Ci sono quelli che preferisco i ciottoli del paleolitico ai pannelli solari, chi dice no ai rigassificatori per non offendere la memoria di Luigi Pirandello e chi si oppone all’eolico offshore perché in fondo al mare ci sono tesori risalenti all’antica Cartagine. Benvenuti nell’Italia che non fa pace con la transizione energetica e che chiude gli occhi davanti alla minaccia di un blocco delle forniture di gas russo. Partiamo dal rigassificatore di Porto Empedocle, in provincia di Agrigento, fermo dal 2006: i tre rigassificatori in funzione in Italia non bastano a lavorare i nuovi volumi in arrivo grazie al “tour del gas” in Africa del governo. Ecco perché Enel si è detta pronta a riprendere in mano il progetto dell’impianto di gnl in Sicilia, ma Legambiente e cittadini si oppongono. Il sito scelto per realizzare il rigassificatore è troppo vicino alla Valle dei Templi e alla dimora storica di Pirandello. Nel frattempo la licenza per la costruzione dell’impianto è scaduta e dalla Soprintendenza di Agrigento fanno sapere che non risultano avviati procedimenti per il rilascio di nuovi pareri.
GNL DA USA, EGITTO E QATAR
All’Italia servono anche due rigassificatori galleggianti da circa 5 miliardi di metri cubi ciascuno e il governo conta di piazzare una delle due unità galleggianti in Puglia e più precisamente nei porti di Taranto o Brindisi. Dovrà fare però i conti con i sindaci delle due città, che hanno già detto di essere contrari. Di questo passo, il gnl proveniente dall’Africa rischia di rimanere sulle metaniere una volta giunto nei nostri porti. I rifiuti continueranno a essere trasferiti all’estero, dove al momento già spediamo 581mila tonnellate di scarti l’anno.
E la crescita delle rinnovabili proseguirà con il contagocce: entro il 2030 vanno installati almeno 70 gigawatt di potenza da fonti rinnovabili, ma il tasso annuo di installazione è oscillato negli ultimi sette anni tra 0,8 e 1 gigawatt di potenza media. Colpa della burocrazia, dei movimenti Nimby (non nel mio cortile) e del fenomeno Nimto (non nel mio mandato).
Renexia vuole costruire al largo delle Egadi un parco eolico galleggiante capace di generare energia elettrica sufficiente a coprire il fabbisogno di 3,4 milioni di famiglie: presenterà la richiesta per la valutazione di impatto ambientale prima dell’estate, nonostante l’Assemblea regionale siciliana si sia già espressa a sfavore nelle scorse settimane.
Il premier Draghi nei giorni scorsi ha messo gli italiani davanti a un bivio con quel «preferite la pace o i condizionatori», ma a giudicare dai tanti progetti per la diversificazione delle fonti di approvvigionamento che risultano fermi al palo verrebbe da chiedersi se gli italiani preferiscono salvare i ciottoli del paleolitico o non rischiare di subire i razionamenti sull’energia. E ancora.
Nel porto di Genova, sulla nuova diga foranea, sarebbe dovuto sorgere un parco eolico, ma dal momento che andrebbe a deturpare il paesaggio, il progetto non ha ricevuto il via libera della Soprintendenza speciale per il Pnrr. Peccato, perché le turbine alte 50 metri avrebbero coperto il 6,5% del fabbisogno energetico del porto genovese. In provincia di Biella, nel Comune di Cavaglià, è in fase di valutazione ambientale un progetto per realizzare un termovalorizzatore da 110 megawatt e capace di smaltire 278mila tonnellate di rifiuti l’anno. L’impianto è stato proposto da A2A, ma associazioni e cittadini hanno chiesto una serie di modifiche: se non arriveranno entro settembre il progetto verrà archiviato. Altri investimenti andati in fumo.
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