Energia, più gas algerino e sì al carbone: il governo riavvia le centrali

Oggi il Consiglio dei ministri vara nuove misure contro il caro-energia

Energia, più gas algerino e sì al carbone: il governo riavvia le centrali
di Marco Conti e Jacopo Orsini
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Lunedì 28 Febbraio 2022, 00:06 - Ultimo aggiornamento: 10:18

Torneremo ad utilizzare il carbone nelle centrali dove è possibile farlo. La guerra in Ucraina, e il conseguente decreto che sarà varato oggi dal Consiglio dei ministri, fermano il programma di dismissione di un combustibile che sarebbe dovuto sparire entro il 2025. Seppur in maniera temporanea, il decreto che verrà varato nel pomeriggio permetterà «una flessibilità» nell’uso delle fonti di energia. In altre parole la norma che sarà approvata dal governo autorizza in caso di emergenza a diversificare e bilanciare l’eventuale mancanza di gas con il carbone.

Gas, con le sette centrali a carbone in Italia si copre solo il 15% del fabbisogno

IL PREMIER
Il decreto, lo stesso nel quale verranno previsti aiuti militari all’Ucraina, è stato messo a punto dal ministro della Transizione Ecologica Roberto Cingolani e di fatto dà seguito a quanto detto la scorsa settimana in Parlamento dal presidente del Consigli, Mario Draghi: «Potrebbe essere necessaria la riapertura delle centrali a carbone per colmare eventuali mancanze nell’immediato». Quindi non solo aumentare l’energia prodotta dagli impianti ancora attivi, ma addirittura fare una momentanea marcia indietro rispetto all’impegno di dismettere o riconvertire tutte queste centrali entro il 2025, come prevede il Pniec - Piano nazionale integrato energia e clima - e gli impegni di Glasgow. Anche se va ricordato che complessivamente il contributo degli impianti a carbone alla produzione di energia elettrica in Italia non va oltre una quota compresa fra il 15 e il 30%.
Il pre-allarme dato ieri dal ministero di Cingolani sul fronte del gas, anche se non è ancora da codice rosso, fa seguito al monitoraggio sui consumi e sulla situazione degli stoccaggi.

Si ritiene che «la situazione delle forniture sia al momento adeguata a coprire la domanda interna» e che quindi ad oggi la situazione in Italia è lontana da uno stato di allarme e più simile invece a quanto accaduto nel 2017, quando un inverno particolarmente freddo mise a rischio gli approvvigionamenti di metano. 

GLI STOCCAGGI
Dai dati degli operatori emerge che attualmente gli stoccaggi italiani sono più pieni della media europea. La decisione che verrà assunta nel Consiglio dei ministri di oggi contribuisce a spingere il Paese verso quella diversificazione auspicata dallo stesso Draghi «per superare quanto prima la nostra vulnerabilità e evitare il rischio di crisi future». 

IL PIANO
Nel decreto bollette è stato intanto già autorizzato l’incremento della produzione nazionale di gas. Il provvedimento comprende anche un pacchetto di norme per l’aumento e l’ottimizzazione degli stoccaggi. Il governo punta poi ad aumentare i volumi delle forniture di metano che arrivano dal Tap (Azerbaijan), dal TransMed (Algeria-Tunisia), dal GreenStream (Libia). Inoltre, sempre nel decreto bollette varato nei giorni scorsi, è stato avviato un «poderoso programma», come l’ha definto il governo, di accelerazione sul fronte delle sorgenti rinnovabili, in particolare per il fotovoltaico, con un intervento di semplificazione per l’installazione sui tetti di edifici pubblici e privati e in aree agricole e industriali. Tempi più lunghi, invece, «per migliorare la nostra capacità di rigassificazione», come sollecitato dal presidente del Consiglio.
Il piano è stato messo a punto anche per affrontare i rischi di una cessazione delle forniture dai gasdotti russi anche se continuano le rassicurazioni e dallo snodo di Tarvisio non si registrano diminuzioni nei flussi, anzi negli ultimi giorni a sorpresa sono risaliti. Per adesso comunque il gas che arriva da Mosca (il 45% delle importazioni totali italiane) sta continuando ad affluire in Europa, anche se la situazione potrebbe cambiare da un momento all’altro. 
 

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