere chiaro questo concetto".

La fotografia della situazione è a dir poco allarmante: "Riceviamo ogni giorno il grido d'aiuto dei nostri associati, tra loro ci sono famiglie intere impegnate nei ristoranti o nei catering rimaste senza lavoro e senza soldi, 400mila lavoratori stagionali sono restati a casa senza alcuna prospettiva di guadagno per l'anno in corso. Gli affitti continuano ad essere pretesi dai proprietari dei locali, le tasse finora sospese a breve verranno comunque pretese dallo Stato mentre nessuna certezza ci è stata fornita per il futuro: è stata concessa la cassa integrazione ma i fondi non sono ancora arrivati, così come i tanto promessi aiuti economici alle imprese".

Oltre alle previste mascherine, abbiamo inviato molte proposte per la ripresa delle attività di ristorazione in totale sicurezza - prosegue Federcuochi - dai moduli in plexiglass sui tavoli alle cloche in carta riciclabile per i piatti in arrivo dalle cucine, dall'ingresso con autodichiarazione per familiari e conviventi alle custodie biodegradabili per tovaglioli, posate e pane dei vari coperti. Malgrado ciò siamo rimasti inascoltati. Chiediamo che venga imposta la sospensione o almeno la riduzione degli affitti per i mesi di inattività, così come il rinvio e la riduzione dei versamenti delle imposte, di trovare insieme e presto le soluzioni più efficaci per non far collassare ristorazione e ospitalita'. Altrimenti - conclude - al rischio emergenza sanitaria si aggiungerà la certezza della tragedia economica".
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