Eni svela il piano: produzione annua +3,5% al 2025. Nel 2019 l'utile giù del 37% a 2,87 miliardi

Eni svela il piano: produzione annua +3,5% al 2025. Nel 2019 l'utile giù del 37% a 2,87 miliardi
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Venerdì 28 Febbraio 2020, 10:15 - Ultimo aggiornamento: 13:35
Eni ha annunciato oggi i dettagli del piano quadriennale 2020-2023 e per prima un piano strategico di lungo termine al 2050, che punta principalmente a "creare valore nella transizione energetica".

Intanto il colosso dell'energia ha chiuso il 2019 con un utile netto rettificato in calo del 37% a 2,87 miliardi di euro. La produzione di idrocarburi è cresciuta invece dell'1% a 1,87 milioni di barili al giorno. In calo del 24% a 8,59 miliardi l'utile operativo, mentre il flusso di cassa netto da attività operativa si è ridotto del 9% a 12,39 miliardi. Nel quarto trimestre la produzione giornaliera è salita del 3% a 1,92 milioni di barili al giorno, l'utile operativo è sceso del 40% a 1,8 miliardi, con un perdita netta di 1,89 miliardi. Confermato per l'anno 2019 un dividendo di 0,86 euro per azione di cui 0,43 euro già pagati in acconto.

"La strategia che annunciamo oggi rappresenta per noi un passo fondamentale. Abbiamo disegnato l'evoluzione di Eni nei prossimi 30 anni coniugando gli obiettivi di continuo sviluppo in un mercato dell'energia in forte evoluzione con una significativa riduzione dell'impronta carbonica del portafoglio". Con queste parole l'Ad del Gruppo Claudio Descalzi introduce quelli che saranno gli sviluppi ed i driver di crescita per il lungo periodo, ricordando che si tratta di "un connubio giudicato da molti quasi impossibile" in cui il Gruppo sta credendo molto.

Eni punta infatti a promuovere tutti gli obiettivi di sostenibilità delle Nazioni Unite (UN SDGs), che diventano - sottolinea l'Ad - "elemento fondante della nostra mission", così come il mantenimento di una solida posizione patrimoniale (sostenibilità economico-finanziaria) e la capacità di generare valore per gli azionisti con l'attuale politica di remunerazione progressiva che viene confermata.

Una tensione alla sostenibilità che si traduce in un grande impulso alle rinnovabili ed all'economia circolare. La produzione oil & gas, che si prevede raggiunga il plateau nel 2025, sarà destinata a ridursi negli anni successivi, principalmente nella componente oil.

"Abbiamo quantificato i target di riduzione della nostra impronta carbonica", afferma Descalzi, indicando un obiettivo di riduzione dell'80% delle emissioni nette GHG al 2050, ben oltre la soglia di riduzione del 70% indicata dalla IEA nello scenario compatibile con gli obiettivi dell'Accordo di Parigi. L'Eni - ha spiegato - adotta una metodologia di calcolo delle emissioni omnicomprensiva, che include emissioni dirette e indirette derivanti dall'uso finale dei prodotti. Una metodologia che non ha eguali e non direttamente comparabile con altre metodologie tradizionali.

"Abbiamo disegnato una strategia che coniuga la sostenibilità economica con quella ambientale e l'abbiamo declinata progettando azioni che abbiamo già dimostrato di saper realizzare", ha concluso il numero uno del Gruppo, sottolineando che "ciò consentirà a Eni di essere un leader nel mercato a cui fornirà prodotti energetici fortemente decarbonizzati contribuendo attivamente al processo di transizione energetica".

Il Piano di lungo periodo, il più ampio mai disegnato da una società energetica, delinea una crescita della produzione upstream a un tasso annuo del 3,5% fino al 2025, successivo flessibile declino principalmente nella componente petrolio, mentre la produzione gas al 2050 costituirà circa l'85% della produzione totale.

Il piano di concentra poi su progetti di conservazione delle foreste e di cattura e stoccaggio della CO2 per un totale di oltre 40 milioni di tonnellate/anno al 2050. Prevista anche la produzione di energia elettrica da gas associata a progetti di cattura e stoccaggio della CO2 che integrerà al meglio la fornitura da rinnovabili. Le strategie di lungo periodo puntano ad uno sviluppo delle rinnovabili a oltre 55 GW al 2050.

