Estrima, Maestri: con la quotazione portiamo Birò in tutta Europa

Estrima, Maestri: con la quotazione portiamo Birò in tutta Europa
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Lunedì 29 Novembre 2021, 12:45
(Teleborsa) - "I nemici che vogliamo sconfiggere sono il traffico e la difficoltà di trovare parcheggio, con tutto lo stress che deriva da essi". È questa, in poche parole, la mission di Estrima, gruppo italiano attivo nel settore della micromobilità elettrica che produce i veicoli a marchio Birò. Estrima ha origine dalla visione creativa di Matteo Maestri come spin-off di Brieda, società di proprietà della famiglia di Maestri e attiva da oltre 50 anni nella produzione di cabine di sicurezza per veicoli agricoli e industriali. Nel 2021 Estrima ha acquisito l'intero capitale di Brieda e di Sharbie e, indirettamente, di UPooling. Tutto ciò è stato fatto per preparare il gruppo alla quotazione sulla Borsa di Milano: Estrima sta infatti percorrendo la strada che la porterà allo sbarco, a breve, su Euronext Growth Milan, il segmento di Piazza Affari dedicato alle PMI dinamiche e competitive. L'aspirazione di Estrima è quella non solo di cambiare la vita alle singole persone che utilizzano i suoi veicoli, ma di cambiare la concezione di mobilità delle città in cui è presente, secondo quanto ha detto il presidente Matteo Maestri in un'intervista a Teleborsa.

Le società che compongono il gruppo hanno una loro storia, ma c'è stato un recente riassetto. Quali sono stati i cambiamenti?

"Un anno e mezzo fa mi trovavo unico socio di una società che fatturava poco meno di 7 milioni di euro e oggi sono presidente di un gruppo di 5 aziende che a giugno 2021 fatturava già circa 14 milioni di euro, calcolati su base pro-forma. È cambiato molto l'assetto, anche perché un anno e mezzo fa ho aperto il capitale e sono entrati due soci: Ermes Fornasier, oggi vicepresidente di Estrima, e Ludovico Maggiore, CEO di Estrima. I sottotitoli potrebbero essere "Ermes lo sviluppatore" e "Ludovico il servitizzatore", ovvero colui che porterà l'azienda a fare una transizione culturale dalla produzione di prodotti ai servizi al cliente, che è quello serve oggi a qualsiasi azienda e nello specifico alla nostra, perché andare verso l'e-mobility as a service è secondo me una scelta obbligata.

Nell'ultimo anno, grazie al piano fatto coi due nuovi soci, abbiamo radicato e stabilizzato la nostra capacità produttiva, acquistando Brieda al 100%, che da più di 50 anni produce cabine di sicurezza per macchine operatrici e movimento terra, che è poi l'azienda da cui il Birò è nato. Siccome abbiamo un forte e ambizioso piano di sviluppo, per noi era essenziale che la gamba della produzione fosse solida e che potessimo tranquillamente raggiungere i numeri del nostro piano potendo contare su uno stabilimento proprio, senza dovere metterlo su da zero. Il secondo aspetto è quello dei servizi, grazie all'apporto di MobilityUp, la società di Ludovico Maggiore, che con i marchi UPooling e Autonostop fornisce servizi, tecnologia e know-how nell'ambito dello sharing e del noleggio".

Tutte queste società saranno solamente strumentali a Birò o continueranno i loro business?

"I business di Brieda e di Sharbie continueranno ad esistere perché non distruggiamo nulla, vogliamo aggiungere valore senza togliere alcunché. Le due acquisizioni sono però strumentali allo sviluppo di Birò: una per garantire la capacità produttiva e l'altra per fare in modo di sviluppare la domanda non solo di chi vuole comprare il Birò, ma anche di chi vuole noleggiarlo e utilizzarlo in sharing, oltre che accedere a servizi collaterali come l'assistenza on-site, l'assicurazione e altro".



Chi sono i vostri clienti tipo?

"I nostri clienti possono essere suddivisi in tre categorie: retail, corporate e industry (cioè i fornitori di sharing e noleggio). Partendo dal consumatore singolo finale, questa è una persona che vive in città o vive in posti dove ci sono restrizioni alla mobilità, problemi di traffico e di parcheggio. Sono quindi le grandi città il terreno ideale dove si trova il target di Birò. Chi usa questo veicolo ha necessità e volontà di vivere la città, oltre che di spostarsi e parcheggiare frequentemente. Birò è uno strumento per essere più agili nel traffico rispetto a un'automobile e più sicuri rispetto a uno scooter, e si riesce a parcheggiare con la stessa facilità di un ciclomotore.

