Enria (Vigilanza Bce): «Il mercato bancario Ue è troppo segmentato, servono fuzioni cross-border

Andrea Enria, capo della Vigilanza Bce
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Venerdì 3 Maggio 2019, 16:46
«Il mercato bancario europeo è ancora troppo segmentato. Le banche sono troppo concentrate nei mercati nazionali». Serve, dunque, «un consolidamento cross-border». E questo deve valere, evidentemente, anche per Germania dove pochi giorni fa sono fallite le trattative per la fusione Deutsche Bank-Commerzbank. Difficile che Andrea Enria, capo della Vigilanza della Bce, non pensasse al caso tedesco quando quando nel corso di un intervento a The State of The Union ha fatto la sua fotografia del settore. «Se uno shock tocca un singolo mercato - sostiene Enria - il mercato unico non aiuta ad assorbire questo shock» come accade invece negli Stati Uniti dove il sistema federale aiuta a superare le crisi che si possono verificare in un singolo Stato. Questo non vuol dire, secondo Enria, che l'esperienza euroepa sia proprio da bocciare. Meglio dire che la risposta dell'Unione Europea alla crisi globale nel caso delle banche «non è stata così negativa: è stata una risposta di buona qualità, con le nuove regole e l'integrazione della vigilanza europea». E del resto, secondo Enria sono stati fatti «enormi progressi nel pulire i bilanci delle banche» e oggi «si può contare su una Vigilanza più rigorosa». 
Un capitolo a parte è il bilancio per i risparmiatori. A dieci anni dalla crisi i depositanti italiani o greci possono avere la stessa sicurezza di quelli olandesi o tedeschi? «Non siamo ancora a quel punto», risponde. E Il motivo, spiega, «è che l'Unione monetaria non è completata» e manca la gamba della garanzia unica dei depositi. A questo proposito il banchiere centrale nota che c'è una «narrazione che trae in inganno» riguardante il contrasto tra chi mette l'accento sulla riduzione dei rischi nei singoli Paesi prima di avere una loro mutualizzazione in Europa «sono due aspetti collegati» aggiunge il Presidente del Ssm e bisogna avanzare su entrambi i fronti. 
Non solo.
Secondo lo stesso Enria, un altro fattore  che ha agito da deterrente dopo la crisi globale alle fusioni cross-border è stato il «ring fencing» dei capitali delle banche da parte delle banche centrali nazionali che ha tolto appunto un incentivo alla ricerca di capitali fuori dai confini nazionali. Enria, rispondendo alle domande del pubblico nel corso della manifestazione svoltasi a Palazzo Vecchio, osserva come in una situazione post-crisi è normale ci sia una «prima ondata» di aggregazioni solo nazionale ma che poi dovrebbe arrivare una seconda ondata trasfrontaliera ancora ostacolata però da una serie di paletti. Il presidente del Consiglio di Vigilanza della Bce ha poi risposto alle recenti critiche mosse all'Eba, l'istituzione che presiedeva fino allo scorso mese di dicembre, sull'efficacia dell'azione di contrasto al riciclaggio di denaro sporco. Sull'antiriciclaggio l'Eba ha un ruolo di verifica che la legislazione antiriciclaggio venga effettivamente applicata in Europa. Secondo Enria bisogna spostare i controlli a livello europeo per evitare che singoli paesi abbiano incentivi ad attrarre capitali di dubbia origine da non residenti in Europa con danni che si ripercuotono su tutto il sistema europeo. Enria rispondeva a una domanda sullo scandalo Danske Bank. Intanto il presidente della Commissione Ue, ha richiamato in causa il caso tedesco. «Come vanno le cose con le banche tedesche? Non avvengono neppure le fusioni più piccole. Non voglio parlare della fusione di Deutsche Bank e Commerzbank, ma nessuno può affermare che sia tutto roseo nel settore finanziario tedesco».


 
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