"È incredibile che con un dollaro molto forte e praticamente senza inflazione, con il mondo esterno che esplode intorno a noi, con Parigi che sta bruciando e con la Cina in calo, la Fed stia addirittura considerando un altro aumento dei tassi di interesse", aveva scritto Trump proprio qualche giorno fa sul suo profilo ufficiale Twitter.
La Fed, invece, ignora il pressing della Casa Bianca, "disobbedisce" al Presidente, e alza i tassi di interesse di un quarto di punto, dal 2,25% al 2,50%.
TAGLIO PREVISIONI PIL E INFLAZIONE, PRUDENZA SULLE STRETTE NEL 2019 - La Banca centrale ha inoltre annunciato di aver rivisto le previsioni di crescita e inflazione per il 2018 e il 2019 negli Stati Uniti, e si attende ora un aumento del Pil del 3% quest'anno e del 2,3% l'anno prossimo, contro rispettivamente il 3,1% e il 2,5% delle precedenti proiezioni. L'inflazione cala all'1,9% per il 2018 così come per il 2019, contro il 2,1% e il 2% delle ultime stime. La Fed avverte che i rialzi continueranno nel 2019, ma a un ritmo inferiore: le strette potrebbero essere due e non tre come previsto finora.
POWELL RIVENDICA AUTONOMIA - In conferenza stampa di presidente della Fed, Jerome Powell, ha spiegato: "La volatilità dei mercati è aumentata e le condizioni finanziarie sono più stringenti". Il presidente ha poi ribadito che la Fed "continuerà a prendere le sue decisioni in modo obiettivo", e che "il 2018 è stato l'anno migliore dalla crisi finanziaria". Poi, in risposta alle pressioni di Trump, ha sottolineato: "Niente ci impedirà di fare ciò che riteniamo giusto", rivendicando il fatto che la politica "non ha alcun ruolo" nel processo decisionale della Fed.
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