Usa, la Fed toglie i freni all'inflazione e tende la mano a Trump sulla crescita

Usa, la Fed toglie i freni all'inflazione e tende la mano a Trump sulla crescita
di Flavio Pompetti
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Venerdì 28 Agosto 2020, 15:25 - Ultimo aggiornamento: 15:26
NEW YORK La Federal Reserve non interverrà sui tassi di sconto del dollaro per lungo tempo a venire. Né si preoccuperà per l'eventuale ripresa dell'occupazione, né risponderà all'allarme di un indice dell'inflazione che salga sopra la quota ideale dl 2%. Jerome Powell ha annunciato ieri una svolta fondamentale nell'indirizzo della banca centrale Usa, una correzione di rotta destinata a produrre conseguenze a lungo sull'economia.

Per l'immediato, ieri è servita ancora una volta a incoraggiare gli scambi a Wall Street, in una giornata che sembrava segnata da una bordata di cattive notizie sul fronte dell'occupazione e dell'andamento del Pil. Il presidente della Fed ha comunicato la decisione in apertura dei lavori del summit di Jackson Hole, sede deputata per l'annuncio di svolte nella politica monetaria degli Stati Uniti.

La pandemia ha costretto quest'anno una edizione virtuale del summit, e Powell si è presentato in video. Ha lamentato che l'obiettivo di inflazione al 2% assegnato all'istituto otto anni fa da Ben Bernanke è sfuggito al controllo della banca per quasi un decennio, mentre la preoccupazione di raggiungerlo ha causato l'adozione di misure non sempre adeguate al compito di stimolare la crescita dell'economia. Powell e e i quindici governatori dell'istituto che hanno votato all'unanimità, non hanno ripudiato il target del 2%, ma lo interpreteranno in futuro come una misura mobile.

Se, come è avvenuto negli ultimi anni, l'inflazione resterà al di sotto di tale soglia, non si opporranno quando la supererà. O, perlomeno, non fino a che non avrà compensato il ritardo accumulato in questi dieci anni. In termini di decisioni esecutive per la Fed, questo vuol dire che una semplice previsione dell'aumento dei prezzi nel medio termine non basterà più a suggerire un aumento dei tassi. Bisognerà aspettare la verifica che il fenomeno si stia davvero producendo prima di passare all'azione, anche se nel frattempo la soglia sarà superata.

LA FUNZIONE DI SOSTEGNO
Powell non lo ha detto, ma la nuova strategia si allinea con il desiderio dell'amministrazione Trump di vedere la Fed schierata in una funzione di sostegno protratto dell'economia, e meno interventista. Il timore di impennate dell'inflazione aveva motivato l'ondata di rincari dei tassi: dallo 0,25% del dicembre del 2015 al 2,25% tre anni dopo, aumenti che Trump ha puntualmente criticato, usando anche parole pesanti contro Powell.

La notizia del nuovo indirizzo ha rianimato Wall Street al momento più propizio, mentre era in arrivo la seconda lettura dei dati del Pil americano del secondo trimestre. La misura finale (-31,7%) è migliore del primo dato che era stato comunicato al -32,9%, ma è egualmente disastrosa. L'epidemia e il lockdown hanno prodotto la caduta più precipitosa dal secondo dopoguerra in poi. L'arretramento era già visibile a fine marzo, quando il prodotto interno lordo era arretrato del 5% nel primo trimestre. Va ricordato che il Covid 19 ha investito gli Usa in ritardo rispetto all'Europa, e l'impatto è stato drammatico all'inizio della primavera.

Tra le più colpite sono la spesa dei consumatori (-34,1%), che è la spina dorsale del Pil, e il settore delle costruzioni. Quest'ultimo sta dando segni di ripresa, ma la spesa dei privati resta penalizzata, anche per via dell'interruzione del sostegno straordinario della disoccupazione, dopo la scadenza di luglio. Una nota di incoraggiamento nel discorso di Powell riguarda anche il mercato del lavoro. Il banchiere ha detto che la Fed non aumenterà i tassi in corrispondenza con una percentuale prefissata del tasso di disoccupazione.

Anche se le aziende riprenderanno ad assumere, come tutti si auspicano a breve, questo dato non comporterà ritocchi automatici al costo del dollaro: un segnale forte diretto alle imprese e agli investitori. In altre parole, la Fed d'ora in avanti allenterà la presa sui segnali di crescita, anzi con ogni probabilità sarà impegnata a sostenerla con nuovi, ingenti sostegni finanziari e con acquisti obbligazionari: i dettagli al 15-16 settembre, data del prossimo incontro del direttivodella Federal Reserve.
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