Per la parte corporate, il vantaggio è lo stesso, ma il cliente è quel tipo di azienda che oltre a volere una soluzione per muoversi con praticità, cerca anche una soluzione di visibilità, perché Birò ha questa capacità di farsi notare. Quindi se uno vuole anche raccontare che sta facendo una transizione verso il green e una transizione verso una mobilità semplice e pratica, trova in Birò uno strumento di comunicazione. La terza categoria, le società che fanno noleggio e sharing, trovano in Birò un tipo di mezzo che oggi non esiste, in quanto è la massima compressione possibile di un mezzo a quattro ruote. Oggi di questi 3 segmenti il primo è quello che ha il maggior peso sul fatturato, ma è previsto che con l'implementazione del nuovo piano, il secondo cresca molto e il terzo ancor di più".

Come si articola in vostro business a livello geografico?

"Il nostro mercato principale è l'Olanda, Amsterdam in particolare e il secondo è Milano, con gli altri a seguire. Amsterdam è dove abbiamo iniziato prima ed è l'esempio di come Birò sia capace non solo di cambiare la vita alle singole persone che lo utilizzano, ma cambiare una città. Oggi ad Amsterdam si vedono Birò ovunque e la quantità di persone che ha abbandonato l'auto per il Birò è veramente elevatissima, contribuendo così a cambiare il volto della città. Basti pensare che hanno anche modificato leggi per consentire al Birò di circolare. Milano la segue a ruota, perché se ne vedono tanti in giro, ma ancora non è cambiato il volto della città. Abbiamo poi appena aperto a Roma e stiamo per aprire a Parigi, dove abbiamo già firmato il preliminare per un negozio nel Marais. Abbiamo scelto questa zona perché ha tante vie strette, un'alta quantità di persone che passeggiano, ma anche un transito di veicoli perché è una zona centrale. Noi cerchiamo di mettere i Birò store in una zona molto centrale delle città, perché così come il mezzo si riesce ad arrivare laddove le auto non riescono, così il Biro store vorremmo farlo laddove i negozi di auto non riescono ad arrivare: in locali centrali e molto piccoli, per avere una comunicazione coerente".



Ci sono interventi normativi che facilitano il vostro business?

"Quello che abbiamo notato è che tutte le città stanno implementando i regolamenti che tendono ad escludere certi veicoli dal centro della città, essenzialmente per due motivi: o per motivi di traffico, e quindi si decide di escludere mezzi grandi, o per motivi di inquinamento, e quindi si tende a tenere fuori i veicoli tipicamente non elettrici. Noi abbiamo fatto un veicolo elettrico di categoria L6 (come lo scooter) perché riteniamo che potrà avere sempre e comunque la possibilità di entrare nei centri città. Per quanto siano vari e diversi i regolamenti di tutte le città del mondo, tenderanno sempre ad escludere mezzi grandi e inquinanti, e a lasciare entrare quelli come i nostri".

Perché avete deciso di quotarvi e perché questo è il momento giusto?

"Il motivo base è perché è un metodo di accesso ai capitali. Se la domanda è perché la Borsa e non altre tipologie di apertura del capitale, è perché questo metodo ci garantisce, oltre a risorse finanziarie anche grande visibilità. Abbiamo un progetto che può impattare sulla vita delle persone e sulle singole città, quindi di portata molto ampia, e perciò accedere ai mercati finanziari ci permette di cogliere l'ampiezza e la visibilità che serve a questo progetto.

Il momento è quello giusto perché ci appoggiamo su macro-trend in grande crescita: le città continuano a essere sempre più popolate; l'elettrificazione del parco auto sta aumentando (e il nostro mezzo consuma un sesto dell'energia di un'auto elettrica e ha una batteria rimovibile che può essere ricaricata in ogni presa); il mondo del business sta migrando sul concetto di mobility as a service, cioè dal prodotto al servizio. Peraltro, in città questi tre macro-trend si sommano, perché la città è dove ci sono più mezzi elettrici e servizi di mobilità".

Come impiegherete i proventi della quotazione?

"Il progetto prevede di utilizzare gli eventuali proventi ottenuti dalla quotazione per la crescita del gruppo e in particolare per far sì che in ogni città importante d'Europa ci sia un Birò store, ovvero un centro da dove poter distribuire e vendere i nostri prodotti, incrementando la nostra visibilità. Utilizzeremo i nuovi capitali per rafforzare la struttura patrimoniale e finanziaria della società e per supportare i nostri obiettivi di crescita e sviluppo, così come la realizzazione dei programmi futuri e strategie attivandoci, ad esempio, per comunicare in tutta Europa, per fare miglioramenti del prodotto attuale e sui nuovi prodotti (sia dal punto di vista tecnologico che aggiungendo nuovi componenti), e per fare investimenti che aumentino la capacità produttiva".

Il vostro percorso prevede anche crescita per linee esterne?

"Non è un elemento fondamentale del nostro piano, ma allo stesso tempo non sarà qualcosa che non considereremo. Potrà essere un'opportunità, se ci sarà l'occasione. Per ora rimaniamo concentrati sulla crescita della distribuzione, sull'allargamento della presenza sul mercato, sulla comunicazione, sul prodotto e sulla produzione".
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