Secondo il rapporto, questa categoria "si troverà a modificare il proprio stile di lavoro. Non solo mascherine e guanti, obbligatori per tutti, ma anche dispositivi specifici di protezione e una riorganizzazione dell'attività per garantire quel distanziamento sociale destinato ad accompagnarci ancora per i prossimi mesi". Il 28% dei lavoratori di prossimità è rappresentato da commercianti e addetti alle vendite, ovvero quanti lavorano a diverso titolo nel commercio: secondo i consulenti del lavoro, l'abbigliamento sarà uno dei settori più penalizzati dalle chiusure. Gli esercenti e gli addetti alle attività di ristorazione rappresentano invece il 18,8% della categoria e dovranno agire con un diverso modello organizzativo: a partire dagli spazi – che dovranno inevitabilmente essere riprogettati per garantire adeguata distanza (tra tavoli e persone) – fino ai tempi di lavoro, ma anche con inevitabili tagli al personale per la contrazione del giro di affari. Più di un milione di lavoratori di "prossimità" anche nel settore sanitario tra tecnici e medici, mentre il 12,6% della categoria è rappresentato da tutti quei lavori che riguardano la fornitura di servizi personali: parrucchieri e barbieri, estetisti, massaggiatori, logopedisti, etc.
(Foto: Prudence Earl on Unsplash)
© RIPRODUZIONE RISERVATA