Fca-Renault, la Borsa scommette di nuovo sulla fusione

Fca-Renault, la Borsa scommette di nuovo sulla fusione
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Martedì 11 Giugno 2019, 16:00 - Ultimo aggiornamento: 20:54
Se la Borsa, che non sempre, ma spesso ha ragione, ha indovinato la sua scommessa, mercoledì l'assemblea degli azionisti di Renault, ufficialmente chiamata ad approvare l'esercizio 2018 e a ratificare i nuovi ingressi nel cda, potrebbe trasformarsi nel palcoscenico per la riapertura ufficiale della partita con Fca.

Dopo il crollo del 6,41% registrato nel giorno dell'addio, lo scorso 6 giugno, il titolo Renault infatti ha ripreso a salire, anche con evidenti strappi davanti ai segnali in arrivo dalla politica. Se ieri il titolo aveva recuperato il 2,59% dopo le parole del ministro dell'Economia francese, Bruno le Maire, che aveva descritto l'eventuale fusione fra i due gruppi come una «buona opportunità», oggi alla Borsa di Parigi Renault ha chiuso in rialzo dell'1,16% a 55,72 euro, mentre la responsabile dei Trasporti Elisabeth Borne ha detto di ritenere che il caso «non sia chiuso». Bene anceh Fca, in rialzo dell'1,2%.

Il tutto sullo sfondo di presunti colloqui ripartiti fra John Elkann e i vertici della casa francese, che - nell'ultimo comunicato di commento, dopo il ritiro della proposta di fusione - avevano riconosciuto esplicitamente la bontà della proposta di Fca, puntando il dito chiaramente contro le interferenze della politica. 

«Non so se si riaprirà la trattativa tra Fca e Renault, noi non abbiamo elementi. Nessuno in Italia ne sta discutendo, i sindacati non sono stati messi nelle condizioni di conoscere il dossier. Mi sembra che i vertici di governo stiano parlando di altro. Mentre in Francia è chiaro cosa dice governo e cosa dice Renault, in Italia c'è un silenzio assordante del governo sul futuro industriale del nostro Paese». Lo ha detto il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, in un incontro organizzato da Cgil e a Fiom sul futuro dell'auto. «Le operazioni, come lo scorporo di Cnh e Ferrari e la vendita di Magneti Marelli, stanno indebolendo il nostro sistema industriale. La nostra è una preoccupazione vera perché vediamo a rischio una competenza molto avanzata nel campo dell'auto e oggi rischia di essere messa fuori gioco», ha aggiunto.

 
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