Eurogruppo, compromesso con un vantaggio: scorciatoia legata all’assistenza sanitaria

Eurogruppo, compromesso con un vantaggio: scorciatoia legata all’assistenza sanitaria
di Rosario Dimito
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Venerdì 10 Aprile 2020, 12:22 - Ultimo aggiornamento: 20:19

Il risultato dell’Eurogruppo conclososi nella tarda serata di giovedì 9, sulle misure aggiuntive alla crisi Covid-19 rivolte ai paesi europei, da circa 540 miliardi è un compromesso che rivela la supremazia del blocco del nord (Germania-Olanda) attraverso il passaggio dal Mes con la nuova facility, ma ha un vantaggio: può essere sfruttabile in tempi piuttosto stretti e con un basso costo politico, in quanto legare l’attivazione della linea di credito ai costi per l’assistenza sanitaria elimina lo stigma di una richiesta di assistenza per difficoltà di liquidità. Peraltro Giuseppe Conte ritiene il Mes inadeguato e insufficiente.

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D’altra parte, proprio questo perimetro d’azione ristretto alla spesa sanitaria e non alle conseguenze economiche potrebbe offrire una copertura inferiore a quella teorica. Il piano dell’Eurogruppo, sia con interventi diretti che con garanzie, sembra presentare alcune debolezze in termini di tempistica ed ammontare ma comunque si affianca ai programmi di acquisto Bce per fornire una rete di sicurezza.
I 540 miliardi di euro sono declinati per i lavoratori (con il Sure), imprese in particolare pmi (attraverso i fondi Bei) e paesi (con le linee di credito del Mes). Sul tema degli Eurobond si rimanda
a un momento futuro, non meglio definito. 

Nel dettaglio ecco le misure:
1. Lavoratori - Sure – fino 100 miliardi di euro attraverso garanzie. Il SURE sarà uno strumento
transitorio di assistenza finanziaria che erogherà prestiti agli Stati membri “a condizioni favorevoli” per sostenere i programmi di protezione dei lavoratori e dell’occupazione. Si prospetta di farlo arrivare a 100 miliardi di euro, appoggiandosi al bilancio UE e a garanzie prestate dagli Stati membri.
2. Pmi - Bei – fino a 200 miliardi di euro attraverso garanzie. La Banca Europea per gli Investimenti costituirà un fondo di garanzia europeo di 25 miliardi di euro, con l’intenzione di utilizzarlo a supporto di un programma di erogazioni alle imprese europee che potrebbe arrivare a 200 miliardi di euro.
3. Paesi - Mes – fino a 240 miliardi di euro. Il Mes istituirà il Pandemic Crisis Support (PCS), basato sul meccanismo della linea di credito “rinforzata” ECCL esistente. Il PCS sarà disponibile a condizioni uniformi predeterminate, senza necessità di negoziare un memorandum specifico, con l’unico vincolo di utilizzare la linea di credito per finanziare direttamente o indirettamente la spesa sanitaria e le misure di prevenzione dovute a COvid-19. La linea di credito sarà pari al 2% del PIL dello Stato richiedente alla fine del 2019 (quindi, non oltre 35,8 miliardi per l’Italia). Si punta a rendere lo strumento disponibile entro 2 settimane, attivando subito le procedure nazionali di ratifica.
4. Per gli Eurobond arriva un posticipo della discussione che potrebbe iniziare al prossimo Consiglio Europeo. L’accordo esprime l’intendimento di «lavorare su un Recovery Fund», che fornisca «finanziamenti attraverso il bilancio dell’UE a programmi progettati per rilanciare l’economia». «Tale fondo sarebbe temporaneo, mirato e commisurato ai costi straordinari dell’attuale crisi». Il riferimento al bilancio UE da una parte potrebbe consentire di evitare ulteriore aumento del debito nazionale in relazione alla quota di spesa finanziata dal Recovery Fund ma dall’altra potrebbe implicare che le risorse siano disponibili dal 2021.

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