Per la raffinazione si prevede una graduale conversione dei siti italiani grazie alle nuove tecnologie per la produzione di prodotti decarbonizzati da riciclo di materiali di scarto. Incremento della capacità della raffinazione "bio" a 5 milioni di tonnellate a partire dal 2023, 7 anni prima del limite previsto dalla regolamentazione europea. Anche la chimica seguirà l'evoluzione "bio" e punterà sul riciclo delle plastiche.

Le principali linee strategiche di medio/lungo termine prevedono il mantenimento della resilienza dell'attuale portafoglio di asset convenzionali, la valorizzazione della flessibilità del portafoglio e la progressiva riduzione delle emissioni GHG come delineato per il lungo periodo.

Per quanto concerne la valorizzazione e crescita del portafoglio esplorativo, si prevede un CAGR del 3,5% fino al 2025, anno di plateau che sarà seguito da un trend flessibile decrescente principalmente nella componente oil, mentre resta ferma l'indicazione di un mix produttivo con una componente gas del 60% al 2030 e pari a circa l'85% al 2050. Sii prevede inoltre la scoperta di 2,5 miliardi di boe di risorse e la diversificazione geografica del portafoglio.

Dal punto di vista economico-finanziario, i target indicano un piano di investimenti quadriennale del valore di 32 miliardi al 20213, focalizzato su progetti ad alto valore e rapido ritorno e con un elevato livello di flessibilità (circa il 60% di investimenti non è ancora contrattualizzato nel periodo 2022-23). Il piano di investimenti per l'upstream, che rappresenta il 74% del totale, è ben diversificato in termini geografici grazie agli sviluppi in Medio Oriente, Africa, Norvegia e Messico ed ha un valore di breakeven pari a 23 dollari al barile (25 $/bl nel precedente piano). In coerenza con gli obiettivi di medio e lungo termine e per alimentare il processo di decarbonizzazione della società, Eni pianifica investimenti in fonti rinnovabili, di efficienza energetica, economia circolare e abbattimento del flaring per circa 4 miliardi, con un incremento del 33% rispetto al precedente piano.

Complessivamente il free cash flow cumulato nell'orizzonte di piano sarà pari a 23 miliardi. In particolare, al 2023, il flusso di cassa operativo crescerà rispetto al 2019 di oltre 3 miliardi di euro grazie al solido contributo di tutti i business. Sulla base dei risultati raggiunti nel 2019 e delle azioni previste nell'orizzonte di piano, Eni conferma la politica di remunerazione degli azionisti e per il 2020 prevede un dividendo pari a 0,89 Euro per azione in crescita del 3,5% e una manovra di buyback di 400 milioni.

"Eni oggi è un'azienda in netta crescita e molto solida dal punto di vista finanziario", ha affermato Descalzi, aggiungendo "nel 2019 abbiamo conseguito risultati eccellenti, nonostante lo scenario decisamente negativo, caratterizzato da discontinuità geopolitiche e da uno scenario prezzi certamente meno favorevole rispetto al 2018". Il numero uno ha poi messo l'accento sulla produzione record di 1,87 milioni di barili e sulle strategie che hanno portato ad un completo rimpiazzo delle riserve ed alla diversificazione geografica.

Il settore Esploration & Production ha raggiunto una produzione record di idrocarburi ad una media annua di 1,87 milioni boe/giorno (1,92 milioni Boe/giorno nel trimestre). Le riserve certe a fine anno erano di 7,3 miliardi boe, con un life index di 10,6 anni; il tasso di rimpiazzo delle riserve è pari al 117% ed il tasso di rimpiazzo organico al 92% (100% escluso l'effetto prezzo) ovvero 98% in media triennale. L'Utile operativo adjusted è pari a 2,1 miliardi nel trimestre 2019 (-30% rispetto al trimestre 2018).

Nel Gas & Power, il business retail ha raggiunto 9,42 milioni punti di consegna a fine 2019, +230 mila unità rispetto al 2018 grazie alla crescita nel business power e all'estero. Nel GNL sono stati firmati accordi di approvvigionamento di lungo termine con la Nigeria LNG relativi a 2,6 milioni di tonnellate/anno di GNL dal 2021. La divisione chiude il trimestre con un utile operativo adjusted di 143 milioni, più che triplicato rispetto al quarto trimestre 2018.

La divisione Refining & Marketing e Chimica chiude il trimestre con una perdita operativa di 62 milioni nel trimestre (utile operativo di 220 milioni nell'anno) a causa della debolezza dello scenario di raffinazione, attenuato dalla solida performance del marketing.

 
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