Le lavanderie industriali svolgono servizi essenziali e indifferibili, quali il noleggio e la sanificazione della biancheria per le strutture alberghiere e della ristorazione e il noleggio, la sanificazione di biancheria, divise e kit medici per sale operatorie nonché il servizio di sterilizzazione (Tessuto tecnico riutilizzabile e strumentario chirurgico) per ospedali, case di cura ed RSA.
Il blocco o la riduzione della loro attività potrebbero avere, infatti, forti conseguenze sul regolare funzionamento dei settori annessi della sanità e del turismo, oltre alle ripercussioni sociali sul territorio, in particolare, a livello occupazionale. Basti pensare che nella sola regione del Veneto, sono circa 80 aziende del settore che lavorano con una occupazione stabile di 2.000 lavoratori, di cui il 93% a tempo indeterminato e il 70% donne, a cui vanno aggiunti i numeri dell'indotto e dei picchi stagionali.
I dati parlano chiaro: se nel 2019 il conto economico medio delle lavanderie industriali del settore sanitario prevedeva un'incidenza dei costi di gas ed energia del 4%, nel 2022 l'incidenza dei costi energetici è schizzata al 25%, pari a 6 volte l'incidenza precedente. Ciò determina che il margine operativo lordo è sceso dal 25% al 4% e il risultato netto del settore a -14%. Se, nel dettaglio, consideriamo i costi in bolletta, a parità di consumo di gas, a giugno 2022 l'aumento è stato del 600%, rispetto allo stesso periodo del 2021.
"Dopo le perdite dovute ad oltre due anni di pandemia, il settore delle lavanderie industriali che forniscono alberghi e ristoranti non riesce più a sostenere i rincari delle bollette di gas ed energia – ha commentato Aldo Confalonieri, Presidente della sezione Servizi alberghieri integrati di Assosistema Confindustria – basti pensare che l'incidenza dei costi di gas ed energia può arrivare fino al 50%. Le aziende stanno, quindi, lavorando in perdita. Siamo costretti ad efficientare e razionalizzare ogni processo industriale non escludendo, comunque, il necessario aumento del prezzo del servizio all'albergo e le ripercussioni sull'occupazione. Ricordo che il settore turistico rappresenta il 14% del Pil nazionale e che il settore delle lavanderie industriali è il primo fornitore della filiera, senza il quale l'albergo e il ristorante non può garantire l'adeguata ospitalità al turista o al cliente".
Marco Squassina, Presidente della sezione Servizi Sanitari Integrati di Assosistema Confindustria, ha aggiunto: "Nonostante questa situazione, le lavanderie industriali che operano nel settore sanitario stanno continuando a lavorare per continuare a svolgere un servizio che è "di pubblica utilità" per la sanità pubblica e privata con contratti, tra l'altro, che non consentono la rinegoziazione per eccesiva onerosità sopravvenuta e per eventi imprevisti ed imprevedibili e, pur essendo di durata pluriennale, non contemplano l'adeguamento periodico dei prezzi. Occorre precisare che solo nel Veneto le aziende vestono 57.000 lavoratori e 17.500 posti letto ma, nel momento in cui i costi lievitano di 6-10 volte, non possono continuare a fornire i servizi agli stessi prezzi stabiliti da una gara magari fatta 3 o 5 anni fa".
L'appello di Assosistema Confindustria alle Regioni e allo Stato è, dunque, quello di intervenire subito sul tema gas energia e carburanti perché già a partire da settembre la situazione potrebbe diventare non più recuperabile per le proprie aziende. "L'invito è quello di fare bene e fare presto, la politica ci ascolti perché non abbiamo più tempo ed inserisca in agenda, tra le priorità, le esigenze di un settore industriale che non può ridurre i servizi alla sanità e al turismo, ma che non può neanche continuare a lavorare in perdita".
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