Finanziati in questa fase di avvio con undici milioni di euro, gli hub nazionali combatteranno in otto paesi dell'Unione europea la disinformazione, studiandone l'impatto sulla società per diffondere pratiche positive nell'uso dei media digitali. Con il coordinamento della Luiss l'hub italiano sarà realizzato insieme a Rai, Tim, Gruppo Gedi La Repubblica, Università di Tor Vergata, T6 Ecosystems, Newsguard, e Pagella Politica e vedrà la collaborazione di partner quali Fondazione Enel, Corriere della Sera, The European House Ambrosetti, Alliance of Democracies Foundation e Reporters Sans Frontières.
"Un fenomeno non nuovo, quello della disinformazione, ma che la tecnologia rende più veloce. Quello che faremo come Gruppo Tim – ha annunciato durante il suo intervento l'ad Gubitosi – è mettere a disposizione la nostra tecnologia per combattere questo fenomeno. Fake news non è solo una notizia falsa ma anche la negazione della notizia vera. In questo processo l'intelligenza artificiale sarà importante. Abbiamo già una data room dove controlliamo cosa succede sulla rete monitorando quali sono le notizie che si diffondono di più e abbiamo constatato il dilagare di trolls. Ad oggi non è immaginabile che chi guadagna, con ricavi anche rilevanti, su una piattaforma non abbia nessuna responsabilità. Se qualcuno guadagna miliardi su una piattaforma non è sbagliato chiedergli di essere responsabile. Questo non significa effettuare una forma di censura ma applicare la stessa normativa prevista per i direttori delle testate giornalistiche".
In tale scenario sono due i fronti sui quali si rende necessario agire per combattere la disinformazione. Il primo – ha proseguito Gubitosi – "è quello della responsabilità che deve assumersi chi guadagna miliardi grazie alle piattaforme social". Il secondo – come sottolineato anche da Severino – "è combattere l'anonimato in rete".
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